27 febbraio 2016

Paese che vai, pubblico che trovi: la Francia

Cosa hanno in comune Milano e Parigi? Oltre alla moda e ai piccioni, una sola cosa: sono le capitali della musica dei rispettivi paesi. Tuttavia, nonostante siano entrambe due città enormi, cosmopolite e piene di eventi musicali di ogni genere, dal punto di vista del pubblico e dell’organizzazione dei concerti esse non potrebbero essere più diverse. Semmai vi venisse in mente di attraversare le Alpi per motivi che non siano il vino o romantici viaggi nella ville lumière, Noisy Road vi propone una piccola guida per prepararvi al possibile shock culturale in caso di incontri ravvicinati (nel vero senso del termine) con i francesi, sia che avvengano in un minuscolo club hipster a Pigalle che nella fosse della Bercy Arena.

  1. più rilassati

A quanto pare noi italiani siamo un popolo che si nutre di pane e ansia, mentre i francesi fortunatamente si nutrono solo di baguette. Tutte le paranoie che vi fate in Italia alla vigilia di un concerto, dal preparare il kit per allestire un simil campo profughi ventordici ore prima fuori dal luogo dell’evento all’esprimere il desiderio di avere un bar nei dintorni evitando così di farvela addosso, in Francia sono inutili. A Parigi i concerti sono sempre in locali ben serviti dai mezzi, in prossimità di bagni, e **rulloditamburi** per avere una buona posizione vicino al palco bastano un paio d’ore di fila. Si amici, avete sentito bene: un paio. due ore.. o anche meno. In Italia con due ore d'attesa forse ce la fate a sbrigare faccende in posta o a essere curati al pronto soccorso, ma di certo non riuscireste ad essere davanti ad un concerto. OVVIAMENTE è necessario tenere in considerazione il livello di popolarità della band che andrete a sentire e soprattutto il livello di disagio del suddetto fandom. Se andate al concerto dei One Direction o dei Muse, beh, sapete cosa aspettarvi.

Ah, piccola nota: se andate ad un concerto con amici francesi, ricordatevi sempre di specificare bene l’ora di incontro: se dite loro “voglio fare la coda dalla mattina” loro interpreteranno “mattina” come le 11, mentre voi PAZZI intendete le 7. Consiglio: Ne vous inquietez pas e adattatevi al loro ritmo. Vedrete che riuscirete comunque ad essere davanti e alla fine dell’avventura sarete in due a ridere della vostra idea malsana di accamparvi all’alba.

  1. più organizzati
Le Trianon

Dimenticatevi del concetto di disorganizzazione al quale siete purtroppo tanto abituati. Dimenticate il panico da 4 file diverse e dall’assenza di transenne. Dimenticate bodyguard che ridono di voi divertendosi a ignorare le vostre domande o facendo finta di non sapere la risposta. In Francia tutto funziona meglio, inclusa la gestione degli eventi. Dopo essere stata a concerti in diversi locali nella capitale, posso affermare di aver trovato sempre un’organizzazione impeccabile: locali molto belli (ciao ciao capannoni!), acustica sempre perfetta, security mai in modalità “chi-sono-cosa-devo-fare”, guardaroba di cui si può usufruire senza dover scegliere tra vendere un rene e morire soffocati da sciarpa+guanti+piumino+cappello. E si sa, una migliore gestione, anche nelle piccole cose, migliora di molto la serata.

  1. più civili

Era scontato, partendo anche dal presupposto che noi italiani siamo in linea di massima un popolo di maleducati. Abbandonate la vecchia abitudine di lanciare occhiate e insulti al vicino, non ce ne sarà bisogno. Abbandonate anche il timore di uscire da un concerto con cicatrici e ciocche di capelli mancanti, perché nessuno vi farà del male. A differenza degli italiani, i francesi vanno ad un concerto per ascoltare musica e non per far rissa.

 Anche se a volte il vostro animo irascibile tipicamente italiano cercherà di riemergere perché il vicino vi ha accidentalmente dato una gomitata o perché vi ostruisce parzialmente la visuale a causa della pettinatura, state calmi e ricordate che non lo sta facendo apposta. Rivolgetegli un sorriso anziché uno sguardo stizzito, così magari uscirete dal concerto con un amico anziché un nemico.

