Per chi non lo conoscesse, e in tal caso si precipiti a recuperare, Tatum Rush è un personaggio. Californiano di nascita ma svizzero d’adozione, ha all’attivo un album, un EP in italiano e sta rilasciando una serie di singoli spaziali (sono altamente consigliati Rosè con Laila Al Habash, Citron Noir e, chiaramente, Too Late) che, a detta sua, sono parte di un “piano diabolico” di cui presto scopriremo la caratura…
Lo stile riconoscibilissimo di Tatum Rush risalta soprattutto nei videoclip delle sue canzoni, praticamente dei corti curati dall’artista stesso e caratterizzati da una ricerca estetica davvero maniacale che si sposa alla perfezione con il sound di ogni produzione.
Ho avuto l’occasione di fare qualche domanda a Giordano in occasione dell’uscita del singolo Too Late, prodotto da Ceri: una ventata di positività e di colori sgargianti che sembra un blend perfetto tra l’attitude dei Village People, i suoni à la Bee Gees e la carica di KC & the Sunshine Band.

Ciao Tatum, o Giordano? Ti senti più l’uno o l’altro?
Mi capita di sentirmi Giordano e poi d’un tratto, vedendo la copertina di una rivista, sentendo un profumo d’ambiente di una boutique di lingerie, vedendo due scie di aerei incrociarsi disegnando una T o di sentire della musica salsa provenire da un terrazzo, di sentirmi Tatum.
Come stai? Ho ascoltato il tuo nuovo pezzo, Too Late, in anteprima e volevo chiederti quale sia la ricetta per produrre melodie così solari e divertenti in un periodo come questo. Infinito rispetto e ammirazione (anche un po’ di sana invidia forse), per te.
Sto bene grazie, ho la fortuna di essere stato educato a vedere sempre il lato positivo in qualsiasi situazione, anche la più difficile. Mi sono creato un presente in cui ho la fortuna di fare principalmente ciò che amo: creare musica, video e arte, leggere, istruirmi, divertirmi, farmi ispirare da persone speciali. Conosco e frequento luoghi bellissimi e se non ho la possibilità di andarci so viaggiare con la mente verso le realtà più paradisiache. Penso sia questa la ragione per cui la mia musica sia così solare.
Sei un cittadino del mondo: sei nato in California ma hai vissuto (e performato) in Francia, Germania, Italia, Svizzera (dove ti trovi attualmente), ma di te non si sa molto. A giudicare dai tuoi geniali ed estrosi video musicali direi che questo alone di mistero rende il tuo personaggio ancora più interessante e, in un certo senso, attraente. Quanto di tutto ciò fa parte della “facciata scenica” e quanto invece c’è del Giordano della everyday life?
Una pessima giornalista americana ha coniato un termine che mi piace tirare in ballo mezzo sul serio: Gypset (Gypsy + Jet Set); sono sempre stato molto nomade (gypsy), mi sposto spesso da una città all’altra con tutto quello che ho bisogno in uno zaino e questa libertà e semplicità mi da l’impressione di essere un miliardario (Jet Set), anzi, anni fa ho frequentato un miliardario in Brasile e oggi mi sembra di avere molte meno preoccupazioni e una qualità di vita migliore della sua.

Quando hai capito che l’arte rappresentava il tuo principale mezzo d’espressione? E qual è stato il percorso che ti ha portato a concentrarti sulla produzione e composizione musicale?
Verso i quattordici anni quando mi introdussero al mondo dell’hip hop, poi a quello della Bossa Nova e poi a quello del Jazz. Sono anche figlio di artisti quindi l’arte è sempre stata cosa sacra in casa. Ho cominciato a comporre quando suonavo jazz, la produzione è arrivata grazie a molte esperienze in vari generi musicali diversi e soprattutto grazie a un periodo più sperimentale che ho vissuto durante i miei studi in arte contemporanea.
Con l’album Drinks Alchemici, il primo in lingua italiana, sei approdato in casa Undamento, una delle realtà indie più importanti del nostro Paese, che da sempre tende a farsi mecenate di artisti dal sound davvero unico e ricercato (penso a Joan Thiele, a SPZ, a Laila Al Habash…). Com’è lavorare con quel team?
Fare parte di una label come Undamento è una cosa incredibile, c’è moltissima passione e rispetto per qualsiasi aspetto legato alla musica, anche per il dettaglio più infimo, sono tutte persone speciali e genuine con una grande visione. La mia collaborazione con Ceri poi mi ha aperto a un intero mondo e uno spazio dove poter esplorare possibilità soniche infinite con la mania di due hacker russi.
Ti ho conosciuto proprio grazie alla collaborazione con Laila: il pezzo è una bomba, siete favolosi. È vera questa storia che vi siete conosciuti grazie all’emoji della rosa tra i direct di Instagram? Che sogno.
Certo che è vero! Gli era piaciuta la mia Citron Noir e via una rosella. Rosé è stata un’avventura spontanea la cui bellezza risiede proprio in quello.
Passiamo a Too Late. Il brano ha delle vibes anni ’80 pazzesche, anche il video è uno spasso, perfettamente in grado di essere coerente al mood mostrandone uno dei possibili immaginari. Vederti correre per Rio de Janeiro in calzoncini e capelli ossigenati che ondeggiano al vento non ha prezzo! Da cosa ti sei lasciato ispirare per sound e videoclip?
Mi ricordo che stavo guardando sbalordito su CNN un rally di Trump in cui ballava sul pezzo Y.M.C.A. dei Village People davanti a una folla in delirio e fra me e me pensavo “questa si che è una hit senza tempo cazzo”. Forse mi sono fatto ispirare dai Village People, ma forse anche dalla colonna sonora di Rocky e quella di Flashdance. Il video è un omaggio a questi ultimi due film.
La produzione del brano è targata Ceri, un veterano di Undamento, con cui hai collaborato anche nella realizzazione di Drinks Alchemici. Siete due menti colorate e interessanti: esiste tra di voi un rapporto che va oltre la musica?
Come dicevo quando siamo in studio siamo come due hacker russi in un sottomarino in missione (per un’opera di bene), è normale che dopo varie missioni si diventa anche buoni amici.
Citron Noir, Rosé e ora Too Late… dobbiamo considerarli il preludio a un tuo nuovo capitolo discografico o “you’re just going with the flow”, facendo uscire un po’ quello che ti fa star bene?
Anche se sono un sostenitore dei “goers with the flow” e lo sono spesso anch’io, questa volta è diverso: ho un piano diabolico.
Grazie mille per il tuo tempo e buona fortuna per tutto!
A voi ragazzi!
Marta Verì x Futura 1993 è il network creativo creato da Giorgia e Francesca che attraversa l’Italia per raccontarvi la musica come nessun altro. Seguici su Instagram e Facebook!