02 giugno 2016

Coldplay @Stade Charles-Ehrmann, Nizza | 24/05/16

Ci sono certe cose che al mondo sono illegali.

Partiamo col dire che una di queste sia la Francia e tutto ciò che c’è dietro: la baguette a otto euro, le sigarette a sette euro, una bottiglia d’acqua per non morire ucciso dal caldo… un mutuo di casa nuovo di zecca.

Secondo c’è anche da dire (e piangere) che quando sei sotto il sole bruciante, perché per l’ennesima volta non hai portato la crema solare, e senti al soundcheck One I Love, capisci veramente che il concerto dei Coldplay, per cui hai aspettato mesi, sarà una gran figata.

A Head Full of Dreams (World Tour 2016) è il settimo, ennesimo, colorato, gay, album dei Coldplay, la band inglese capitanata da Chris Martin con al seguito i non considerati Jonny Buckland, Will Champion e Guy Berryman. Tra le tante lamentele che ho sentito negli ultimi mesi, una delle più eclatanti è la non considerazione dell’Italia nel loro tour mondiale. E perché? Beh, perché non bisogna fermarsi alle apparenze e aspettare; se non si vuole aspettare si va all’estero ed è quello che ho fatto io.

La prima data del tour europeo dei “gioco freddo” si è svolta nella cittadina di Nizza sulla Costa Azzurra, non molto lontano dal confine italiano. Stesso giorno, diverso bar di quattro anni prima: 24 Maggio 2012, Torino. Coincidenze? Non credo proprio. Ero solo: sembra triste, ma ho voluto fare così. Passare la fila, il concerto, la notte ( poi vi narro, easy) solo soletto; una specie di viaggio spirituale.

Detto ciò, prima di narrarvi il concerto, vi narro la fila: solo italiani, One I Love  al soundcheck, solo italiani, mia scottatura, ancora italiani che mannaggia a qualcuno continuavano a cantare il coro di Viva La Vida (che poi hanno suonato, tranquilli)  pensando di intrattenere il mondo.

LAS VEGAS, NV - SEPTEMBER 18: Coldplay performs onstage at the 2015 iHeartRadio Music Festival at MGM Grand Garden Arena on September 18, 2015 in Las Vegas, Nevada. (Photo by Ethan Miller/Getty Images for iHeartMedia)

La struttura del palco è  la medesima del vecchio tour 2012 per l’album MYLO XYLOTO, il dentifricio : schermo diviso in tre, quello più grande centrale, pedana che si allunga per arrivare al B STAGE in mezzo ai “COLDPLAYERS XDXD”, C STAGE  inculato come al solito. Ora, cosa cambia? Perché non apportare novità? Lo hanno fatto: la spilletta con scritto Love, in vari colori, come la porta Chris; braccialetto “Xyloband” che non solo s’illumina, ma ti parla anche attraverso la mini cassa.

I due artisti d’apertura, solisti, Alessia Cara e Lianne Has Havas hanno ottenuto successo: la prima, giovane ragazza alle prese col mondo della musica per lei nuovo (ha incontrato Chris nel backstage ed era molto nervosa, dice); la seconda invece, e si vedeva, esperta, virtuosa compositrice di canzoni R&B dalle caratteristiche anche soul.

Ma ecco che alle 21 (quasi) in punto si sente il cambiamento di atmosfera: non più l’intro Back to the Future come anni fa, bensì O MIO BABBINO CARO, aria di Puccini, cantata dalla inconfondibile Maria Callas (tutto così gay). E poi a seguire il discorso celebre di Charlie Chaplin nel “Grande Dittatore”. Sì, tutto molto appariscente e nel mentre fantasticamente fantastico.

Entrano, Chris bacia il palco (ma ci fai?) e iniziano con A Head Full of Dreams che dà il nome al settimo album in studio della band, al tour, al nuovo figlio di Martin e anche all’avvocato della Paltrow. Colori, sicuramente i colori sono i veri protagonisti: quelli in polvere stile color run che esplodono subito, assieme ai fuochi d’artificio nello sfondo. Braccialetti luminosi illuminati everywhere.

Ma è con Yellow che lo Stade Charles- Ehrmann impazzisce, i braccialetti luminosi diventano gialli, io inizio ad urlare come una checca isterica.  In effetti il loro primo vero successo dell’album Parachutes ben 16 anni dopo fa ancora il suo grande effetto. Un po’ anche come The Scientist, che dopo la hit estiva 2011 Every Teardrop is a Waterfall, ha fatto scatenare i pianti di giovani donne che facevano finta di sapere i testi, ma si sa, piangere fa così Tumblr 2013 e quindi tanto vale provarci. Ed è qua che mi è mancata quell’intimità che avrei sempre voluto rivedere dei Coldplay: certamente Chris che fa cantare l’immenso pubblico dello stadio è emozionante, ma oramai non ha più quel valore così profondo che sicuramente aveva prima. Oramai è più interessante lo schermo gigante, che lui in prima person. Non so se mi capite, se no, che ve devo dì.

