Era il 2019 quando una persona a me molto cara mi inviò una foto dalla prima fila dell'Élysée Montmartre di Parigi nel momento in cui si stavano esibendo Giacomo, nato a Genova che tifa per il Genoa, e Leonardo, nato a Ginevra, che ha vissuto a Siena e che tifa invece per la Sampdoria. Non sapevo minimamente chi fossero ma quel 25 novembre 2019 stavano aprendo il concerto di Calcutta e si presentarono sul palco con il curioso nome de Le Feste Antonacci. Da quel giorno di sei anni fa, i due ne hanno fatta di strada. Hanno composto, prodotto e arrangiato per vari artisti pop francesi, ma poi anche tanta pubblicità, documentari, serie e film per HBO, Netflix, Disney Channel, Cartoon Network, RAI, France Television e chi ne ha più ne metta.

Uno dei duo più duttili che possiamo trovare sulla scena - quindi occhio a chiamarli emergenti - e che ha deciso soltanto a fine giugno di uscire con il primo lavoro che rientra nella nota categoria di "album d'esordio" o "primo disco". UOMINI CANI GABBIANI è un progetto molto interessante che segna, come se ce ne fosse bisogno, la morte del rock (sono stati loro a dircelo). Dentro c'è tutto ciò che vibra: prog, jazz, rock (eh sì, mi dispiace per voi, è un genere duro a morire) con un sound a tratti martellante, fino ad appoggiarsi a ritmiche chitarra e voce, ma non abbandonando mai il loro stile conscious cazzone. Forse sarà per questo che mi piacciono tanto.

Per rompere il ghiaccio: ho letto che uno è tifoso del Genoa e l’altro della Sampdoria. Avete litigato per la questione playout?
Giacomo Lecchi d’Alessandro: Sono fedi dimenticate! Insomma, lo sfottò prima c'era, adesso neanche più quello. Inizia e finisce lì, poi, insomma, non si gioca un derby vero e proprio da un sacco. Poi che la Samp poteva andare in Serie C fa sempre piacere! Ma neanche più di tanto sai, solo per sfottere Leonardo quei pochi minuti e poi basta.
Leonardo Rizzi: Devo dire che anche io ultimamente, per delle questioni di tempo legate alla nascita dei figli, il calcio, non solo genovese, ma in generale, non lo seguo più di tanto.
Quest’anno al Mi Ami siete saliti sul palco con Il Mago Del Gelato. Volevo chiedervi come fosse nato il vostro rapporto e quali differenze vedete con loro nel modo di intendere la musica e la composizione artistica.
Giacomo: Ci siamo incontrati qualche tempo prima proprio a Milano e, onestamente, abbiamo seguito il loro concerto con grande attenzione, divertendoci tantissimo e ci ha fatto piacere vedere che hanno una bellissima dimensione quando suonano live. Ci piaceva così tanto questa grande carica di energia che, subito dopo il concerto, siamo andati da loro e, chiacchierando, si è creata subito anche una bella sintonia, un legame di simpatia reciproca. Rappresentiamo entrambi la morte del rock'n'roll, dai! Questi due camerini riempiti di sfigati, di piccoli nerd, dove si beve tanta acqua e qualche birra... ma solo ogni tanto.