  1. più chic

Questo quarto punto è riconosciuto come una verità universale in qualsiasi situazione, ma diventa più evidente nel caso di un concerto. Mentre per noi italiani vige la sacra regola del “meglio stare comodi ed essere pronti a tutte le condizioni atmosferiche”, mettendo – parzialmente – in secondo piano la questione stile, i francesi (soprattutto i parigini) al contrario colgono l’occasione di un concerto per essere più in tiro del solito, ma sempre con un fare da “ho preso i primi stracci che ho trovato”. Così accadrà che ad un concerto in pieno inverno voi vi presenterete con una tenuta degna da spedizione al circolo polare artico mentre attorno a voi noterete individui con caviglie scoperte, trench rigorosamente aperti (in alternativa giubbini neri di pelle, che sono sempre cool) e foulard che faranno sentire in imbarazzo voi e la vostra gigantesca sciarpa di lana d’alpaca. La prima cosa che vi verrà in mente quando vi troverete circondati da persone vestite come se fosse primavera anche se siete in pieno inverno è “fanno i fighi ma tanto domani saranno ricoverati per una broncopolmonite”...E INVECE NO. Se dopo averli maledetti proverete ad imitarli abbandonando la tenuta che vi fa assomigliare ad un omino Michelin, molto probabilmente farete la fine che avete augurato loro.

  1. la relatività del concetto di fila
Esempio di fila scialla fuori da La Cigale

Qui tocchiamo una questione che sta particolarmente a cuore a noi italiani, ovvero il concetto di fila, altrimenti noto come “io sono arrivato alle 13:42 mentre tu sei arrivato alle 13:44 quindi stai buono al tuo posto ovvero dietro di me altrimenti son botte.” In Francia vi rideranno in faccia se raccontate storie di questo tipo, e se volete davvero suscitare l’ilarità generale nei vostri interlocutori allora raccontate loro la storia dei numeri segnati sulle mani. In Francia il concetto “io sono arrivato dopo quindi sto dietro” viene facilmente rispettato senza che i presenti vengano numerati come capi di bestiame, ma soprattutto, se qualcuno (accidentalmente o non) passa davanti a qualcun altro, non rischia di mettere in pericolo la propria vita.

Ma c’è di più: è abitudine dei francesi mettersi in fila da soli per poi tenere posto agli amici. Si, al plurale: se vi va bene si tratta del fidanzato/a/amico vittima convinto a fare da accompagnatore, ma in molti casi il francese davanti a voi starà tenendo il posto ad almeno 5 o 6 persone. Ora, se siete persone tolleranti, chiuderete anche un occhio, ma provate ad immaginare la situazione in cui siete la quinta persona in fila e già vi fate film mentali di voi in braccio al vostro cantante preferito per poi scoprire con orrore che ciascuna delle persone davanti a voi sta tenendo il posto a 4 amici. Questa situazione apocalittica si è verificata, e la sottoscritta dopo aver scoperto con orrore di essere diventata la ventesima persona in coda non ha neanche avuto la soddisfazione di ricevere sguardi di conforto da parte di chi le stava dietro. Anzi, a tutti sembrava normalissimo. Evidentemente c’est la vie.

  1. la (semi) inesistenza dello stalking post concerto

Se in Italia la conclusione del trauma psico-fisico del concerto da il via ad un altro trauma, ovvero quello dell’attesa della band venerata nella speranza di un autografo e / o foto (e per quelli ancora in possesso delle proprie facoltà mentali anche di quattro chiacchiere), in Francia questo fenomeno è meno diffuso e quando si presenta è meno intenso. In altre parole: les parisiens sono troppo occupati a fumare e bere con gli amici al bar per prestare attenzione alla band che esce dal backstage.

Altra cosa: a Parigi non siete voi ad andare a cercare la band, sono loro che verranno da voi.

In molti casi infatti, mentre a Milano si studia la piantina della venue su google maps e ci si divide in gruppi per pattugliare tutte le possibili vie di fuga dal suddetto luogo, nella capitale francese l’uscita dal backstage è una ed è esattamente di fianco alla porta da dove siete entrati, e il tour bus sarà esattamente di fronte a dove voi fate la fila. Conseguenza: vedrete la band almeno una decina di volte nell’arco del pomeriggio e dopo l’infarto della prima volta smetterete addirittura di farci caso.

Tutto ciò che è stato raccontato è frutto dell’esperienza personale di chi scrive: è sempre sbagliato fare di tutta l’erba un fascio, ma più o meno questi sono i fenomeni di cui diventerete testimoni se mai andrete ad un concerto in Francia, in particolar modo a Parigi.

Insomma, dopo una decina di concerti nella ville lumière possiamo affermare che lì i concerti sono meglio organizzati e meno faticosi, e in generale i nostri cugini francesi sono un pubblico che accoglie bene, ma mai come quello italiano. Anche noi alla fine abbiamo qualcosa di cui andare fieri.