Una vecchia cava di arenaria che con l’intuito di due architetti è diventata un’opera d’arte e una location suggestiva: è il Parco dei suoni di Riola Sardo, un piccolo paese a pochi passi dal golfo di Oristano in Sardegna che lo scorso sabato ha ospitato il concerto dei cantautori Colapesce e Dimartino, all’anagrafe Lorenzo Urciullo e Antonio Dimartino. Una tappa molto attesa dal pubblico che però non ha potuto soddisfare a pieno le sue aspettative a causa del maltempo che ha interrotto per ben due volte il concerto, imprevisti impensabili l’ultimo giorno di luglio.
C’è stato il tempo di ascoltare soltanto dieci tracce dei Mortali, album uscito l’anno scorso che ha visto per la prima volta i due artisti unirsi in un super gruppo dopo anni di amicizia e di esperienza come autori di canzoni. Il disco è una sorpresa, Colapesce e Dimartino hanno portato fuori tutto il loro bagaglio musicale per creare un pop molto suonato, un’orchestra di chitarre e sintetizzatori che si spinge fino alla disco, il perfetto ingrediente del “tormentone” Musica Leggerissima, presenza costante nelle playlist italiane dalla settimana di Sanremo. Per I Mortali, i due cantautori non hanno temuto di sperimentare un linguaggio più ruvido e di proporre scenari privi di illusioni, spesso crudeli, dimostrazione che si può essere cantori delle vite comuni, straordinarie nel loro realismo semplice e triste.

A Riola Sardo il duo si è affiancato ai polistrumentisti Adele Nigro, Alfredo Maddaluno e Giordano Colombo, presenze ben affermate del panorama musicale italiano. I tre hanno contribuito a rendere più concreta e potente quella cattedrale di suoni presente nei Mortali, un album che si può apprezzare anche in acustico come hanno dimostrato più volte Urciullo e Dimartino ma che non sorprende allo stesso modo. La band si è esibita dietro a una scenografia spaziale, frutto di un gioco di luci arcobaleno proiettato su uno sfondo di teli bianchi che hanno fatto da contrasto ai completi celeste di Dimartino e giallo di Colapesce. Tanti i siparietti nel corso della serata che hanno fatto dimenticare il maltempo. Il duo ha riso sul successo delle canzoni d’amore, i brani che portano più denaro ai musicisti: «Se vuoi fare soldi, devi mettere tre ritornelli in una canzone», spiega Colapesce a Dimartino che ha aggiunto, indicando gli spettatori: «Lo sai di chi sono queste sedie? Di Gino Paoli, lui ha investito in sedie di concerti». Durante l’esibizione, i due artisti si sono cercati, si sono scambiati occhiate complici, hanno cantato unendosi le mani, hanno scherzato sul vento infausto che ha fatto cadere le aste dei microfoni e della batteria. «Il vento, una cosa che noi siciliani abbiamo in comune con voi sardi», ha ironizzato Colapesce. Musica Leggerissima, il brano che li ha consacrati al pubblico mainstream, con un testo che ormai tutti conoscono, persino i figli più piccoli degli spettatori presenti sabato scorso, ha riscaldato il pubblico sotto la pioggia, lo ha scatenato in una danza nei limiti delle regole anti-Covid. È stato impossibile stare fermi mentre si ascoltavano pezzi come Luna Araba, Cicale e Toy Boy, brani dal ritornello coinvolgente e dagli accordi energici.
Nigro, in arte Any Other, ha accompagnato il duo con la voce e il sax, ricordando al pubblico quanto è importante la sua figura nel mondo della musica italiana. Insieme alla batteria di Colombo e alle tastiere di Maddaluno, ha fatto riaffiorare le esperienze tipiche dei concerti ormai dimenticate. Tanti i gesti e i particolari che mancavano agli spettatori: l’attenzione del pubblico che osserva i musicisti, le mani sapienti di questi ultimi che si muovono tra i piatti e le corde, i tantissimi strumenti e pedaliere disposti sul palco, la capacità dello spettatore di percepire la differenza tra il suono registrato e quello emesso dalle casse, assistere al rituale degli artisti che scambiano il basso e chitarre a fine pezzo, si riposano per qualche secondo e sorridono al pubblico sentendosi amati. È tornata la vita sul palcoscenico dopo un anno e mezzo e con essa quelle magiche sensazioni assopite dai muri e i silenzi del lockdown.
Queste le dieci canzoni dell’esibizione: Adolescenza nera, Cicale, Rosa e Olindo, Luna Araba, Noia Mortale, L’Ultimo Giorno, Musica Leggerissima, Toy Boy, Il prossimo Semestre, Parole d’Acqua. In attesa del concerto, noisyroad ha raggiunto telefonicamente il duo siciliano per una breve intervista.
Colapesce e Dimartino, come sta andando il tour? Siete mai stati in Sardegna?