Per presentare il disco avete detto che “un’epoca facile non c’è mai stata, tuttavia sembriamo a un crocevia di fenomeni distinti che stanno compiendo il loro cammino inesorabile e ci sentiamo demuniti”. Mi sono sempre detto che se fossi nato in una qualsiasi altra epoca sarei morto giovane. Anche se un’epoca facile non c’è mai stata, credete anche voi che ora sia sempre - per citare un vostro pezzo - meglio di prima?
Giacomo: Allora, il punto di questa riflessione nasce proprio da questa idea. Ora è meglio di prima è un pezzo che permette di farti un grande numero di opinioni, analizzare più di un punto di vista. Se la vediamo con la prospettiva dell'Occidente è chiaro che "ora sia meglio di prima", a partire dalla democratizzazione dell'accesso alla cultura. La sanità è meglio di prima. Anche io in una qualsiasi altra epoca avrei fatto fatica a campare. Sono una persona che magari va in vacanza, cammina accidentalmente su una spina e mi scaturiscono non so quante infezioni. In un altro secolo credo che sarei morto già cento volte.
Leonardo: Dipende anche l'asse sul quale guardi il tempo scorrere. In altre parole, prima ad esempio c'era gente che leggeva. Leggeva per davvero, leggeva tanto. Ora comunque siamo sommersi di informazioni, tutto il tempo, ed è più difficile specializzarsi davvero in un ambito o soltanto essere veramente al corrente di ciò che accade. Si è allargato un po' tutto, quindi siamo a conoscenza di molte guerre... comunque mi sono dilungato e ora non mi ricordo la domanda.
Anche voi quindi siete concordi con il dire che ora sia sempre meglio di prima? Mi sembra che di mezzo ci sia proprio il ruolo dell'essere umano come parte attiva del discorso e mai in balìa degli eventi.
Giacomo: È vero. Non voglio fare il filosofo, ma il ruolo dell'uomo diventa sempre più complesso. Soprattutto molto più attento a dare un'idea di sé e un'idea del rapporto sempre positivo che ha con gli altri. È un ruolo più di facciata. Adesso ci troviamo ad affrontare nuove apprensioni come il riscaldamento del pianeta o l'intelligenza artificiale come forza creativa.
Leonardo: Quello che trovo peggio di prima è il controllo sulle masse. Prima c'era una generale propaganda, con i tg di destra e quelli di sinistra. Adesso con gli smartphone ognuno viene alimentato dalle proprie psicosi, dalle paure. Ognuno riceve una propaganda fatta su misura per lui e questo è molto spaventoso. E questo sposta voti elettorali ed è in questo senso sistematica l'ascesa della nuova estrema destra in Europa. Arrivano a toccare masse che prima non si riuscivano a destare, con dei contenuti dalla facile digestione e tipicamente nocive per la collettività.
Prima di andare avanti, nel vostro pezzo Uomini Nudi inventate dei neologismi. Mi riuscite a dare una definizione puntualissima di “uomo giacca”? Credo sia inerente a tutto il discorso che stavamo facendo.
Leonardo: Vero! L'uomo giacca è un personaggio attorno al quale noi abbiamo costruito anche tutto il suo mondo. Rappresenta un uomo vestito, che ha accettato una traiettoria di vita, la sua personale e di cui, probabilmente, ne subisce poi il peso. Ci piaceva molto questa idea degli uomini giacca intrappolati in questa città distopica terribile. C'è un po' di immaginario filmico attorno a questi personaggi. Ci siamo ispirati anche a un film degli anni Ottanta, si chiama Momo. Completamente delirante, dove i cattivi erano questi banchieri/uomini giacca, che si irrigidiscono sotto il peso di queste giacche che sono obbligati a portare.
Se aveste avuto posto per un quarto essere animato, dopo Uomini, Cani e Gabbiani chi avreste messo?
Giacomo: Istintivamente mi viene "nuvole".
Leonardo: A me invece pellicani. Una parola che unisce gli uccelli... ai cani.

