Nonostante il quieto equilibrio che ho raggiunto negli ultimi giorni (e che auguro a tutti di trovare), composto in ordine di considerazioni sul pensiero lento, lettura infoiata, vecchi film, smart working ossessivo e tutorial di cucina, non può che mancarmi tutto quello che abbiamo lasciato là fuori, dalle cene che si potraggono fino alle 4 di mattina e relative camminate notturne per tornare a casa, ai concerti. Più che il rimanere chiusi in casa, penso che per qualsiasi musicofilo compulsivo, stia mancando ancora di più la musica live e, peggio ancora, non sapere nemmeno con certezza quando tornerà nelle nostre routine vagabonde.
In questi giorni più che mai, di malinconia estrema e ore d'infinità sospesa, mi rendo conto quanto mi manchi la musica dal vivo qui, in questa Milano che ora, senza smog e senza persone, non era mai stata così fredda, e tutte quelle situazioni assurde in cui ci si ritrova se si è abituati a bazzicare per concerti: ne ho identificate cinque, sperando di poterne aggiungere presto delle altre.
wLOG in concerto su tram itinerante

Immaginatevi la scena: un freddo cane e una schiera di ragazzini, tra studenti universitari e vaghi nerd e internauti che hanno trovato l'evento sui social, tutti ammassati fuori dal deposito ATM di Baggio e poi un tram, di quelli che scorrazzano quotidianamente per la città, stracolmo di alcol e cibo, amplificatori e un set per un vero e proprio concerto dell'atipico cantautore indipendente che, giacca e occhiali da sole, tiene quasi due ore di festa ad orario aperitivo, con la gente che scendeva e saliva, passando persino davanti al Duomo. Impagabili le facce perplesse di chi di vedeva alla fermata del 2 in via Torino, uno spettacolo del genere. L'occasione l'ha offerta l'uscita del suo singolo Un colpo solo, a cui è seguito Indiani d'America.
Il live dei Mombao, giù dal palco del Lume

Cito il Lume perché fu particolarmente bello, ma in realtà quella di suonare giù dal palco e in mezzo al pubblico (anche a costo di non veder niente, ma di venir trascinati semplicemente dall'atmosfera) è una prerogativa di questo strambo duo fuori da ogni canone, e un po' fuori di testa. Sempre inverno, di quei mercoledì che alla fine ci si ritrovava sempre al Lume in Porta Venezia senza mai neanche darsi appuntamento, un periodo particolarmente sfigato per me e il mio amico Lorenzo, benedetto dalla pazienza di ripetermi le cose mille volte filtrate dalle mie otiti e la musica di sottofondo. Questa volta era tutto diverso però, impossibile parlare o bere perché l'inevitabile era venire inglobati dal concerto, solo synth e batteria, un rito pagano in una cripta dalla quale si è riemersi scombussolati e silenti. Lorenzo mi ha chiesto di avvisarlo quando avessero risuonato.
I Marlene Kuntz fuori dai Magazzini Generali
Oserei dire, il concerto maledetto per eccellenza. Un evento unico che prevedeva prima un live intimo e minimale per pochi fan, e poi un live elettrico, di quelli che se siete tra i figli della generazione di Catartica, probabilmente avrete visto almeno una volta, magari anche solo per sbaglio a qualche festa dell'unità. Fissato per la fine di maggio 2018, poi rimandato a causa di una tendinite del batterista Luca Bergia a settembre, e poi rimandato di nuovo ad ottobre con sole poche ore di preavviso a causa di qualche guazzabuglio legale del locale. Fatto sta che, un po' di gentaglia ignara s'era presentata lì comunque e altra gentaglia, meno ignara, aveva letto sui social che i Marlene sarebbero stati comunque presenti per un saluto. Il risultato è stato ritrovarsi a chiacchierare con Cristiano Godano and Co., come se fosse stato un vecchio amico, qualcuno ha anche una chitarra (accordata strana, ma dev'esser stato un fan dei Sonic Youth) accennare Lieve.
Deelo, una festa privata in Gae Aulenti

Ottobre 2018, fa ancora caldo e Milano è ancora sveglia e reattiva. Il compositore e produttore Deelo presenta il suo nuovo singolo Salsedine (per Grifo Dischi) durante una festa in un appartamento che per un attimo ci ha fatto sentire come alle feste fighe delle serie televisive di Netflix, con le vetrate e il terrazzo (pioveva, ma per le stories su Instagram s'è sempre ignorata la pioggia e molto altro), Un dj-set che ci riunisce tutti stretti stretti, tra radio universitarie, addetti ai lavori e personalità stravaganti non meglio identificate, con una birra in mano e con quel sentirsi, per una volta, parte di una Milano che conta neanche troppo pettinata.
Dutch Nazari, il pomeriggio alla stazione di Lambrate

Forse non lo ricorderete, ma ai tempi del suo primo disco Amore Povero. Dutch Nazari che, portando avanti il verbo di Dargen D'Amico insegnò a tutti di cosa si parla quando si parla di cantautorato rap, fece un vero e proprio tour nelle stazioni d'Italia. E fu così che, cinque di pomeriggio, in piena pausa studio liceale, c'è Dutch Nazari su un muretto a cantare la sua Sui divanetti circondato da ragazzetti con un suo disco in mano. Un momento di una sincerità disarmante, una lezione a tutti gli artisti e artistoidi con le loro presentazioni e interviste formali. Son passati tre anni e son cambiate molto anche le cose per Dutch che però, tutto sommato, mi piace pensare sia ancora quel ragazzone che firma autografi alla stazione di Lambrate.