Ciao Milano, che l’altro giorno ero capitata sui Navigli e mi sembrava di mancare da anni, che era come tornare in una città lontana in cui si era già stati in vacanza, come tornare a Parigi, Berlino o Barcellona in solitaria e in silenzio, dopo i mille concerti, concertini e festival musicali. Che sensazione strana, anche perchè sui Navigli c’erano state mille birre ad accumularsi sui marciapiedi, e c’era stata quella volta che abbiamo parlato fino a mattina, quando c’erano anche quell’amico che era venuto dalla Sicilia (quando ancora venivano gli amici dalla Sicilia, s’intende) e c'era poi anche quell’altro che si trascinava la chitarra ovunque, per paura di lasciarla da sola in macchina. C’era stato tantissimo, sui Navigli, e ora più niente, solo la sensazione di mancare da epoche infinite.
E che io poi da qui non me ne andrò mai, così ho sempre detto, perchè ho paura della solitudine e mi piace avere dei luoghi da riempire di situazioni. Solo che ora mancano i luoghi e le situazioni, e vorrei tanto essermene andata da qualche parte ai confini del mondo, solo per non notare le serrande abbassate ogni sera che passo davanti all’Alcatraz o dover rinunciare ai lunedì musicali del Gattò.
Alcatraz
Se passate da quelle parti, c'è di nuovo il sole e qualche furgone ogni tanto. Mancano però le ragazzine urlanti, quelle che si appostano aspettando che escano Massimo Pericolo se il pubblico sono millenials, i Lumineers se il pubblico sono dei millenials che fingono di non esserlo, Shade, i Catfish and The Bottlemen e chissà quanti altri. Qualsiasi sia il genere musicale interessato, qualsiasi milanese musicofilo sarà capitato almeno una volta qui per un concerto, e magari avrà firmato il muro sopravvivendo alle ore in coda. Nei periodi del liceo, provavo a studiare latino là fuori (con il dizionario e tutto, ovviamente), prima di un concerto dei White Lies o di qualsiasi altra band tristo-romantica-post punk capitasse nei paraggi. Andrà tutto bene, lo dicono tutti e spesso e quindi sarà vero, ma per ora qui fuori ci sono solo le firme ingombranti sbiadite di chi è venuto qui a vedere i Bastille o i Counterfeit.
Circolo Arci Bellezza
Un piccolo cuore pulsante della città di Milano. Qui dentro mi è capitato più volte di vedere live bellissimi, o non vederli per niente perchè non sono riuscita a staccarmi dal giardino con le siede di plastica e gli ombrelloni, sotto la sala da concerti. Nel 2016 sono riuscita a non dormire per tutto un live di Federico Albanese (bellissimo però), dopo che per una serie di eventi che non riesco più a collegare, non ho dormito per quasi 3 giorni consecutivi. Non mi ricordo neanche più cosa vuol dire, fare così tante cose per tutta Milano da non avere il tempo di dormire. Ora le sedie nel cortile sono tutte impilate una sull'altra, comunque.
Se siete in astinenza (o se avete finito le serie su Netflix), dovreste fare un salto sulla pagina FB del Bellezza, perchè c'è una serie di video di live session con una scenegrafia che farebbe invidia anche a chi fa i video di From The Basement. Forse il Covid ha fatto in modo che anche in Italia avessimo un format di video live come fanno gli americani e quelli fighi, in cui ancora non rientravamo.
La Corte dei Miracoli
Questo posto, un po' radical, un po' chic e dove ho sentito citare Jung decisamente a sproposito, ha un'importanza incredibile per me. Questo perchè Olaf fa dei bicchieri di vino decisamente abbondanti, perchè durante Piano City ospita gli eventi più carini in tutta la città, e perchè proprio qui ho visto il mio primo concerto (di Damon Arabsolgar) dopo la prima nefasta e strettissima quarantena del 2020, quando per un momento s'è pensato che fare musica live fosse possibile. Tutto che odorava di disinfettante, tavoli distanziati e l'ordine di rimanere rigorosamente seduti, ma diamine... un concerto, uno vero. E ora di nuovo, tutto ammassato e vuoto.
La Scighera
Che poi in realtà, di Milano e di tutto quel prima, mi manca il poter girare a caso e trovare posti carini e incredibili, come quando avevo scoperto che a pochi passi da casa mia c'era un locale con una sala concerti che sembrava scavata all'interno di una vecchia stazione, La Scighera (che nome magico, comunque!). Camminare fino in piazza Duomo e fermarsi ad ogni baretto a salutare qualcuno, stare bene andando a sentire la band degli amici degli amici di cui non hai ascoltato neanche una canzone, trovarsi all'Ohibò senza poter entrare ma ritrovarsi comunque a fumare nel cortile, ammassarsi nel corridoio del Biko per fare la tessera Arci, guidare fino al Bloom e perdersi trecento volte per strada. Il vero problema è che abbiamo trovato un sostituto quasi a tutto in questo anno complicato, ma non a questo.
Mi sono accorta che non ci manca (e mi permetto questo lusso di poter parlare al plurale) il casino, il chiasso e il parterre del forum di Assago, quanto quella normalità più spicciola edi quartiere. E sarà proprio bello quando di questa normalità ci sembrerà tutto straordinario.
le foto sono di Simone Pezzolati