29 ottobre 2016

TOdays FESTIVAL @sPAZIO 211, Torino | 28-29-30/08/2015

Una serie di eventi in tutta Torino – cinque location accuratamente scelte e riportate agli antichi splendori – che si snoocciolano attorno alla cornice principale dello sPAZIO211 che, per questa tre giorni musicale, offre una line up eclettica piena di artisti diversi tra di loro e capaci sicuramente di attirare e coinvolgere differenti target di pubblico. Tre headliner d’eccellenza per altrettante giornate corredate da un programma musicale fittissimo che, tra qualche ritardo e l’altro, si snoda senza nessun apparente problema.

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L’onore di tagliare il nastro d’apertura nella serata di venerdì 28, decretata poi sold out, tocca ai Tv On The Radio e alla loro unica data italiana, probabilmente l’esibizione più attesa. Attaccano con Young Liars con un ancheggiante Tunde Adebimpe a gestire il palco: è inevitabile non rimanere coinvolti dalla sua caldissima voce e dal ritmo energico della band newyorkese che si raccomanda poi di essere clemente con gli amici Interpol. A scaldare il palco prima di loro ci pensano i Monaci del Surf, Titor e Bianco, forse orfani di un nome di spicco per infiammare definitivamente il pubblico.

La conferma dell’ottimo lavoro in corso arriva con l’ennesimo sold out del sabato sera: The Cyborgs, Church of Violence, Linea77 e Verdena e una serata dal sapore old style. Dalla mia posizione laterale scorgo le prime file a ridosso della transenna, la varietà generazionale è evidentissima.

The Cyborgs aprono le danze corredati di maschere da saldatore sul viso. Sono seguiti dai Church of Violence che riscuotono un discreto successo: in giro da un po’ di tempo, tornano a calcare la scena musicale con un nuovo album in uscita nei prossimi mesi.

C.O.V.
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Linea77

Questi ultimi preparano il palco per i Linea77 e la voce come sempre arrabbiatissima e graffiante di Nitto , coinvolgono bene o male tutto il pubblico: i veterani che cantano le loro canzoni e i più giovani con gli sguardi interrogativi a chiedersi chi fossero. Ma l’ascolto e la partecipazione è distratta, quasi frettolosa in attesa dell’artista successivo, l’headliner di quella serata: i Verdena. Di bocca in bocca si tramanda un’unica frase: “oh ma hai visto che ha combinato Alberto ieri?

Alberto è Alberto Ferrari, voce e chitarra della band bergamasca, che la sera prima ha deciso di mandare letteralmente in fumo fior fior di lilleri distruggendo la sua Fender Jaguar con conseguente occhio nero e successiva ricerca matta e disperata sui social di una persona coraggiosa qualcuno disponibile a prestargli una Jaguar per il concerto di Torino. È trafilato, Alberto, mentre sale sul palco seguito dagli altri, suo fratello Luca e dalla bassista Roberta. Un rapido saluto, poche battute (tanti auguri di buon compleanno a sua cugina, a ‘sto punto) dette quasi interamente di spalle nella sua solita estraniazione ma non importa, la transenna è tutta per loro.

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Verdena

La setlist spazia dai vecchi successi ai più recenti – i brividi su Contro La Ragione – fino ad arrivare al neo-pubblicato Endkadenz vol. 2, la seconda parte del disco precedente, e al singolo di lancio: Colle Immane. Lo sclero per Alberto arriva comunque verso gli ultimi minuti dell’esibizione, pare per un problema tecnico ed un assolo improvvisato, con Roberta grazie a dio a fare da paciere, e che sia colpa del fonico di turno o di una zanzara passatagli sotto il naso per caso, non importa, la rock band non abbandona il palco e lo spettacolo si conclude nel migliore dei modi lasciando tutti più o meno soddisfatti con una lenta Funeralus.

Domenica 30 arriva l’ultimo giorno del festival, quello che ha come headliner gli Interpol in un piacevole sold out annunciato già in prevendita. La serata non inizia nel migliore dei modi a causa della confusione in apertura dei cancelli: la stessa coda per gli accreditati foto/stampa e il resto del pubblico non è una buona cosa quando parte del resto del pubblico non capisce che l’accreditato non sta andando a rubargli Paul Banks da sotto al naso per poi abusarne in camerino e arriva addirittura a mettere le mani addosso per passare prima. Ma, casi particolari a parte, la gente in coda da ore non era nemmeno tanta come ci si prospettava perciò la situazione era abbastanza gestibile. A proposito, lo sPAZIO211 outdoor si è rivelato un posto funzionale al dover organizzare un evento del genere: non eccessivamente dispersivo, accogliente ma non soffocante con una ottima visuale più o meno da tutte le parti e un’acustica non proprio perfetta ma sicuramente molto buona.

