18 marzo 2021

I Am Here: un grido di identità. Intervista a David Blank

È uscito domenica 14 marzo il video di I Am Here, l’ultimo singolo di David Blank prodotto da ilromantico. Il videoclip è stato girato al BASE Milano, e potete vederlo qui:

ionicons-v5-c

Il brano, uscito per FLUIDOSTUDIO, esplora molte sfaccettature della dimensione artistica David, unendo il suo mondo prettamente soul all’afrobeat rappresentativo della sua essenza, il tutto assemblato con un tocco di RnB, scatenando dinamicità ed esplosività nell’artista, che vediamo esprimere al massimo nel videoclip.

La sequenza visiva riflette la natura ed i valori dell’artista stesso, come la libertà espressiva che si traduce nel contesto musicale, nel linguaggio corporale e anche nella sua estetica, mostrandosi senza veli. Non poche volte è capitato infatti che David si esponesse riguardo temi delicati, difendendo senza remore le questioni relative al movimento Black Lives Matter, o anche sui diritti LGBTQ+. Tramite la sua arte riesce quindi a mandare dei messaggi che vanno oltre il semplice ascolto di un brano, per far si che si crei consapevolezza e normalizzazione riguardo tematiche al centro dei dibattiti odierni.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con David, per parlare del suo ultimo singolo, del videoclip e molto altro. Ecco cosa ci ha raccontato.

Ciao David! Iniziamo con la prima domanda su I Am Here: parlaci un po’ di questo tuo ultimo singolo.

I Am Here è un pezzo che ho scritto per esorcizzare qualsiasi insicurezza che sentivo al momento: stavo passando un periodo in cui mi sentivo totalmente insicuro di me, perciò ho deciso di scrivere un pezzo che è l’esatto opposto di come mi sentivo in quel momento. È una lettera a me stesso: mi serviva per autoconvincermi di essere valido, che la mia posizione al mondo fosse meritata, non ero lì per sbaglio. Andando avanti con la scrittura mi sono reso conto che poteva essere un mantra anche per altre persone che pensano di non essere abbastanza, e magari ascoltando e cantando le parole di I Am Here possano ricevere quel senso di forza e appartenenza per poter conquistare il loro spazio nel mondo.

Raccontaci com’è nata l’idea del video, e qual è il messaggio che vuoi mandare.

L’idea del video è nata con Marco Gradara, il regista, e Stefano Protopapa, l’art director di FLUIDOSTUDIO. Stavamo ragionando per cercare di capire che direzione dare al video, e una cosa che da tempo volevo introdurre nei miei visual è il ballare, quindi abbiamo trovato il modo per includere anche una coreografia. Al di là di ciò, l’idea principale era di spogliarsi delle insicurezze che ci portiamo addosso: all’inizio del video ho molti vestiti addosso, per arrivare ad un finale dove ero a nudo - ovviamente non totalmente nudo – per mostrare che la mia armatura è semplicemente il mio corpo.

Viste le tue collaborazioni con brand importanti come Off-White e Calvin Klein, quest’ultimo presente anche nel video, sei un appassionato di moda? Com’è nata questa passione?

Sì, assolutamente. La moda è una passione che mi accompagna da quando sono piccolo, praticamente la mia seconda passione. Infatti io cantavo già da piccolino, poi quando sono cresciuto un pochino, verso i 6-7 anni, ho iniziato ad appassionarmi al modo in cui vestivo.

C’è quindi una correlazione fra la moda e la tua musica? Questa estetica si riflette anche nella tua arte?

Sì, assolutamente. Io ho sempre usato la musica come armatura e come modalità di espressione. Per me la moda è la stessa cosa: ogni mattina quando devo uscire ho sempre un messaggio da rappresentare, mi vesto pensando al mood in cui sono in quel giorno, quindi lo stile che ho in un determinato momento tende a descrivere come mi sento. Quindi la moda e la musica sono davvero il modo che uso per esprimermi e presentarmi al mondo.

Ti sei trasferito a Londra per perseguire il tuo sogno musicale da giovanissimo, ad appena 16 anni. Cosa ti ha portato a tornare in Italia?

