23 novembre 2021

Di abbagli e congiunzioni astrali: intervista a Laila Al Habash

Quando ho ascoltato per la prima volta Mystic Motel ero a Trastevere, nel cuore di Roma. Seduto in una famosa aula studio che ha aperto da poco, nel silenzio generale. Proprio quella Trastevere, proprio quel sangue romano che ha dato i natali a Laila Al Habash, uscita alla ribalta con l'EP Moquette, giusto a febbraio scorso.
La prima, vera, cosa bella, però, è arrivata soltanto a conclusione d'anno; il suo primo grande lavoro: l'album di debutto Mystic Motel. Dodici brani, un solo featuring, ma di quelli di spessore: Coez. Suo amico, quando le abbiamo chiesto che rapporto avessero costruito nel tempo, non ha esitato a dirci che prima di tutto bisogna fidarsi ciecamente delle persone con le quali incidere assieme un brano. Così come la cantautrice italo-palestinese si è affidata a sua volta a Stabber e Niccolò Contessa per la produzione dell'intero lavoro.
L'album viaggia ed è inquadrabile entro due livelli: il primo, che idealmente comprende i primi otto brani, lavora su un piano più scanzonato, citando errori giovanili, sbronze ed episodi molto trasteverini, specialmente se di sabato sera. Da Fotoromanzi in poi (che ci ha confessato essere la canzone alla quale è più legata) il disco cambia faccia, assume l'aspetto di una maturità più responsabile, perfino nello scrivere i brani. Pianti, suoni più ricercati e particolari la fanno da padrone, senza per questo snaturare un lavoro interessante che si spera possa essere soltanto l'inizio di una brillante carriera per la cantautrice classe 1998.

Ho letto che hai cominciato a buttare giù testi all'età di 14 anni: com'è nata questa passione? Scrivevi per te oppure avevi già l'idea di far ascoltare ad altri le tue canzoni?

Ho cominciato per caso, studiavo musica da quando avevo 4 anni e mi venne naturale iniziare a comporre qualcosa di mio, però non avevo proprio pensato di diffonderle o di farle ascoltare a qualcuno. Lo facevo per me ed erano canzoni fatte male, senza struttura, senza ritornelli. Poi da più grande creai un Bandcamp solo per la comodità di avere le mie demo su un link, e posso dire che quel link ha avuto un destino molto fortunato, è grazie a quello se le mie canzoni sono arrivate alle orecchie giuste tipo quelle di Stabber, mio producer dal primo momento nonché prima persona che ha creduto in me.

Ascoltando Oracolo emerge forte il rapporto con la tua famiglia, soprattutto con tua madre: è il tuo punto di riferimento fisso anche tutt'oggi? Qual è stato il consiglio (che, ovviamente, non hai seguito) migliore che ti abbia dato finora?

Sì, è un punto di riferimento molto importante per me e per tutti quelli intorno a lei, dico sempre che la mia famiglia è un matriarcato. Non mi sarei mai aspettata di scrivere una canzone come quella perché non mi piace chi si sbrodola con quella retorica stantia della mamma chioccia, lei mi ha sempre insegnato ad essere indipendente, svelta e sbrigarmi tutto da me e gliene sono molto grata.  Il consiglio più bello che mi ha dato finora forse è stato quello di non accontentarmi facilmente, che suona banale ma non lo è.

Dopo l'EP Moquette, sono usciti Sale e i tre singoli che hanno anticipato Mystic Motel: li avevi già scritti ai tempi dell'EP oppure il tuo è stato un flusso cronologico che ha portato poi alla realizzazione dell'album?

Cerco e provo sempre a seguire il flusso cronologico, ma in questo caso non c’è stato. Ponza era nata prima delle altre, ad esempio, ancora prima, addirittura, di alcune dell’EP. Il 2020 infatti è stato un anno estremamente proficuo per me perché ho scritto nello stesso momento Moquette e Mystic Motel. Spero molto che questo flusso creativo mi benedica ancora per un po’.

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 C'è un brano, tra tutti quegli usciti finora, a cui tieni particolarmente?

