18 giugno 2018

UP&COMING: Noirêve

Nome: Noirêve

Nazionalità: Italiana

Per quelli a cui piace anche: Björk, Enya, Nicolas Jaar

Miglior canzone: Naviot

Pubblicazioni: "Viaggio Immobile" (ep, 2016), "Hesminè" (ep, 2017), "Pitonatio" (debut album, in uscita il 22 giugno)

Perché hai iniziato a fare musica?

Non c’è una vera e propria ragione, semplicemente la musica è un linguaggio che ho sempre sentito affine. Uno dei primi ricordi che ho risale all’asilo, dicevo a tutti che volevo fare la cantante da grande e mio padre aveva in macchina una cassetta di Janis Joplin che mi piaceva tantissimo, la volevo ascoltare continuamente. Avevo anche in casa una vecchia pianola arancione tutta scassata, su cui mi piaceva variare la melodia di Twinkle, twinkle little star, prima che madre la buttasse a tradimento.

Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente?

Più che i singoli artisti è stato vivere nell’ambiente artistico londinese a cambiare completamente il mio approccio alla composizione: da ballate voce e chitarra mi sono trovata quasi inconsapevolmente a virare verso sonorità elettroniche, che aprivano la strada a possibilità timbriche che fino ad allora non avevo preso in considerazione. Sicuramente ho ascoltato molto i primi album di Björk, di cui adoro sia le produzioni che le voci, e Hope Sandoval, che mi ha fatto capire la bellezza del canto nella sua intimità. A Submerse va invece il grande merito di essere riuscito per primo a farmi amare l’elettronica strumentale, attraverso loop brevi ma curatissimi nella timbrica e nella melodia.

Qual è la canzone che al primo ascolto ti ha fatto pensare “da grande voglio fare musica”?

Credo Cry baby di Janis Joplin, anche se quando effettivamente mi sono messa a creare musica un brano che mi ha dato la spinta è stato Oh bondage up yours! degli X-Ray Spex.

Quali sono i mondi musicali e le sonorità che hanno influenzato "Pitonatio"?

Avendo ascoltato tanto dream-pop l’aspetto sognante e atmosferico è rimasto costante nelle mie produzioni, ma in Pitonatio ho voluto unire a questo alcune sonorità proprie della musica del sud-est asiatico, in particolare del dhrupad (India del nord) e del gamelan (Indonesia), due stili che mi avevano particolarmente affascinato durante alcuni percorsi di approfondimento. Rispetto ai miei lavori precedenti questo disco è un po’ più cupo, anche più introspettivo da un certo punto di vista: ho voluto slegarmi dalle forme proprie della popular music per seguire quello che queste nuove influenze esotiche mi suggerivano.

Il tuo nuovo lavoro è stato concepito per l’ascolto su vinile; come mai questa scelta?

L’evoluzione di internet e dei media negli ultimi anni ci ha permesso l’accesso a un serbatoio enorme di informazioni accessibili in modo istantaneo, ma una conseguenza di questa ricchezza di materiale è la selezione che dobbiamo farne. Per attirare la nostra attenzione tutto deve essere d’impatto, fruibile nell’immediato, altrimenti viene scartato nella ricerca di materiale più catchy.
Nel caso specifico della musica abbiamo ed esempio Spotify, in cui i dischi si possono ascoltare gratuitamente il giorno stesso dell’uscita e bastano pochi secondi per saltare da un brano all’altro, con gli interventi non troppo sporadici degli annunci pubblicitari. Per quanto queste piattaforme presentino tutta una serie di vantaggi, hanno anche avuto ripercussioni sul modo in cui ascoltiamo la musica, spesso in maniera disattenta dalle casse di un computer portatile, e perdendo quell’entusiasmo di scoprire un disco fidandoci delle premesse date dal singolo.
Senza rinunciare alla release digitale, sicuramente comoda e immediata, ho scelto già in fase compositiva di stampare su vinile perché è un tipo di ascolto diverso, che riporta la musica al centro dell’attenzione. Riprodurre un album da un giradischi significa prima di tutto dedicargli più tempo, minuti preziosi per sceglierlo, estrarlo, metterlo su e girarlo, minuti che se perdessimo attendendo il caricamento su internet ci farebbero passere la voglia di ascoltarlo. Una volta fatto partire, il disco risuona così come l’autore l’ha pensato: non si può mettere in pausa, in repeat, in riproduzione casuale, ma fluisce rispettando l’ordine che l’artista gli ha voluto dare. L’ascoltatore che decide di riprodurre un vinile ne è consapevole, e accetta di imbarcarsi in un viaggio di cui non può modificare la rotta.

Nel 2016 sei stata scelta da SoundReef per rappresentare la nuova scena elettronica italiana al Sónar Festival di Barcellona. Cosa ti è rimasto di questa esperienza?

È stato davvero un grande onore essere invitata a fare un set al Sónar, e ringrazierò sempre i ragazzi di Soundreef per questa opportunità. A livello emotivo i giorni precedenti sono stati abbastanza impegnativi, perché sentivo una bella responsabilità sulle spalle, ma ho avuto la fortuna di non viaggiare da sola e di incontrare alcuni amici italiani direttamente lì. Alla fine è stata una situazione molto bella, il pubblico sembrava contento e dopo la performance ci siamo goduti il resto del festival. Adesso, se mi sento particolarmente agitata prima di un concerto, penso che se sono sopravvissuta al Sónar ce la posso fare :)

https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=xPHNPCNSQf8

Descrivi la tua musica con tre aggettivi:

Materica, misteriosa, psichedelica

Se “Pitonatio” fosse un’opera d’arte, quale sarebbe?

Paul Delvaux, Venere dormiente

Se il tuo progetto fosse un drink, quale sarebbe?

Ah, qualche anno fa l’ho creato un cocktail! Il Noirêve, a base di vodka e tè verde, con aggiunta di succo di pompelmo, acqua di rose e stevia. Era un tentativo di ridurre i postumi, sfruttando le proprietà depurative del tè verde, e di evitare l’abbiocco di quando comincia a scendere la sbronza. Solo che non avevo tenuto conto del suo effetto diuretico, con la conseguenza che mi sono trovata ancora più disidratata il giorno seguente e con l’insonnia derivante dalla teina. Però era buono.

Novità?

Negli ultimi mesi la mia vita è ruotata attorno a questo disco, perciò per ora l’unica novità è il disco stesso!

Dove ti possono trovare i nostri lettori?

Come social sono attiva soprattutto su Facebook (/noirevemusic) e instagram (@noireve_officinalis). Per ascoltarmi invece c’è Spotify, nonché i buoni vecchi concerti, in questo periodo nelle zone di Trento, Verona e Bolzano.