02 marzo 2018

A tu per tu con Bianco

Se dovessi stilare una lista dei cantautori più interessanti presenti nel panorama musicale italiano di questo periodo, il torinese Alberto Bianco ci finirebbe dentro senza ombra di dubbio. Il suo primo album, Nolstalgina, risale al 2011 e ha segnato anche l’esordio dell’etichetta indipendente INRI; da allora si sono susseguiti dischi, tour su e giù per l’Italia, collaborazioni (in particolare quella con Levante) e lavori come produttore e autore.

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Dopo quasi due anni trascorsi in tour con Niccolò Fabi, il 28 gennaio Bianco è finalmente tornato con il suo quarto lavoro, Quattro, che lo stesso cantautore ha così definito:

“Quattro" è un disco che parla di amicizia. Amicizia tra due uomini, tra uomo e donna, tra due amanti, tra una donna e un barbagianni, tra madre e figlia. Amicizia tra musicisti, tra strumenti musicali, tra cambiamento e tradizione. Parla di medici, di comici, di bestie innamorate, di autogol e di grandi camminate. Di fabbrica, di anni 90 e anche di canne e di imbarchi.

Bianco passerà dalla Salumeria della Musica di Milano con il suo Qu4ttro Tour il 28 febbraio. Ho approfittato di questa imminente data per scambiarci quattro chiacchiere, ecco cosa mi ha raccontato.

Se ti venisse chiesto di presentare te e la tua musica a qualcuno che non ti conosce utilizzando una delle tue canzoni, quale sceglieresti?
Direi che una dell’ultimo disco andrebbe benissimo. Forse “In un attimo” è quella che unisce le due sfaccettature più rappresentative della mia musica, quella autoriale e quella di ricerca sonora.

Il 19 gennaio è uscito, a distanza di un paio d’anni dal precedente, Quattro, il tuo quarto album; cos’è successo nella tua vita in questo periodo? Ci sono eventi specifici che hanno influenzato la stesura di questo nuovo album?
La distanza dagli amici e dalla famiglia. Questo è l’unico aspetto faticoso di questo lavoro. Nel disco ho raccontato come i rapporti umani della mia vita sì sono evoluti.

Quale canzone diresti rappresenta al meglio “Quattro”?
“In un attimo” e “30 40 50” direi. Una è troppo poco. È un disco ricco di elementi che vanno scoperti ad ogni nuovo ascolto.

Anni fa in Splendidi cantavi che “sarebbe un sogno mantenere un figlio con il rock”. Pensi che ora sia possibile? 
Penso che la strada che ho intrapreso sia molto tortuosa ma percorribile. Le difficoltà si presentano tutti i giorni ma è diventato un lavoro a tutti gli effetti. Un lavoro bellissimo che ha una grande parte di gioco ma comunque un lavoro e io lo prendo sul serio, ogni giorno mi concentro su come progettare il futuro della mia carriera.

 

foto di Giorgia Mannavola Pepe

In un altro verso cantavi “ma in che condizioni saremmo se Xoted andasse a Sanremo”. Sei anni dopo a Sanremo è approdato Lo Stato Sociale; trovi che la loro partecipazione sia stata un’opportunita per la scena indie italiana di farsi conoscere anche da quello che viene considerato il “grande pubblico” 
Non ne sono sicuro ma sicuramente è un piccolo passo in avanti per il festival. Non potevano continuare ad ignorare una parte fondamentale della musica italiana che appassiona milioni di ragazzi facendo spesso numeri che i tipici personaggi da Sanremo si sognano.

Nel corso del 2017 hai accompagnato, in qualità di chitarrista, il tour di Niccolò Fabi, avendo anche l’opportunita di duettare con lui. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?  Il rapporto con Niccolò ti ha influenzato in qualche modo, come essere umano e come musicista? 
Mi influenzato tantissimo e sono stato felice di farmi influenzare. È un grande uomo.  Sa migliorarsi ogni giorno e per noi un po’ più piccoli di lui è un grande esempio. Spero che la nostra collaborazione continui perché ho ancora molto da imparare.

La scena cantautorale italiana ormai pullula di nuovi artisti; c’è, nel marasma di nuove uscite, un brano oppure un disco che ti ha colpito particolarmente e ti ha fatto pensare “cazzo! Questo è bravo veramente!”?
Dutch Nazari è uno dei miei preferiti.

Il 28 febbraio tornerai finalmente a suonare a Milano. Cosa ci dobbiamo aspettare da questo nuovo tour?
Non vedo l’ora di tornare su quel palco. È un tour che abbiamo aspettato tanto e che vogliamo goderci fino in fondo. Il nostro pubblico è una grande fortuna e vederlo crescere data dopo data ci fa affrontare ogni concerto come se fosse il primo, per alcuni in sala lo è davvero.