19 ottobre 2020

10 nomi dell'indie francese da tenere d'occhio

Nell’attesa di trovare un ragazzo che mi porti a Parigi e che stia con me due giorni chiuso dentro il Louvre (cosa che comprenderebbe anche una rievocazione a due della famosa scena di Jules e Jim), fantastico ascoltando playlist dal nome “French Indie Pop” e “French Touch”. La patria dei croissant e delle baguette ha dato i natali a diversi musicisti noti, da Edith Piaf ai più recenti Phoenix, ma è soprattutto per la sua elettronica di classe che è universalmente conosciuta al grande pubblico. Daft Punk, Air, Justice, Mr. Oizo, Sébastien Tellier solo per citarne alcuni. Sarà quella sensualità più o meno velata e innata che sembra scorrere nelle vene dei francesi, sarà l’aria dell’oceano che spira da nord che si scontra con quella proveniente dalla Costa Azzurra, sarà che il francese fa apparire tutto elegante e leggermente altezzoso, fatto sta che se ci si addentra nei meandri dell’indie d’Oltralpe si scoprono una serie di artisti fini e raffinati, che riescono a rendere l’elettronica delicata e piacevole anche al più scettico degli ascoltatori, ma che riescono anche a reinterpretare i vecchi cantautori e a rendere il classico rock molto più etero. A febbraio mi ero innamorata in un batterdocchio di HER, un duo dall’anima soul, ipnotica e intrigante, e questi 10 nomi non sono da meno.

Grand Blanc
Un po’ Joy Division, un po’ New Wave, un po’ electro. Una band guidata da un lui e da una lei, le cui voci si intrecciano dando vita ad un versione odierna delle migliori atmosfera cupe e per certi versi alienanti degli anni ’80, rinforzate da moderni synth e giri di basso. Formatisi nell’est della Francia nel 2011, lo scorso anno hanno pubblicato il loro primo disco, intitolato Mémoires vives. 13 tracce totalmente in francese si incalzano, fredde, studiate in modo attento, in cui i ritmi allegri di tastiera tipici degli anni ’80, come quelli del loro brano più conosciuto Surprise Party, diventano presto cupi e un pizzico inquietanti. La prima cosa che vi verrà in mente ascoltandoli è Stranger Things.
Brano consigliato: Verticool

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Agar Agar
Gli artisti, si sa, spesso sono strani e capire perché hanno scelto di dare alla loro band un nome esotico-mistico-impronunciabile è come cercare di risolvere un rebus. L’agar-agar è un polisaccaride usato come gelificante naturale e ricavato da alghe rosse appartenenti a diversi generi. Tutto chiaro? Visto il nome, ci si aspetterebbe come minimo che Clara e Armand cantino al contrario utilizzando strumenti del diciottesimo secolo. Mi dispiace deludere le vostre aspettative, ma non è niente di tutto questo. Agar Agar è un duo conosciutosi alla scuola d’arte di Cergy-Pontoise e sono l’equivalente parigino dei Django Django: artistoidi, copertine che sembrano quadri d’arte contemporanea, una canzone intitolata Aquarium. Grandi tastiere e bassi profondi fanno da cornice alla voce ipnotica e sensuale della cantante, che a tratti potrebbe ricordare PJ Harvey. Solo trasportata all’era dei New Order e dei Tears For Fears, più pop, più techno.
Brano consigliato: Prettiest Virgin

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Juniore
Le atmosfere soleggiate di una Parigi spopolata nel bel mezzo dell’estate. Un giro in bicicletta tra i vicoletti di Montmatre. Un picnic sulle rive della Senna. Tutto ciò è rievocato alla perfezione dalle note vintage dei pezzi firmati Anne Jean (figlia dello scrittore J. M. G. Le Clézio, premio nobel nel 2008). Rock nostalgico, organetti anni ’60, chitarre a tratti rapidissime e febbrili a tratti lente e trascinate, ritmo tremolante su cui muovere il bacino, a metà tra i Procol Harum e l’ultimo disco dei The Last Shadow Puppets. In attivo dal 2013, l’ultimo sforzo dei Juniore si chiama Ouh là là: da ascoltare se vi mancano i tubini cortissimi di Twiggy e passate le vostre serate immergendovi nei vecchi film della Nuevelle Vague.
Brano consigliato: Panique

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Radio Elvis
Il terzetto per sognatori. Il loro debut, intitolato Les Conquêtes, contiene 11 tracce semplici, sognanti dai testi letterati e poetici (per quanto io ci capisca), infatti il cantante si ispira agli scritti di Jack London, John Fante e Antoine de Saint-Exupéry, lo scritto de “Il piccolo principe”. La loro musica contiene quella semplicità e integrità con cui i bambini guardano il mondo, quella ingenuità che semplifica all’osso tutto, rendendo la loro musica soffice, tranquilla, dolce e orecchiabile. Le canzoni dei Radio Elvis sono un po’ come quelle dei Kodaline, quelle che trovereste nei film strappa lacrime che guardi in segreto con le tue amiche. In alternativa, potrebbero funzionare bene per un road trip notturno al ritorno dalle vacanze.
Brano consigliato: Par les ruines

