11 maggio 2014

Una vita in transenna - Part 2

(se non l'hai ancora letta, ecco il link per la parte 1: Una vita in transenna - Part 1)

Il giorno X finalmente arriva.

La sveglia è puntata 5 ore prima della partenza prevista perché, insomma, chi riesce a dormire, eh? E se poi non suona e faccio tardi? E se non controllo almeno 10 volte lo zaino e dimentico la mia ascia bipenne da concerto a casa? Son problemi.

Parti con la consapevolezza di aver dimenticato qualcosa (No, non il biglietto: quello è chiuso dentro una cartelletta sul fondo dello zaino, sia mai che aprendolo per tirar fuori le sigarette il biglietto cada e vada perso!) ma poco ti importa, sopravvivrai.

Per tutto il viaggio ti imponi di non ascoltare la completa discografia della suddetta band. Guardi dal finestrino ogni paesaggio, aggiorni lo stato di Facebook 30 volte in un’ora, riesci persino ad improvvisarti fashion blogger di tendenza e commentare gli outifts di ogni passeggero a portata d'occhio. Tutto inutile, 20 minuti dopo sei già alle prese con tutta la discografia compresa di b-sides.

Il viaggio è immancabilmente lungo ma dopo mirabolanti avventure ci sei, vedi il palazzetto.

Coccolando il tuo biglietto reliquia ti accampi consapevole che da quel momento non alzerai più il culo se non in caso di estrema urgenza ed ogni persona che si incoderà dietro di te sarà un possibile nemico.

Marchi il territorio stile leone nella savana e sei consapevole di una cosa: le persone incontrate ai concerti potranno rivelarsi o le più gentili e carine mai conosciute in vita tua o i peggiori figli di troia del mondo. Tiri fuori l’ascia bipenne ed inizi a limarla, il tutto con estrema nonchalance mentre scambi quattro chiacchiere con i presenti, che immancabilmente saranno un mix tra le due categorie citate sopra. Non mentire: quando racconterai a chiunque non voglia sentirlo di questa giornata indimenticabile parlerai soprattutto delle persone conosciute in coda, perché eddai: dove si incontrano i migliori casi umani se non in coda? Bisognerebbe scriverci un libro al proposito.

 

Manca relativamente poco.

Tutti sono in piedi, compressati, perché c’è sempre l’idiota che da il falso allarme 4 ore prima e fa muovere tutta la coda. Inizi a sentire che l’euforia è nell'aria e ti tremano le gambe ma non sei sicuro se sia per il freddo, la stanchezza o per la pisciata assurda che ti tieni dalle 6 della mattina.

Senti delle urla di terrore ed a meno che un omicidio non si stia consumando poco più avanti c’è solo un significato a ciò: APRONO!

A questo punto un unico ostacolo ti separa dal tuo obbiettivo: il fatidico controllo zaini.

Perché si, non vorrai mica entrare con il tappo ancora fissato alla bottiglietta! Ma non li ha sentiti i miliardi di racconti dove ci sono state centinaia di morti causate da un tappo killer? Ma sei fuori, e tu vorresti tenerlo? ASSOLUTAMENTE NO! Via! Buttalo immediatamente! E poi a cosa serve l’acqua? Ah, a non morire di sete dici? Massì tranquillo, tanto dentro avrai SICURAMENTE l’opportunità di comprare una bottiglietta alla modica cifra di un rene!
(Chiaramente, l’ascia bipenne non creerà problemi nel momento del controllo e tu, tolto il tappo della bottiglietta potrai entrare tranquillamente).

 

SCATTI, inizi a correre veloce come una Ferrari verso le scale che ti poteranno all'ingresso dell’arena.

Hai lo zaino ancora aperto, il biglietto strappato in bocca e l’acqua che gocciola da tutte le parti, rischi di essere scambiato per un profugo di guerra ma le tue gambe si muovono quasi da sole, sei così disperato che se ti trovassi alla finale delle Olimpiadi e stessi gareggiando contro Bolt a quest'ora l'avresti non solo superato ma addirittura doppiato.

Nella tua testa c’è un’unica canzone in loop mentre ansimi salendo le scale: "Eye Of The Tiger" dei Survivor. (per i più trash abbiamo la variante "Stayin' Alive" dei Bee Gees ma la teniamo solo per i casi speciali)

Stai rantolando, i polmoni ti scoppiano e durante il riff della tua personale soundtrack dentro di te si fa largo il sobrio pensiero: “Ma chi cazzo me lo ha fatto fare?!” in alcuni casi seguito dalla più grande bugia del secolo: “GIURO,  SMETTO DI FUMARE!”

CI SEI ROCKY! CE L’HAI QUASI FATTA! Sali gli ultimi scalini e ti fiondi dentro, la transenna che tanto hai agognato è li a pochi metri. Oramai sei conciato così male che hai le visioni della Madonna, di Gesù e pure del tuo ex professore di Educazione Fisica delle scuole medie, a cui magari avresti dovuto dar retta. Ti butti sulla fredda transenna e la prima cosa che urli non è “ADRIANAAA!” ma un bel porcone detto con il cuore. Però sei dentro, sei alla transenna e tra poche ore vedrai la band della tua vita, che nel mentre è stata maledetta da ogni suo fan circa 7 o 8 volte.

 

Ti ricomponi, o almeno ci provi. Il pavimento del palazzetto mai è stato così comodo.

DURERA’ POCO.

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Ancora una volta la gente inizia ad alzarsi, e tu che vuoi fare? Eh, o ti alzi o muori.

Nemmeno il tempo di aggiornare Facebook con la vitale informazione riguardo alla tua postazione dentro il palazzetto che il momento tanto temuto arriva: la guerra ha inizio e sei consapevole che finirà solo al termine del concerto.

I presenti iniziano a spingere, a comprimerti come una sardina in scatola, è un massacro per arrivare alla tua ambita transenna.

MA TU SEI PIU’ FORTE! SEI IL FAN MIGLIORE! HAI ANCHE IL CARTELLONE PER FARTI RICONOSCERE!

Non ti schiodi da lì, ti impunti come se fosse questione di vita o di morte (che tra l’altro a causa della poca acqua rimasta si sta avvicinando inesorabilmente) tiri fuori le unghie ed i gomiti, lo spirito di Rocky ritorna e di nuovo si impossessa di te. I vicini capiscono che no, con te ci sarà poco da fare, non ti schioderai mai. Con tanto di pugno battuto sul petto in stile ghetto boy riconoscono la tua superiorità... o fan finta, visto che dopo le prime 2 canzoni inizieranno con nonchalance a portarti via qualche arto. OH, STATECE.

Tic-tac, il tempo scorre ed oramai sai a memoria tutta la playlist di sottofondo, che magari fa anche cagare.

Ti stai limando le unghie come il degno erede di Paris Hilton per ricomporti dalla precedente battaglia, sei finalmente saldo in transenna e pensi che il peggio sia passato, quando, d’un tratto, le luci si spengono.

Non c’è bisogno dei sottotitoli per capire cosa stia succedendo, anche perché a meno che un elefante non abbia appena schiacciato il piede del tuo vicino, quell’urlo lascia intendere solo una cosa.

Il momento tanto atteso è finalmente arrivato.

GODITELO.

 
(ecco il link per la parte 3: Una vita in transenna - Part 3)