Torniamo un attimo seri. Siete nel giro da un po’ ma solo ora avete pubblicato l'album d'esordio: quando si decide che è arrivato il momento di fare un disco?
Giacomo: Forse quando qualcun altro decide di chiamarlo così (ridono, ndr.). Seriamente, quando dei pezzi hanno un qualcosa che comunque li tiene uniti.
Mi stai dicendo che leghi questa idea molto al concept che deve avere un album.
Giacomo: Esatto, l'idea di fare un pacchetto più sostanzioso di pezzi. È emerso come un punto d'arrivo di numerosi progetti, cominciati e rimasti lì per un po' in varie cartelle del computer. E via via si sono andati automaticamente sintetizzando, fino a questa selezione qui. Poi c'è un filo conduttore a livello di tematiche, anche di sonorità. Le intenzioni di alcuni pezzi avevano un sostanziale senso comune.
Quindi il concepimento del disco è stato frutto di anni di lavoro?
Giacomo: Alcuni pezzi di improvvisazione risalgono anche a due anni e mezzo fa. La prima è stata Porgi l'altra guancia. È stato bello, perché abbiamo lasciato che i pezzi decantassero e poi serenamente siamo arrivati alla conclusione, non senza sforzo.
Avete parlato di selezione finale di brani perché poi c'erano anche altri pezzi che non avete aggiunto?
Leonardo: Sì, alcuni erano anche stati presi seriamente in considerazione. Visto, però, che ad un certo punto avevamo questa linea guida di parlare di storie di uomini, alcune tematiche non c'entravano più e non abbiamo portato i lavori alla fine.
Giacomo: Abbiamo computer pieni per due, tre, quattro album, ma ci siamo detti che nel caso dovesse arrivare un secondo disco ripartiamo da zero. Quello accumulato sarà in caso il nostro post mortem.
Visto il titolo, non ci fate aspettare tanto come ha fatto Contessa però...
Promettiamo!
Sono molto curioso su come è stata registrata la title track. Eravate distrutti a fine prove ed è uscito quel jingle?
Giacomo: Siccome la nostra occupazione principale è realizzare un sacco di musiche per film e video, spesso e volentieri a fine sessione c'è un momento dove si cazzeggia. Non mi ricordo dove fossimo quando abbiamo registrato Uomini Cani Gabbiani però è una registrazione iPhone.
Quindi con questo telefono appoggiato in mezzo alla sala avete costruito il pezzo dal nulla?
Leonardo: Quasi tutti i brani per Le Feste nascono così. Di getto, anche da un'idea a caso. È un processo creativo molto nostro. E metterla come conclusione del disco ci sembrava la cosa più naturale possibile.
Giacomo: Nel processo creativo abbiamo comunque varie tappe di validazione. Però quello che per noi conta ed è fondamentale è l'intuizione.

In chiusura, volevo chiedervi se pensate che Auroro Borealo abbia fatto bene a levare la sua musica da Spotify.
Giacomo: La trovo una risposta molto forte e bella.
Non per fare l’avvocato del diavolo, ma volevo anche chiedervi una posizione sul commento che gli ha fatto Bebo de Lo Stato Sociale, dicendo che i suoi introiti non dipendono, se non in misura prescindibile, da quella piattaforma. Che ne pensate?
Giacomo: Ma tanto quanto Amazon distrugge la società e il commercio. Credo che in realtà poi la maggior fetta di responsabilità sia quella a disposizione del consumatore. Noi purtroppo di certo entriamo nella categoria dei produttori del servizio. Però la coerenza di Auroro tra discorso e azioni ce la vedo. Cioè, metti anche che tutti i produttori levassero i loro prodotti, no. Per chi non ci campa completamente è chiaramente più facile, ma in ogni caso con le royalties non ci comprano le case.
Leonardo: Comunque non sono al corrente della notizia specifica, ma c'è un sacco di gente che ci campa benissimo da sola con Spotify, eh.
Raga, non discutete davanti a me che sennò sarei la causa del vostro scioglimento dopo un solo disco e mi sentirei un po' in colpa.
(ridono, ndr.)
Giacomo: A parte gli scherzi, con 4000 € al mese un gruppo di cinque non ce la fa secondo me... Auroro Borealo è molto duttile, non fa solo quello, è più un uomo di spettacolo nel senso più generale del termine.
Leonardo: Credo che quello che conti lì è avere un seguito puramente numerico che poi favorisce il resto. Dal tenere in piedi un progetto musicale all'organizzazione dei live fino ad arrivare ad avere la propria musica sincronizzata su film o nelle pubblicità.
Tornando a voi: sono in programma altri video di qualità stile Vacanze Romane nel prossimo futuro o quella wave un po' cazzona è ufficialmente finita?
Giacomo: Ci piacerebbe moltissimo ma per noi trovare tempo per registrare un video è sempre più un problema. Ma se un giorno qualcuno ci aiutasse per fare dei videoclip saremmo più che contenti di farli.
E qual è la prima canzone che scegliereste per un eventuale videoclip?
Giacomo: Siena/Firenze. Abbiamo già un'idea chiara in testa.
Leonardo: Sì, diventerebbe una vera opera audiovisiva, piuttosto che solo audio. Sarebbe proprio una clip che accompagna la musica. Come in La vita fa schifo, che poi è diventata un'opera a sé stante rispetto alla canzone.