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Kazy Lambist
L’elettronica, quella buona. Ora fatti un drink, rilassati, chiudi gli occhi e fatti trascinare dal ritmo sensuale e sincopato del giovane artista francese. Arthur Dubreucq, 25 anni, di Montpellier, prende spunto da artisti come Metronomy, Air e Sébastien Tellier, ma anche dalla scena hip hop americana; li mescola e ne ricava un “pop érotique” degno della miglior tradizione d’Oltralpe. Grandi bassi, una voce felpata, maschile e ipnotica, crescendo calcolati, mai troppo veloci: una chill music velata, calda ed estiva, capace di teletrasportarti su una terrazza sopra i tetti di Parigi, immersa tra le palme, alle luci rosate del tramonto.
Brano consigliato: On You

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Barbagallo
Vedi alla voce Julien Barbagallo, batterista dei Tame Impala. O per gli amici un francese che suona con un australiano che ha composto il suo ultimo album, Gran Chien, in Canada. Sembra quasi una barzelletta. A rendere ancora più assurda questa storia ci si mette il fatto che abbia suonato lui tutti gli strumenti presenti nel disco, tra camere d’albergo e aerei, grazie ad una chitarra acustica, un piccolo sintetizzatore OP-1 e un Iphone. Il risultato sono delle canzoni dal sapore vintage, leggere, e rilassanti, arricchite da piccoli giochi elettronici e lisergici alla Beatles di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Da ascoltare mentre si fa un giro spensierato in bicicletta e le foglie si staccano dagli alberi e improvvisamente vi sembra che sia tutto troppo bello per essere vero.
Brano consigliato: Nouveau Sidobre

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Bleu Toucan
Ammetto di averli scelti in primis per il nome. Se vi piacciono, come alla sottoscritta, fenicotteri, palme, foglie di banano, pappagalli, ananas e in generale tutto ciò che è tropicale, allora questo duo fa per voi. In più se ascoltate gruppi come M+A e Naives, non potete farveli sfuggire. Volete un’altra ragione per ascoltarli? Hanno pubblicato un EP in cui ogni canzone ha il nome di un frutto. Léo e Manu si definiscono due uomini con un passaporto per un fantomatico paese lontano in cui esistono solo due regole: l’ozio e la tenerezza. Tutto ciò viene espresso in musica attraverso tastiere dal sapore anni ’80, voci quasi sussurrate e calme, bassi morbidi e avvolgenti. Cosa stiamo aspettando a partire?
Brano consigliato: Martin à Toucanopolis

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Lewis OfMan
Se siete appassionati di moda e vi piacciono le cose molto pop dovete assolutamente segnarvi questo nome. Alla veneranda età di 19 anni Lewis ha già composto le colonne sonore che hanno accompagnato alcune interessanti sfilate alla fashion week di Parigi e quest’anno ha pubblicato il suo primo EP “Yo Bene”, un mix di giovinezza, malinconia, euforia e pezzi presi dai film italiani degli anni ’70. Tra le sue influenze spiccano Ennio Morricone, Jamie xx e Frank Ocean: un vero eclettico, visto anche il fatto che nasce come batterista e poi in pochi anni ha imparato da solo a suonare il piano e la chitarra. Se siete degli habitue dei vintage di Shoreditch, la prossima volta che passeggiate per Brick Lane, lui è d’obbligo in cuffia.
Brano consigliato: Yo Bene

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Clara Luciani
Un curriculum di tutto rispetto: prima lavora con La Femme, poi fonda il duo Hologram (di cui fa parte il fratello di Soko), ed infine collabora con Nouvelle Vague, Benjamin Biolay e Nekfeu. Non fatevi confondere dal nome, non c’è nulla di italiano in lei: voce seria, a metà tra tristezza e dolcezza, quella voce tipica da cantautorato francese che contrappone spesso l’amore al dolore, quello che si può definire un chagrin d’amour. Non a caso il primo EP della cantante si intitola “Monstre d’amour” e risente delle influenze di cantanti al femminile quali Nico, Patti Smith e PJ Harvey. Se siete in un periodo particolarmente “nostalgico”, vi consiglio di immergervi nel suo rock romantico e negli archi che accompagnano questo debut.
Brano consigliato: Monstre d’amour

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Therapie Taxi
E per concludere un po’ di pop. Un quartetto parigino sotto i 25 anni, capitanato da Adè, che canta di cosa succede dopo quel periodo tumultuoso chiamato adolescenza, delle disillusioni dei vent’anni, dell’amore ai tempi di Tinder e dei rimasugli degli eccessi della sera precedente. Di tutto e di niente, del più o del meno, di cose che a vent'anni sono ordinaria amministrazione. EP è uscito a marzo e contiene 4 tracce che non possono essere più variegate. Il disco inizia con il classico pop elettronico allegro e spensierato e finisce con una canzone più cupa e minimal. Nel mezzo anche qualche nota folk e un pizzico di rock. In poche parole, la giovinezza musicalmente condensata in 4 atti: dai momenti di euforia incontrollata, alle giornate nere come il carbone.
Brano consigliato: Adena

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