Tengo tantissimo a Fotoromanzi e Complimenti. Fotoromanzi perché è nata tutta insieme in poco tempo e non è stata mai più ritoccata, Complimenti perché sento molto mio il testo, forse ancora più delle altre.

 Durante la crisi israelo-palestinese di quest'anno ho visto che sei stata molto attiva su Instagram: cosa ne pensi del trattamento ricevuto dalla questione sulla tv generalista italiana?

Che ci sono grandi bug nell’informazione, specialmente in tv perché il linguaggio utilizzato non è mai quello adatto. Vengono date notizie parziali, soprattutto perché generalmente i media sono schierati dalla parte di Israele e questo non mi rende affatto contenta né rende complete le informazioni. Nei primi giorni di crisi nelle tv italiane non se ne parlava neanche. Sono stata comunque felice per l’interesse che c’è stato intorno alla questione e per i tanti curiosi che mi hanno chiesto informazioni sulla storia della Palestina. Si sente che c’è un sacco di gente che vuole saperne di più, capire e sapere davvero come stanno le cose non affidandosi solo ai media generalisti.

Le prossime due domande potrebbero essere scontate: nel disco c'è un unico featuring con Coez: qual è stato l'insegnamento migliore che ti ha fornito? In che circostanza lo hai conosciuto e, soprattutto, che aspettative avevi sulla sua persona? Li hai confermati?

Silvano già lo conoscevo, non è stata una cosa fatta ad occhi chiusi. Per me per scrivere musica assieme serve empatia, bisogna necessariamente conoscere l’altro. Non sono cose che si fanno in maniera industriale. Da Silvano traspare sempre una grande chiarezza, professionalità e serietà. E, poi, è una penna incredibile. Infatti Sbronza l’abbiamo scritta in poche ore, lui a Roma e io a Milano.

Il disco è stato prodotto, oltre che da Stabber, anche con l'aiuto di Niccolò Contessa: come è nato il vostro rapporto? Ne parlavo con Esseho e mi ha detto che era nato totalmente per caso...

Mi ha cercato lui e mi ha chiesto di sentire le mie cose, ci siamo confrontati e poi abbiamo deciso insieme di provare a produrre qualcosa nel suo studio. Abbiamo passato l’estate del 2020 a lavorare e devo dire che ci siamo trovati subito molto bene.

Prima dell'uscita di Mystic Motel hai portato la tua musica in tour: com'è stato girare l'Italia durante l'estate della cosiddetta "ripresa"?

Molto bello, emozionante. Mi sono sentita come se fosse qualcosa che non dovessi realmente fare, perché sembrava un po’ tutto molto proibito, mentre adesso si respira già un’altra aria. Era un po’ triste vedere tutti con le mascherine, sentivo che dopo un anno e mezzo davanti agli schermi la gente aveva sia voglia che paura di vederti, parlarti, togliere tutte le barriere. Però siamo riusciti comunque a girare per venti date in tutta Italia e ne sono molto felice.

In Complimenti dici: "Sarà colpa della Luna di fuoco che c’ho": qual è il tuo rapporto con l'oroscopo? Sei una di quelle persone che ha le app a tema che mandano la notifica giornaliera...

Con l’oroscopo nessun rapporto in particolare, guardo molto di più i transiti e noto come i pianeti influenzano la mia vita più a lungo termine, mi sforzo di soffermarmi ad osservare i cambiamenti e se noto dei pattern di episodi col ritorno di alcuni transiti. Non ho nessuna app e studio soprattutto imparando da astrologi e dai libri. La Luna di fuoco di cui parlo è quella del mio tema natale, che si trova in Leone.

Fotoromanzi l’ho vista come una canzone un po’ differente dalle altre, con un mood tutto suo: com’è nata?

Da un momento di grande sofferenza. È nata come un pianto, da sola. Ero in studio con Niccolò Contessa ed è uscita fuori tutta d’un fiato. È l’unica così dentro Mystic Motel e mi sta molto a cuore, speravo che le persone la capissero e così è stato, per fortuna.