Oggi riparte il Ferrara Sotto le Stelle, che quest'anno compie ventisette anni e da praticamente sempre è sinonimo di qualità. Quest'anno la lineup si divide in due blocchi: gli artisti che si sono esibiti nel mese di giugno (vedi Le Luci della Centrale Elettrica) e quelli di settembre: Fatoumata Diawara (+ Emma Nolde), Trentemøller (+ Bono/Burattini), Arab Strap (+ Daniela Pes). Si chiude in pompa magna il 28 settembre al Teatro Comunale con i Kula Shaker.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con il direttore artistico del festival, Corrado Nuccini, partendo dalle basi, dalla volontà di scoprire passo passo le idee che si celano dietro il lavoro del curatore della rassegna. Parlare di Corrado Nuccini è complesso: una figura così poliedrica che è irriducibile ad un solo aggettivo o etichetta lavorativa. Non si può nemmeno dire sia un "tuttofare" della musica, perché rischieremmo di non dare risalto a molti elementi che caratterizzano la sua duttilità. Perciò, Corrado Nuccini: chitarrista. E compositore. E molte altre cose. E direttore artistico appunto.
Ecco cosa ci ha raccontato su questa nuova edizione del festival.
Quando sei diventato direttore artistico del Ferrara e in che modo è nata questa opportunità?
Ho preso l'incarico ad ottobre del 2019 e ho iniziato con la fortunatissima edizione del 2020, poi sospesa per Covid.
Quest'anno un Festival diviso in due blocchi: come mai questa scelta?
Indubbiamente siamo sempre un festival a metà tra lo stile tradizionale della rassegna boutique, ossia un periodo un po' più ampio dove si tengono in contesti monumentali o in centri storici importanti. Noi siamo sempre un po' in conflitto tra festival e rassegna e ci troviamo in ben tre blocchi, in realtà: non è stato solo giugno, non sarà solo settembre, ma ci sarà anche il gran finale alla fine del mese con Kula Shaker. La complessità di una gestione come quella del Ferrara non è una scelta, sono un insieme di circostanze che ci hanno portato a prendere questa decisione.
Lo scorso anno abbiamo intervistato Gozzi del Todays: parlavamo di pubblico ideale da avere ad un festival e ci disse che "i pubblici, pur essendo eterogenei, devono essere consapevoli". Tu invece cosa ti aspetti dal pubblico del Ferrara?
Tecnicamente stiamo lavorando molto sulla ricerca di nuovo pubblico perché abbiamo valutato che il pubblico rock tende ad invecchiare abbastanza velocemente, soprattutto quello dei festival ed è oggi sostituito da giovani leve che hanno più l'idea di follower del concerto che di vero e proprio fan. Mi spiego meglio: è molto più probabile che persone magari cinquantenni a cui solitamente i concerti di musica rock piacciono, trovano i festival più "scomodi", vedi per il meteo o le lunghe attese. Poi, per carità, nel tempo la nostra generazione ha avuto anche la fortuna di vedere i propri idoli invecchiare, però se noi andiamo ad analizzare quelli che sono gli appassionati di musica ventenni, hanno più la modalità social del biglietto, soprattutto decontestualizzando il binomio magico tra artista e location. Se è Ferrara bene, se è Padova non cambia poi così tanto, capito? Si viene a perdere così l'unione territoriale e noi come Ferrara cerchiamo, lì dove possibile, questo lavoro di avvicinamento di nuove leve. È difficile da farlo in maniera continuativa, per mercato complesso e difficoltà proprio tecniche, ma lo facciamo con tante iniziative, tra cui la Rete Solido, una rete con la mission di creare nuovo pubblico con accordi presi con altri festival (vedi, ad esempio, Acieloaperto di Cesena), creando così un network.
Condivido le parole di Gianluca: credo che dobbiamo poi essere in primis consapevoli noi e poi a loro volta verranno i pubblici.
Abbiamo un debole per due aperture: Emma Nolde e Daniela Pes. Avevate già l'idea chiara in mente di invitarle o è stato un incastro di vari impegni?
Non sto cercando alibi ma in questo biennio così particolare tra 2020 e 2022 c'è stato un particolare focus dei festival italiani per artisti emergenti italiani, per contingenza. L'aver messo in scena di più questi artisti e il loro ricco sottobosco. Daniela Pes in particolare l'ho seguita da prima della vittoria della Targa Tenco e la stessa cosa vale per Bono Burattini e Emma Nolde che ho invitato già a Modena e sicuramente è una grande speranza e talento della musica italiana con un importante futuro. Tutto ciò mi dà lo slancio per dire che dei dodici artisti coinvolti quest'anno nel festival, sei sono stranieri, sei sono italiani. Sei hanno come frontman un uomo e gli altri sei una donna. Questo per cercare di volere una consapevolezza più collettiva e aperta possibile. Un altro dei nostri punti di analisi si basa sulla diversità del festival di quest'anno, in modalità arricchente. C'è spazio per diverse proposte musicali, sia musicalmente parlando che geograficamente.
Volevi creare un piccolo Womad, dì la verità!
Il tentativo è quello di creare un grande Ferrara Sotto le Stelle. È un impegno che ci permette di essere sempre curiosi, sempre aperti alla novità, interpretando tutto ciò che ci succede attorno. È il coronamento di un percorso molto lungo, che inizia a formarsi quasi un anno prima dell'effettiva messa in scena.
In questi giorni di attesa prima dell'inizio, normalmente, cosa si fa?
Si lavora coralmente. Mi fa piacere nominare ad esempio l'Arci di Ferrara che è stata una realtà che ha sempre supportato il Sotto le Stelle. Nel tempo ha costruito anche una realtà parallela, che è il festival di Internazionale sempre a Ferrara. Tutto questo mi dà la possibilità di avere poche preoccupazioni sulla parte di produzione, che magari può creare un po' di complessità negli ultimi giorni pre-festival. Il mio compito è quello di monitorare come va l'andamento dei biglietti, fare gli scongiuri per il tempo e credo che se si è lavorato bene prima, poi a ridosso non si ha molto da fare.
Raccontaci un aneddoto che ha caratterizzato questa edizione.
Per ora di grandissimi aneddoti non ne ricordo. Devo dirti, però, che questa terza edizione che curo è stata fino ad ora la più tranquilla e serena. È l'edizione dove siamo riusciti a riportare tanti internazionali ed è motivo di orgoglio e soddisfazione. Rispetto agli anni precedenti (e questo sì, diciamo può essere un aneddoto sui generis) siamo arrivati più in ritardo e abbiamo chiuso almeno due dei concerti che ci sono in questi giorni sul rush finale, la settimana prima della conferenza stampa. Credo che sia una sorta di incubo...
Secondo solo al meteo non clemente i giorni del festival direi...
Sicuramente! In realtà abbiamo chiuso tanti concerti subito prendendo poi un attimo di respiro convinti che gli altri si riuscissero a chiudere come fatto con i precedenti. Ma poi in una maniera abbastanza incredibile 7/8 trattative si sono interrotte e ci siamo trovati a cercare di compilare una programmazione pari a quella già fatta in estate. E come un canestro all'ultimo secondo, siamo comunque riusciti a trovare la quadra.

Info e biglietti qui.