Più che un artista, DARRN è una famiglia: Dario, classe ‘97, nasce e cresce nella capitale, dove incontra i produttori STANZA SX, e cioè Cristian e Dennis, con cui inizia a scrivere e fare musica e instaurare un rapporto che con gli anni andrà oltre la sola intesa artistica. Come ci ha confessato anche DARRN, se la sua musica è fresca, originale e riconoscibile, è perché la condivide con artisti che riescono a intendersi e capirsi ormai quasi senza più parlare. Da qualche anno, nella famiglia di DARRN si è aggiunta Asian Fake, tra le etichette italiane più aperte alla novità e alla sperimentazione.
"Okay" è il suo ultimo singolo, ci racconta di cambiamenti da affrontare e distanze da sopportare o superare, che possono far male, ma che possono anche far crescere e guardare tutto da una nuova prospettiva. Le linee melodiche del pezzo trasportano chi lo ascolta in una atmosfera chill e introspettiva, ma senza malinconia né rassegnazione, che è poi il modo in cui la storia viene raccontata e vissuta da DARRN. Con lui abbiamo parlato di questo e di un po’ di altre cose, potete leggerle qui!
Ciao DARRN! Prima di tutto, come stai e dove ti trovi adesso?
Ciao, finalmente si torna a suonare quindi molto bene.. sono in studio all day long.
Hai lasciato Roma e vivi a Milano: quanto è cambiata la tua vita da una grande città all’altra?
È cambiato il modo di vivere la musica.. io amo Roma alla follia, è la città più bella del mondo, ma la musica che si respira a Milano è qualcosa di speciale, che mi sta aiutando a capire veramente la strada giusta da percorrere.
“Okay” parla di una storia personale, ma in realtà molto comune nel nostro secolo: è sempre più raro rimanere nella città in cui si nasce, quindi sempre più spesso le persone si allontanano dalle cose che hanno creato e costruito nel tempo. Anche altri tuoi pezzi hanno questa caratteristica di partire da situazioni personali e aprirsi a una tendenza generazionale: ci pensi a questa cosa? Quando scrivi ti ispira più quello che succede a te o quello che ti succede intorno?
Penso che sia una cosa inconscia, sono sempre molto istintivo riguardo la scrittura. Penso sia un insieme di quello che vivo io e quello che influenza la vita dei miei amici e cari.
Asian Fake è tra le etichette italiane più aperte alla novità, alla sperimentazione e all’originalità: cosa vuol dire per te essere parte di questa famiglia?
Conosco Asian Fake da tanti anni e ho sempre sposato il loro modo di pensare, quello di mettere sempre al primo posto l'unicità e l'originalità dei progetti che seguono. Per me vuol dire avere persone che mi capiscono, che parlano la mia lingua e con cui mi posso rapportare senza filtri. Non è scontato, perché la musica è diversissima da persona a persona e trovare gente che condivide il tuo modo di pensare a livello musicale è molto importante.
Puoi vantare già un bel po’ di collaborazioni importanti con alcuni tra i nomi più freschi e visionari della scena musicale italiana. Ci sono altri artisti con i quali ti piacerebbe lavorare?
Ci sono un po' di nomi di artisti che stimo molto e con cui sto già lavorando a delle collab together.
E quali sono gli artisti italiani e internazionali che più ascolti e che ti ispirano quando scrivi i pezzi?
Di artisti internazionali che mi hanno cresciuto ne ho tantissimi, diciamo che per fare degli esempi cito: J. Cole, Frank Ocean, Kanye West, Tame Impala, James Blake, Al Green, Sampha.
Per la produzione invece hai da anni due producers di riferimento. Immagino che ormai riusciate a entrare in simbiosi con le vostre idee, proposte, spunti: è così?
I miei ragazzi sono gli STANZA SX (Maloso SX e Deka SX). Io ho iniziato a fare musica con loro e loro hanno iniziato a fare musica con me: avevamo 18 anni, stavamo in cameretta con le casse Logitech e un monitor decrepito e facevamo musica senza pretese, per poi caricarla su YouTube. La nostra prima canzone l’abbiamo caricata nel 2017. Con i ragazzi abbiamo un modo di capirci che penso sia qualcosa di viscerale, ci percepiamo musicalmente senza dover dire niente: io so già che quello che sta facendo lui è quello che voglio, quello che sto facendo io è quello che loro vogliono e viceversa. Si è creato un workflow che si è poi stratificato negli anni, ed è il motivo per cui abbiamo un suono molto riconoscibile.

Com’è il processo creativo? Prima il testo e poi la produzione o ci lavorate insieme contemporaneamente?
Dipende, a volte arrivo io con un’idea testuale, mentre altre volte si parte da uno strumento. Sicuramente non c'è mai nel nostro processo quella cosa di avere già un beat pronto e io che ci registro sopra. C'è sempre comunque un'iniezione da parte di tutti all'interno della costruzione della canzone, quindi magari si inizia da un pianoforte che suona Cristian o da una chitarra che suona Dennis - o da un synth, un sample, un suono - e mi piace entrare subito, cominciare a parlare e scrivere già con pochi accordi. Non mi piace avere una produzione già avanzata.
Com’è stato il primo live dell’estate e quali altri piani hai per i prossimi mesi?
Come l’ho sempre sognato, dopo due anni di quello che è stato, quindi bellissimo. È stato catartico perché mi sono accorto di quanto fosse bello ritornare a vedere gente che canta, vedere posti pieni di energia; quella cosa non te la dà nient’altro e alla fine il motivo per cui uno fa musica è vedere le persone che interagiscono con qualcosa che parte dal tuo cervello, quella è pura magia. Per i prossimi mesi ho in programma di continuare a lavorare su nuova musica e suonare, il prossimo appuntamento sarà il 23 luglio a Castelfranco Di Sotto, vicino Pisa, per il Let’s Festival!

Marika Falcone x Futura 1993: il primo network creativo gestito da una redazione indipendente. Cerca i nostri contenuti sui magazine partner e seguici su Instagram e Facebook