07 giugno 2018

UP&COMING: Bardique

Nome: Bardique

Nazionalità: italiana

Membri: Norberto Filotto (chitarra e voce), Claudio Paolin (chitarra e voce) e Stefano Bettiati (percussioni)

Per quelli a cui piacciono anche: le enormi vallate verdi d'Irlanda e una birra in compagnia di amici sotto un cielo stellato

Miglior canzone: Oceans

Pubblicazioni: “Over His Head A Ring” (EP 2018)

Vi presentate al mondo con un lavoro di sole 4 tracce. Convinceteci ad ascoltarvi!

Innanzi tutto ci sarebbe da citare quello scontatissimo luogo comune: "è importante la qualità e non la quantità". Ma a noi non piace parlare per luoghi comuni. Vedetela così: Un brano per ogni punto cardinale. Quattro tracce, e ognuna va in una direzione diversa. "Over His Head a Ring" EP è un po' come una bussola. Vi dirà da dove iniziare il viaggio. Sta a voi decidere se intraprenderlo o meno.

Perché avete iniziato a fare musica?
E' una domanda che ci ha fatto pensare molto ed abbiamo trovato un solo punto comune: non potevamo farne a meno! Stefano invece lo abbiamo costretto.

Qual è il significato del nome della vostra band?

A noi piace l’idea di suonare e far assaporare un genere musicale che richiama al passato, che invecchia e acquista sapore come una grappa in barrique. Una delle proprietà più interessanti del distillato, poi, è che scioglie la lingua, cosa ben nota ai vecchi cantastorie, i Bardi. BARRIQUE  + BARDI = Bardique. Tra l’altro prima ci chiamavamo The Strudel Party (nome ironicamente scelto durante una serata brava). Il problema principale era che chi vedeva le locandine pensava che nel locale in questione si tenesse una festa Tirolese. Dovevamo cambiare nome.

Quali sono gli artisti/le band che vi hanno influenzato di più?

Senz’altro molto arriva dagli ascolti di indie-folk/nu-folk del 2011-2012. Fleet foxes, Mumford, Bon Iver, Vampire Weekend. Poi The Doors, Alt-j, Simon and Garfunkel, Dead Meadow, Beck… ce ne sono moltissimi da citare. Claudio ascolta Gemitaiz.

E perché proprio il folk? Attira più ragazze del pop-trito-e-ritrito, vero?

Fa la sua parte, non si nega. Però dai, l’intento era quello di suonare un genere un po' più ampio che spaziasse dal folk all’etnico, per poi permettersi incursioni su altri generi provenienti sia da est che da ovest dell’oceano.

Sono 4 brani legati ma anche diversi fra loro. Se doveste descrivere con una sola parola ogni brano, senza perdere però l'entità dell'EP, quali sarebbero?

Nascita, Consapevolezza (di affondare), Fuga, Amore. In ordine di tracklist.

Qual è il verso di una vostra canzone di cui andate più fieri? E qual è la canzone con il testo più significativo per voi?

La parte di cui andiamo più fieri è sicuramente l’inizio di “Run if You Can” : “One, Two, Three, Four” strillato con grande prepotenza. Pensate che è la parte che ci piace di più, e non l’abbiamo nemmeno registrata. Mentre “Oceans” è il brano con il testo più significativo per noi. Parla di un marinaio che decide di navigare verso il mare aperto e non solo lungo la costa. Più si addentra nell’infinito blu e più si accorge che lui stesso sta diventando l’oceano.

Avete dei riti pre-concerto?

Stefano si segna i punti salienti dei brani sulla scaletta. Poi ci guarda e ci dice “ho capito”.

Novità?

Abbiamo un sacco di brani che non vediamo l'ora di registrare, il periodo dell'uscita del disco è sempre quello in cui la Musa si fa sentire di più. Per il momento ci stiamo concentrando sul video di "Run if You Can", che abbiamo ultimato e del quale a breve potremo comunicare una data di release precisa.

Dove vi possono trovare i nostri lettori?

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