Sì, mi son trasferito a Londra anche per perseguire il mio sogno, ma con il passare del tempo mi rendevo conto che il mio sogno stava cambiando, avevo perso quasi l’interesse di lavorare nella musica. Poi un giorno una mia amica mi chiama per un lavoro come cantante in Italia: era da un po’ che non salivo su un palco, e da lì in poi non son più sceso. Dopo questa opportunità, infatti, mi si sono aperte altre porte, per questo sono tornato a lavorare in Italia.

Nel tuo repertorio musicale ci sono sia brani in italiano che in inglese. Ti senti più sicuro a cantare nell’una o nell’altra lingua? Cosa ti porta a sceglierne una rispetto all’altra nei tuoi processi creativi?

Dipende: facendo parte di entrambe le culture, cioè essendo nato in Italia e parlando inglese da quando ero molto piccolo – i miei genitori sono nigeriani, e lì la lingua parlata da quasi tutti è l’inglese – tendo ad esprimermi in entrambe le lingue. Sono cresciuto bilingue, anzi di fatto trilingue, con mia madre parlavo sia in inglese che in italiano, quindi cerco sempre di portare nella mia arte queste culture e lingue che fanno parte di me. Ovviamente, per abitudine, nel genere di musica che faccio mi sento più a mio agio a cantare in inglese, ma a volte tradurre il mio linguaggio musicale in un’altra lingua lo interpreto come una sfida verso me stesso. Mi diverte molto, e soprattutto mi permette di far arrivare il messaggio anche alle persone con cui son cresciuto in Italia.

La scelta della lingua dipende da come mi sento quando mi siedo, dove mi porta la penna. A volte, per esempio, sono in giro in bici, mi vengono delle linee melodiche in testa, scrivo quella frase nella prima lingua che mi viene in testa e da lì cerco di sviluppare tutto il testo. Oppure altre volte mi capita di scrivere anche la stessa canzone in entrambe le lingue, perché è proprio il modo in cui mi esprimo. Quindi la scelta dipende sempre dal mood in cui sono o la linea di pensiero che mi porta a scrivere un pezzo.

Cambiamo argomento: quando hai iniziato a lavorare con i ragazzi di FLUIDOSTUDIO?

Ho iniziato a collaborare con loro nel 2019. Lavoravo con Stefano Protopapa (dj e produzione creativa) e Pierpaolo Moschino (produttore), prima ancora che diventassero FLUIDOSTUDIO. Loro sono ormai la mia squadra, mi guidano perennemente.

Il tuo primo EP, Cuor Leggero, è uscito con Undamento, un’etichetta di spicco nel panorama indipendente italiano. Com’è stato lavorare con loro?

È stato molto bello, perché prima di lavorare con loro io mi esprimevo maggiormente in inglese, quindi non cantavo in italiano perché pensavo che il genere di musica che facevo non sarebbe stato credibile in italiano appunto. Invece loro mi hanno spinto sia a scrivere che cantare in italiano, quindi mi hanno fatto capire che avevo l’opportunità di comunicare anche nella mia lingua natale, l’italiano. Hanno creduto veramente tanto nel mio progetto, ed è stata davvero una bella esperienza lavorare con loro.

Com’è nata la collaborazione con Disney-Pixar per cantare il brano Vero Amore nel film d’animazione Soul?

Mi hanno chiamato per un provino, per sentire se la mia voce fosse adatta per quel brano. Ovviamente un po’ d’ansia c’era, dato che stavo provando per la Disney, ma ho cantato e nel giro di un giorno mi hanno richiamato per dirmi che andavo bene per il ruolo. È stato un grandissimo onore.

Con quale artista vorresti fare un featuring nella tua carriera?

Nel panorama italiano mi piacerebbe tantissimo lavorare con Ginevra, Joan Thiele e Venerus. Invece se devo guardare in alto nel panorama internazionale il mio sogno sarebbe collaborare con Frank Ocean, Pharrel Williams… è quello il mio mondo.

Per concludere, quali sono i tuoi prossimi obiettivi come artista?

I miei prossimi obbiettivi come artista sono innanzitutto far uscire il mio prossimo EP, e poi focalizzarmi sul prossimo, iniziare a fare sempre più musica e cercare di conciliare davvero il mondo della moda e della musica, perché sono veramente due passioni al fulcro della mia identità.

Paola Paniccia x Futura 1993: il network creativo creato da Giorgia e Francesca che attraversa l’Italia per raccontarti la musica come nessun altro. Seguici su Instagram e su Facebook!