A Head Full of Dreams Coldplay 4 dicembre 2015
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Se fosse un film si potrebbe chiamare: "Alla ricerca del rock perduto"; in questo loro settimo album in studio i Coldplay cercano di recuperare le sonorità dei primi anni, i bei tempi come direbbero i nostalgici. E bisogna dire la verità, in parte ci riescono anche, però ormai si ha l'impressione che anche una band del loro calibro, considerati addirittura gli eredi degli U2, siano diventati prigionieri del pop e delle logiche commerciali.

In molti si chiedono cosa abbia spinto Chris Martin e i suoi ad intraprendere un viaggio nell'elettronica, viaggio cominciato nel 2008 con Viva la vida e che pian piano ha raggiunto il culmine, vedi i brani Paradise nel 2011 e Sky full of stars lo scorso anno. Con A head full of dreams i Coldplay sembrano voler ritornare sui loro passi, tornando indietro esattamente di 10 anni per recuperare un discorso che sembrava essersi interrotto con il loro album più bello: X&Y.

 

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Le sonorità di questo nuovo lavoro rispecchiano il singolo di lancio: Adventure of a lifetime dominato dalle pennellate di jingle di chitarre elettriche (finalmente riesumate) e dalle tastiere dominate dalle mani leggiadre del buon Chris, creando un filo conduttore rappresentato dai colori, colori che con la loro varietà vanno a comporre il mondo dei sogni. E questa varietà viene sintetizzata in appena un minuto grazie al brano: Colour spectrum.

L'album parte subito forte grazie alla title track che riporta alla mente l'epoca dei sintetizzatori, sotto molti aspetti ricorda il sound degli Ah-ah, gruppo in voga negli anni '80, ma la continua presenza di questo hip hop mette quasi tristezza tant'è vero che nel brano Hymn for the weekend sembra di sentire, in mezzo ad un coro femminile, la voce di Rihanna, e lì subito parte il riferimento a Princess of China di qualche anno fa, ma per fortuna è solo la mia impressione.Risultati immagini per coldplay

In mezzo a tutto questo pop, che fa sembrare l'album un lavoro solista di Chris Martin piuttosto che un lavoro di gruppo, c'è qualche sprazzo di qualità e perchè no anche di un po' di follia, follia racchiusa nel brano Army of one che sembra comprendere due canzoni in una, la prima parte che ripercorre le onde dei pezzi precedenti,ma a un certo punto tutto cambia e il nostro Chris si trasforma in una sorta di rapper dei poveri....tentativo non del tutto riuscito!

Ma veniamo ai due pezzi forti: Everglow, che piacerà ai più nostalgici dato che è una canzone d'amore che ricorda molto la mitica (e oserei dire rimpianta) Yellow ed ecco qui la ricerca del rock perduto, che raggiunge il culmine con Up&Up brano che chiude l'album e lo si può definire l'unico pezzo rock del disco, basti pensare che come musicista compare un certo Noel Gallagher.

E' quindi un lavoro che vuole trovare un punto d'incontro tra i Coldplay delle origini e le nuove tendenze, perchè è vero che una band di fama mondiale non può essere legata ad un solo genere, ma perchè non adottare un altro tipo di rock sperimentale... E' stato proprio necessario appoggiarsi per anni a un genere così opposto che ha fatto trasformare una band in un brand!? Ai fans l'ardua sentenza.