Dimartino: «Il tour sta andando molto bene, è partito da Spoleto il nove luglio, ogni data è stata molto importante. Sarà un concerto molto suonato, siamo in cinque sul palco e ci sarà un gioco di luci, la prima volta con una produzione del genere. Singolarmente avevamo suonato tante volte, come all’Abbabula festival a Sassari e il Waves festival a Cagliari».
Voi siete sempre stati degli artisti di nicchia. Come state gestendo tutta questa popolarità?
Dimartino: «In maniera tranquilla, la stiamo gestendo bene. Naturalmente, stiamo facendo più cose perché Sanremo ci ha portato più lavoro però nello stesso momento facciamo quello che ci piace fare, non siamo cambiati. È una caratteristica che abbiamo cercato di mantenere, l’idea di essere indipendenti a livello mentale, almeno nelle cose che si fanno e si creano. Questo lo vogliamo salvaguardare».
Siete amici da tanti anni, ma il vostro album è uscito soltanto l'anno scorso. Qual è il motivo che vi ha portato a unirvi in una band?
Colapesce: «L’amicizia in primis e il fatto che lavoriamo insieme da più di cinque anni come autori di altri interpreti grossi della musica italiana. Durante queste collaborazioni è nata l'idea di fare un disco insieme, di condividere una nuova idea di scrittura perché scrivere in due è diverso rispetto a farlo da solisti».
I Mortali è un album che si differenzia dal vostro repertorio. È una scelta che è arrivata durante la composizione oppure in precedenza?
Colapesce: «Non si discosta tantissimo dai nostri due ultimi lavori ma prima di produrlo avevamo un’idea chiara: fare un disco pop d’autore che però fosse contemporaneo, con dei suoni poco da cantautore».
Possiamo dire che questo album è un inno alla caducità e quindi alla celebrazione dei piccoli passi, spesso anche insignificanti, che compie l'uomo ogni giorno?
Dimartino: «Sicuramente è un inno alla vita, anche se il nome I Mortali può far pensare a qualcosa che sta per finire, che è destinato alla fine. Nel disco si parla tanto della vita e poco della morte. Si parla tanto di adolescenza, il momento in cui l'essere umano esprime a pieno la propria esplosione dei sensi, con le sue esperienze ancora da fare o che si stanno facendo per la prima volta. Sicuramente il disco parte da una riflessione, quella sulla caducità della vita, per arrivare a definire la vita come qualcosa di importante da salvaguardare e da vivere in qualche modo. Ci piaceva l’idea che di tutto questo se ne parla poco nel pop, del fatto che siamo degli esseri destinati a una fine. Volevamo dedicare un disco agli esseri umani».
Quali sono le figure artistiche che vi hanno portato a comporre questo album?
Dimartino: «Nel periodo della scrittura ci passavamo tante informazioni rispetto ai registi e ai documentari. Penso ad Aki Kaurismäki, a Ingmar Bergman, tante riflessioni che hanno portato alla scrittura e alla produzione del disco».
Come è nata la collaborazione con Luca Guadagnino per il video di Toy Boy?
Colapesce: «È nata in maniera spontanea. Eravamo a cena da Luca e in tv c’era Propaganda Live. Era un nostro intervento registrato dove avevamo elogiato Ornella e le avevamo chiesto di fare Toy Boy insieme. La settimana successiva Luca ha organizzato un’altra cena con Ornella, dove si è proposto di fare il regista del video. È stato un grande piacere, per noi è il più grande regista italiano in circolazione, è un vero talento. Ornella Vanoni non ha bisogno di presentazioni».
Che importanza ha Ornella Vanoni per voi?
Colapesce: «È una delle più grandi interpreti della musica italiana, è la nostra preferita in assoluto. Penso alla sua produzione degli anni Settanta che ci ha ispirato all'immaginario di Toy Boy. Noi siamo fan della sua voce, molto sensuale e perfetta».
Mi pare di aver capito che con voi si è divertita.
Dimartino: «Si è divertita moltissimo».

Giorgio Moroder ha remixato Musica Leggerissima. Qual è la storia dietro a questo brano?
Dimartino: «Dopo Sanremo ci erano arrivate tantissime richieste di remix di Musica Leggerissima e a un certo punto abbiamo deciso di affidare il remix a delle figure che hanno influenzato il nostro modo di vedere la musica. Moroder è stato un’icona della musica elettronica non solo degli anni Ottanta ma anche recente, era un genere che ambivamo. Attraverso la nostra casa discografica gli abbiamo mandato il pezzo, a lui è piaciuto molto e da lì ha fatto il remix. Anche Cerrone, un’altra icona della musica francese, ha fatto il remix di Musica Leggerissima. Noi siamo fan di Supernature, di Love in C minor, pezzi che hanno segnato un’epoca e un immaginario, l’idea di averli entrambi in uno stesso disco è stato molto importante anche per dare un’altra vita alla canzone, un’altra prospettiva».
Qual è l’elemento più siciliano della vostra musica?
Colapesce: «L’uso di alcuni verbi».
Dimartino: «La mancanza di futuro».
Si ringrazia Sardegna Concerti e Alessandro Santoru per le foto.