In ogni caso, sono i torinesi Anthony Laszlo a calcare per primi il palco della serata conclusiva del TOdays: psichedelia, baffi e tanti capelli per un rock coinvolgente tra chitarre suonate con i denti e in piedi sulla batteria, decisamente in netto contrasto con ciò che avverrà dopo. L’artista successivo è, per me, la rivelazione e sorpresa di questa esperienza: Dardust, il progetto strumentale di Dario Faini, lascia tutti a bocca aperta. Un set tranquillo iniziato quasi di soppiatto mentre si scambiano due chiacchiere col vicino, e terminato sottopalco con lo sguardo perso tra le luci e le melodie scaturite dalle mani del compositore che intrecciano piacevolmente melodie lente ed elettronica che conclude la sua performance con un medley-tributo-cover con una canzone di Fat Boy Slim e una dei Chemical Brothers. La terza proposta made in Torino è l’unica donna ad esibirsi come solista: Levante, al secolo Claudia Lagona, tiene perfettamente il palco da sola abituata ormai ad un pubblico importante.

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Anthony Laszlo
Dardust
Levante

Forse non è proprio l’artista ideale per preparare all’arrivo degli algidi Interpol dato il calore, la bellezza e la bravura di questa ragazza capace di far cantare e tenere il ritmo quasi a tutti accompagnata, tra l’altro, dal chitarrista de Il Teatro degli Orrori Gionata Mirai.

New York anche per l’ultimo main act della kermesse: abiti neri minimal ed eleganti, tranquilli e rilassati. Un quasi impeccabile “Buonasera!” dà il via ad una esibizione che personalmente mi lascia divisa a metà. Da una parte, tra una sfiga e l’altra, in anni e anni non sono mai riuscita a vederli suonare perciò ero in totale estasi e adorazione e in quel momento mi sembrava tutto perfetto e impeccabile; dall’altra parte, magari riguardando qualche foto o video e pensando bene, c’era qualcosa che strideva.

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Tralasciando le luci sì belle e in linea con i brani scelti – da brividi il seppur banale blu su My Blue Supreme – Paul Banks era letteralmente avvolto da una divino riflettore sparato direttamente in faccia e, constatando anche con altre persone dopo, la sua voce non era proprio al massimo. Sarà lo sfiancante tour che hanno intrapreso quest’anno? La calda afa torinese? Who knows, fatto sta che a volte la voce giungeva distorta e forzata ad un pubblico che, fatta eccezione per il gruppetto in prima fila che la band sembra ben conoscere, non sembra molto coinvolto dall’esibizione. Spero vivamente che dal palco l’impressione sia stata diversa e che siano andati nel backstage a strafogarsi di pizza in santa pace dopo aver finito di suonare.

Insomma, alla fine della fiera rimangono solo sorrisi, ricordi e riflessioni. Mi è capitato spesso, nei mesi precedenti l’avvio del TOdays, di leggere qui e lì per l’Internet frasi come “speriamo non sia la solita cosa all’italiana che parte a razzo e finisce a cazzo” e lì per lì, visti i precedenti nel nostro Paese, un po’ di amaro in bocca di partenza c’era perché si sa, oh, siamo dei San Tommaso provetti: se non vedo, non credo. Post-festival le cose sono decisamente cambiate e il sentimento comune è uno e uno solo: speriamo che ci sia una prossima edizione, anche solo per vedere se le cose proseguiranno bene o affonderanno definitivamente. E forse è proprio questo il punto principale a favore di questa prima edizione: la curiosità. Guardandomi attorno, in uno di quei momenti di bolla-isolante-attorno-alla-testa, mi accorgo che, complice anche il costo contenuto del biglietto giornaliero o dell’abbonamento, per alcuni è solo un’occasione per bere una birra in compagnia ascoltando dell’ottima musica. Insomma, a prescindere o meno dagli umori positivi o meno lasciati dall’intero festival, che sia un evento su cui investire forze ed energie non c’è alcun dubbio.