La nuova Birds con l’intro di Oceans spacca meglio delle sottilette del vicino, questo è sicuro. Ma la vera sorpresa (che avrebbe ucciso all’istante i tipi da “ i Coldplay sono finiti. Troppo commerciali”) è stata Paradise e il suo outro: Paradise Tiesto Remix che vede non solo l’evolversi dello stadio in una gigantesca discoteca, ma anche la stessa band che balla, suona (a cazzo) e si diverte come non mai.

Sul B stage è tempo di Everglow annunciata dal discorso en français di Chris, seguita dalla bellissima Magic e successivamente dalla discutibile Army of None. Per chi era vicino al main stage come il sottoscritto, la visuale con gli occhi era molto difficile. Ma a facilitare il tutto era lo schermo gigante che è diventato una scenografia a sé molto molto studiata e perfetta nel suo insieme che riprendeva i temi del sesto album Ghost Stories e quelli del nuovo.

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Lo spettacolo continua, l’emozione anche e la musica altrettanto con Clocks e dopo Midnight che rende lo stadio pieno dei loro famosi laser che se ti pijiano, ciao bello.

Le sorprese non mancano, e non mancano grazie alla cover di Heroes del grande e mancato Dadivd Bowie: inaspettata come cosa, già. Altra sorpresa, in tutti i sensi, è stata la SONG REQUEST via Instagram: si perché in questo nuovo tour puoi richiedere una canzone con un video postato sul social fotografico che, se viene scelta, verrà suonata live sul C stage assieme, nel caso di Nizza, ad Ink. Ebbene allo schermo centrale compare un bambino che in francese ci spiega come la canzone che ha scelto, che ascolta con la mamma sempre e bla bla, sia ( rullo di tamburi, prepariamo le pistole) Us Against The World: NO MA IO DICO, PARLIAMONE. Canzone bellissima, ma diamine tra tutte quelle possibili questa? L’avranno suonata allo sfinimento per due anni di fila nel vecchio tour, suvvia. Ciò fa rabbia quando si viene a sapere che a Barcellona due giorni dopo hanno suonato Don't Panic e See You Soon.

A terminare il concerto troviamo la ballad Amazing Day; la scatenante hit A Sky Full of Stars; e per finire la nuova canzone,che trovo eccezionale e unica, Up&Up con, nello sfondo, le immagini del nuovo video che se non avete ancora visto, vi esorto a farlo. Fuochi d’artificio, ringraziamenti per chi è venuto da fuori (ha nominato pure l’Italia, c’è speranza forse), promesse di ritorno a breve in Francia e saluti.

Tra coriandoli a forma di uccelli e stelle, sì, grande concerto. Ma come tutti i concerti ho sempre da ridire qualcosa: non fraintendetemi, mi sono divertito, ho pianto e anche tanto, ma ho trovato qualche pecca. In primis l'allontanamento di Chris da qualsiasi strumento: vuole essere uno showman, lo è, eccome, sia chiaro, ma a muoversi in continuazione la voce poi ti manca direi. E ciò lo si vede dalle esibizioni (bellissime, continuo a sottolineare, per carità) di Fix You, con mash-up di Midnight dove Chris si mette a cantare in pedana, lontano miglia da quel pianoforte che solo lui sa suonare come si deve. Altro esempio può essere Hymn For the Weekend, la hit con Beyoncè che lo vede muoversi, cantare e perdere la voce in continuazione.

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Ora, il 2003 è passato e non voglio fare il tizio che dice “che palle, non sono più quelli di una volta”: ho sempre ammirato i loro cambiamenti, visti dalla mia parte come evoluzione. Ma preferirei sentire mille volte di più un live come quello del 2003, intimo, semplice, ma d’impatto che un grande show dove la maggior parte della gente conosce solo due canzoni e basta.

Detto ciò, per finire, il dopo concerto è stato unico per il sottoscritto: senza una meta in cui dormire, ho vagato per la cittadina deserta di Nizza in cerca di un loco. In sintesi tra una panchina, la spiaggia, il freddo micidiale, lo sciopero e i treni soppressi del giorno dopo, sono sopravvissuto ad un post concerto che altro che depressione. Diretta riabilitazione e ciao.