31 maggio 2024

Gli American Football a Milano: un tuffo nel 1999 tra (emo)zioni e nostalgia

Che all’Alcatraz stia per accadere qualcosa di speciale lo si comprende non appena si entra, nel vedere una sala quasi al completo davanti a un palco vuoto. Tutto nero, senza un minimo schizzo di colore. “Beh, è sempre così”, starete pensando. Non avete tutti i torti, ma ieri sera a Milano si avvertiva una tensione diversa. Per la maggior parte dei presenti si trattava di una prima volta e forse dell’unica: non tanto un’occasione di poter vedere dal vivo gli American Football, quanto quella di essere certi di ascoltare per intero il loro album di debutto. Un disco che è stato, e rimane ancora oggi, un collante emotivo tra generazioni. Un lavoro che, almeno fino al 2016, ha condannato il gruppo statunitense a essere relegato nella schiera degli One-album Wonders.

American Football Mike Kinsella live @ Alcatraz, Milano 30/05/2024
Mike Kinsella degli American Football live @ Alcatraz, Milano 2024 | Credits: Maria Laura Arturi

Il culto, questa è la parola più esatta, può esprimersi in vari modi. Di solito ai concerti si palesa con urla incontrollate e telefoni dispiegati in alto come dei cartelli luminosi. Quando la band sale sul palco senza alcun effetto scenico e senza proferire parola, e inizia a suonare la strumentale Five Silent Miles - una chicca contenuta nel loro EP di debutto del 1998 – nessun braccio si alza. Dopo qualche timido applauso tutti sono ipnotizzati dagli arpeggi di chitarra elettrica. È iniziato il viaggio nel tempo. Un ritorno al periodo in cui i cellulari non c’erano e che i più giovani nel parterre hanno vissuto di riflesso, attraverso quella stessa musica che ora possono ascoltare dal vivo.

Tutto rimane buio finché la band non suona l’incipit di The Summer Ends: il pubblico si scioglie in un applauso mentre alle spalle del gruppo uno schermo mostra le immagini di “quella casa”. Tutti negli ultimi 25 anni, chi fin da subito, chi più tardi, idealmente si sono seduti sotto quel portico di legno, vi si sono affacciati, hanno bussato a quella porta quando ne avevano bisogno e in qualche raro slancio di euforia si sono pure seduti sul tetto nell’attesa che le ombre si allungassero sul muro a ovest. Quando segue Honestly? ognuno reagisce a modo suo. Qualcuno si fa coraggio e immortala qualche secondo col telefono rompendo per un po’ la magia del viaggio nel tempo.

American Football live @ Alcatraz, Milano 30/05/2024
American Football live @ Alcatraz, Milano 2024 | Credits: Maria Laura Arturi

C’è chi non sa come reagire e non riesce a fare altro che muovere la testa e ondeggiare leggermente a tempo e chi. Poi Steve Lamos si alza dalla batteria e con la tromba inaugura Stay Home e i pianeti sembrano allinearsi quando Mike Kinsella canta il primo iconico verso: «June seems too late». Il set dedicato ad American Football – rinominato LP1 per differenziarlo dai successivi ultimi due progetti – ha regalato al pubblico un’ora da vuoto in pancia. Il suono fedele a quello in studio, la precisione delle chitarre e delle percussioni in You Know I Should Be Leaving Soon cancellano qualche tentennamento a livello di intonazione durante la successiva But the Regrets Are Killing Me. Anche le imprecisioni vocali fanno parte dell’anima dello show che non tradisce la natura emo (anche un po' punk) della band.

La scaletta segue la tracklist dell’album, fatto salvo per la prima traccia, spostata alla fine. Never Meant è la canzone. Quella che tutti attendevano dal vivo, quella che bastano due note per farti perdere la cognizione del tempo. Di quei cinque minuti è difficile riportare qualcosa che non risulti banale. È invece ancora vivido lo spaesamento immediatamente successivo. Sono le 22 e adesso che si fa?

La band se ne va dal palco e rimane fuori per cinque minuti buoni. Quando rientra saluta – solo per la seconda volta – il pubblico ed esegue altri sei pezzi tratti dai loro due album post reunion. E le emozioni riprendono. My Istincts Are the Enemy e soprattutto Uncomfortably Numb dal vivo acquistano una carica emotiva ulteriore. Qualcosa di quasi insperato dopo che il brano più atteso se n’è andato per sempre a metà concerto. Che poi a pensarci bene, non è forse proprio questa la cosa più emo di tutte? Ascoltare la conclusiva Doom in Full Bloom già con un pizzico di nostalgia per tutto ciò che è stato, cercando di godersi gli ultimi scampoli di live per non avere poi ulteriori rimpianti. Ma, in fondo, sappiamo già che li avremo comunque.

Qui sotto trovate gli scatti del concerto della nostra Maria Laura Arturi: