12 marzo 2019

Brenneke live: conversazione tra ritornelli spaziali

Edoardo, in arte Brenneke, l’ho conosciuto per puro caso nell’estate 2017, apriva i Canova a un piccolo festival di provincia, e ricordo bene di essere rimasta incantata dai suoi testi, dal coraggio che aveva nell’esporsi così, da solo sul palco con la sua chitarra, raccontando la sua vita attraverso la musica. Certo, ogni artista a modo suo parla di sé, dei propri sentimenti e di ciò che vive, ma Brenneke lo fa in una maniera che mi ha affascinata fin da subito.

Bene, dopo questa premessa mi sembra scontato dire che appena ho saputo che sabato scorso avrebbe suonato qua a Milano, al Circolo Ohibò, ho segnato la data sulla mia agendina nera e mi sono tenuta libera. Sono arrivata al locale con un po’ di anticipo, prima che si riempisse, per aggiudicarmi una buona posizione e godermi anche Il ragazzo del Novantanove, in apertura, che si è rivelato essere un progetto con un sound particolarmente interessante, anche se forse ancora un po’ acerbo per quanto riguarda l’impatto sul pubblico.

Edoardo sale sul palco grintoso, coinvolgente, e dopo una bellissima cover de Il cielo in una stanza inizia finalmente il concerto, con uno dei pezzi del disco precedente, Le cose lucenti, un brano che parla d’amore e che da subito imposta il live di Brenneke per quello che è: uno scambio emotivo tra lui e il pubblico, in cui si mette a nudo e racconta cose personali, sentimenti intimi, scendendo così tanto in profondità che, per uno strano paradosso, è facile empatizzare ed immedesimarsi nelle sue parole.

Tra un brano e l’altro Brenneke sorride, sfoga il suo entusiasmo, racconta aneddoti riguardanti le sue canzoni e di conseguenza la sua vita: insomma, c’è una continua interazione con il pubblico, che infatti reagisce, risponde, c’è un bel botta e risposta di energia che coinvolge tutti. Brenneke non sembra mai a disagio sul palco, si vede che ha delle cose da dire, che crede in quello che fa, ed è impossibile non stare ad ascoltarlo mentre, suonando e cantando, non ha paura di mostrarsi per quello che è; ci sono anche dei momenti più cupi, in cui si percepiscono sensazioni che forse sono comuni a molti di noi suoi coetanei, come succede per esempio durante Sto pensando di mollare tutto, un pezzo del suo ultimo lavoro “Nessuno Lo Deve Sapere”, o con la leggera amarezza di Compleanno, il singolo uscito a novembre.

Il tempo purtroppo passa in fretta, e dopo aver suonato senza band Piscine, un brano che risale al suo primo EP, arriva finalmente il momento in cui intona Satelliti, che ha un ritmo pazzesco, e tutto il pubblico non può evitare di cantare il ritornello insieme a lui, come succede poi per il bis, in cui Edoardo ci propone un mashup chitarra e voce di Compleanno e l’intramontabile Wonderwall: non c’è una persona nel locale che non stia cantando a squarciagola, e dopodiché il live finisce, tra gli applausi (meritatissimi) del pubblico.

Non ho poi potuto fare a meno di incontrarlo per farmi raccontare da lui, in prima persona, come aveva vissuto il concerto.

Ciao Edoardo! Com’è andata stasera? Hai giocato in casa, come ti è sembrata la risposta del pubblico milanese?

Ciao! In realtà settimana scorsa abbiamo fatto un’altra data, a Varese, che era ancora più in casa, visto che io sono di Busto Arsizio; era il primo live e mi metteva in agitazione, era la prima volta che suonavamo i pezzi nuovi. Questo invece è stato molto più sciolto, anche se comunque eravamo un po’ emozionati perché non solo non è esattamente casa mia, ma anche se io fossi di Milano, fare i live in questa città, all’Ohibò, come headliner… è una roba che devi saper gestire. Per me è stato un live pieno di entusiasmo e di emozioni, me lo sono goduto dall’inizio alla fine, mi sono divertito molto, che è una cosa che non sempre dal vivo riesci a fare.

L’ultima volta che ti ho visto, nell’estate 2017, eri chitarra e voce. Com’è cambiato il rapporto con il palco e l’interazione con il pubblico, ora che suoni con una band?

Il fatto di suonare con la band, dopo le date del tour di promozione di “Vademecum Del Perfetto Me” in cui avevo suonato prevalentemente da solo, influenza moltissimo. In realtà ho già suonato con una band, che però non è questa: le persone con cui suono ora sono musicisti di professione, fanno questo nella vita, quindi c’è un’impostazione tale per cui siamo tutti carichi a mille, concentrati. Mi sento molto sicuro. Ho anche un sound diverso da prima, a cui mi devo abituare: per esempio, c’è la tastiera per la prima volta. Io non sono abituato ad avere sul palco una tastiera, quindi quello che suona Laura, la mia tastierista, mi dà un sacco di stimoli diversi su come suonare le mie parti di chitarra e così via. Prima tendevo a riempire un po’ di più, era tutto un filo più punk quando suonavo con l’altra band, e adesso avverto di avere ancora quell’attitudine, ma sto cercando di limarla per trovare un equilibrio.

E com’è stato riarrangiare i pezzi degli album precedenti?

Riarrangiare i brani vecchi è stato molto divertente, e in realtà non abbiamo ancora finito, anche perché ci sono dei dettagli di arrangiamento che capisci se funzioneranno solo una volta che li hai provati sul palco. Piano piano si aggiusta tutto.

Il disco è sempre diverso dal live: che atmosfera cerchi di creare ai tuoi concerti?

Il fatto è che io cerco sempre di creare un’atmosfera di intimità. A me frega poco della botta di energia, anche se poi in realtà è inevitabile, ti viene spontaneo, quando sei sul palco. All’interno di questa botta però ci tengo a creare uno scambio, come se stessi facendo una chiacchierata con amici, voglio che si capisca che sto raccontando una parte di me. Penso che questa cosa si veda soprattutto quando faccio i pezzi da solo; quando suono insieme alla band ci sono altri meccanismi, ma sono convinto che possiamo fare cose ancora più fighe.

 

Anna Signorelli per Futura 1993,  il network creativo creato da Giorgia Salerno e Francesca Zammillo che attraversa l’Italia per raccontarti la musica come nessun altro. Seguile su Instagram, Facebook e sulle frequenze di Radio Città Fujiko, in onda ogni martedì e giovedi dalle 16.30.

Si ringrazia Stefano Simone per le belle foto.