20 settembre 2018

Sing Street e la ricerca di sé attraverso la musica

Quando il cinema racconta la musica, facendo rivivere epoche passate e momenti di gloria come gli anni '80 in Gran Bretagna sul grande schermo, non possiamo restare indifferenti. E anche se Sing Street è stato presentato ad ottobre alla Festa del Cinema di Roma 2016 e io l’ho visto solo un paio di giorni fa su Netflix targato UK, vorrei condividere le mie riflessioni sul ruolo che la musica gioca in questa commedia spensierata.

Ferdia Walsh-Peelo, Mark McKenna, Ben Carolan, and Percy Chamburuka in Sing Street (2016):

La storia parla di Conor, un ragazzo che frequenta una scuola cattolica in un paesino nei pressi di Dublino negli anni '80. La sua situazione personale è pressoché infelice sotto ogni punto di vista: la scuola, diretta da un prete violento, lo obbliga a conformarsi con tutti i compagni, i genitori litigano in continuazione e non ha amici con cui divertirsi. Un giorno, però, Conor conosce l'affascinante e misteriosa Raphina, un'aspirante modella di qualche anno più grande che sembra conoscere il mondo molto meglio di lui. Tuttavia, questo non frena Conor che condensa tutta la rabbia e il coraggio che ha in corpo pur di parlare alla sua bella. E forse si spinge un po' troppo oltre quando le chiede di fare da star per il video della sua band...che non esiste! Per non rendersi ridicolo davanti a Raphina, Conor fonda i Sing Street insieme a dei compagni di scuola. Inutile dire che amore e musica vanno a braccetto durante tutto il film: dalla scintilla scattata con Raphina alla sempre più travolgente passione per la musica, Conor trasforma la rabbia, la frustrazione e la tristezza in esuberante energia creativa.

E qui vi chiederete, perché Sing Street è un film vincente? Non è né un grande classico né un film candidato agli Oscar, eppure da quando l’ho visto non riesco a togliermelo dalla testa. Potremmo dire con facilità che la vera protagonista del film è la musica: sottoforma di valvola di sfogo, di unico modo per distinguersi o come dichiarazione d'amore, tutte le canzoni scritte da Conor rispecchiano una parte di se stesso che non troverebbe ascolto in nessun altro modo.

a2ff1c5a15faeb355ed4bf26fee19333Da valvola di sfogo a percorso per scoprire se stessi: Conor, Raphina e i loro amici costruiscono la propria identità prendendo spunto dai loro idoli personali. Infatti, i protagonisti iniziano a distinguersi dalla massa dei coetanei e degli adulti bigotti passando per 3 fasi stilistiche che rispecchiano le influenze musicali dell'epoca: dallo stile British alla Duran Duran, passando per il look "happy sad" tipico dei Cure e per finire il trucco e i capelli tinti degli Spandau Ballet.

L'abilità del regista sta anche nel saper raccontare come la musica veniva concepita in un'epoca ben lontana da quella attuale, in un contesto unico come può essere la vita in un paesino di mare irlandese e, soprattutto, vissuta da giovani pieni di speranze. Per Conor e i suoi amici, infatti, suonare in  una band, avere successo e firmare per qualche etichetta discografica londinese rappresenta un sogno tanto lontano quanto ambito. E' l'unico obiettivo che li spinge a mettersi in gioco. 

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Quello che colpisce di più del film è (ovviamente) la colonna sonora, composta da 16 brani, per metà originali e per metà grandi classici degli anni '80, tra cui Joy Division, Motorhead, The Cure, Duran Duran, The Jam, The Clash e Spandau Ballet. Tutte le canzoni firmate Sing Street sfoggiano note retrò, testi motivazionali e ballate romantiche: esattamente quello che scriverebbe un quindicenne all’inizio della propria carriera musicale. Chissà se alcune delle leggende citate sopra hanno iniziato proprio così. Probabilmente sì visto che il regista John Carney (autore di Once e Begin Again) ha rivelato di aver preso spunto dalla propria esperienza personale, quando da adolescente suonava il basso nella band irlandese The Frames.

Non svelerò il futuro dei Sing Street né la bellissima scena finale che mi ha emozionata (mentre ero da Starbucks davanti a 20 persone perplesse e dispiaciute per me), ma consiglio vivamente a tutti di riservare un’oretta e mezza a questo film musicale per divertirsi, ma, soprattutto, per riflettere sul ruolo che la musica ha giocato e gioca tuttora per ognuno di noi: da colonna sonora della nostra adolescenza a playlist motivazionale per un futuro per cui siamo disposti a lottare con tutte le nostre forze.