23 settembre 2022

"Non chiamatemi solista": intervista a Oliver Sim (the xx)

Hideous Bastard: letteralmente tradotto come "odioso bastardo". Il primo un aggettivo dispregiativo, il secondo un'apostrofe spesso usata come insulto. Due parole che Oliver Sim, bassista e voce degli xx, ha deciso di utilizzare per intitolare il suo primo disco, uscito lo scorso 8 settembre per Young. La prima cosa che si pensa leggendo questo binomio è che sia il biglietto da visita dell'artista, una confessione pubblica di un sentimento di sottomissione di fronte al lato oscuro della propria persona, un apparente denigrarsi che si riflette in molti dei testi di queste 10 canzoni, dove si parla spesso di paure, vergogne e mascolinità. Tonalità opache che non a caso hanno portato parallelamente alla pubblicazioni di un cortometrggio presentato allo scorso Festival di Cannes e ora disponibile su Mubi, il cui trailer all'inizio recita propria "Earlier you told me about a dark heart".

I personaggi che però troviamo alternarsi nei pochi secondi di presentazione si muovono su sfondi colorati, hanno un che di grottesco ed esagerato, indossano costumi pieni  di lustrini, si baciano a simboleggiare che quelle canzoni non sono un concentrato di negatività bensì un modo di riflettere su se stessi e interiorizzare tematiche personali spesso complesse e spinose che così possono essere guardate da un nuovo, più luminoso, punto di vista. Ciò è reso tramite le magistrali produzioni dell'amico e compagno di band Jamie, che tramite tocchi leggeri e delicati di drum machine, che già conosciamo bene dai dischi degli xx, note di piano e cori elettronici  apre e spalanca il disco ad una luminosità eterea e gli regala sonorità estremamente eleganti e sofisticate. Brani come GMT e Saccharine sono delle vere e proprie perle su cui cullare le anime più romantiche, mentre Romance With A Memory riuscirà a coinvolgere anche i più rigidi grazie al suo accattivante hook cadenzato.

Mi sono totalmente innamorata di questo album e ho avuto il piacere e la fortuna di passare mezz'ora su Zoom con il suo creatore, Oliver, in diretta da Hackney durante una caldissima giornata d'estate. Aplomb inglese, una timidezza nascosta da una buona dose di battute, per una bellessima chiacchierata che è andata così.

Come sono andati i concerti fino ad ora?

Bene, bene, per ora ho finito! Ho finito fino (fa il gesto di stare in silenzio ndr) a quest’autunno quando ne avrò degli altri (recentemente annullati ndr), ma sono andati bene. Sono stati duri perché tutto quello che ho fatto fino ad ora, la mia intera carriera musicale da quando ho 15 anni, è stato essere in una band con i miei migliori amici e da loro ho così tanta sicurezza e supporto, che non avere quelle due mani da stringere è spaventoso.

Posso immaginare.

Ho anche provato a non suonare il mio basso per tutto il tempo che è il mio scudo, mi protegge. Ma alla fine i concerti sono andati alla grande. Andare in studio è bello, lo adoro, fare musica è fantastico ma suonare live e essere in grado di vedere i volti delle persone è così immediato e speciale.

E anche vedere la reazione del pubblico!

Sì, e sapere il tipo di persone che verrà al mio spettacolo. Ho sicuramente visto delle facce famigliari provenire dai concerti degli xx ma anche persone nuove ed è stato bello. Nell’ultimo show che ho fatto a Londra metà del pubblico era composto da amici, mia mamma e mio papà, la mia famiglia, perciò è stato duro, è molto più facile suonare di fronte a degli estranei che di fronte a chi ami. È stato folle ma è andato bene, sono stato in grado di vedere mia madre per tutta la durata del concerto (fa una faccia imbarazza ndr) ma va bene così.

ionicons-v5-c

Parlando del disco. Hideous Bastard, è il tuo primo album da solo e tutti voi 3 state intraprendendo carriere soliste al momento. Tu quando hai iniziato a pensare “questo è il momento giusto per farlo”?

Ehm, non da molto perché non ne sentivo il bisogno, non lo volevo, non pensavo nemmeno avrei potuto farlo. Non pensavo ne avessi le capacità, ma più di tutto non lo volevo perché sono parte di una delle mie band preferite, con due delle mie persone preferite e questo è tutto ciò di cui ho bisogno. Abbiamo fatto l’ultimo disco, I See You, poco dopo che Jamie aveva pubblicato il suo album solista. I See You suonava di gran lunga meglio, perché Jamie aveva fatto il suo disco, aveva imparato un sacco, aveva questa nuova sicurezza in se stesso, aveva nuovi modi di lavorare, nuove idee, nuovi sound e aveva sviluppato la sua propria identità. Credo forse che quella sia stata la prima volta che io e Romy abbiamo pensato fosse una cosa che potevamo fare anche noi, ma più per la band, capisci cosa intendo? Cerco di evitare di dire “intraprendo la carriera solista”, perché continuo a far parte degli xx, quella è la mia casa, la mia priorità, lì è dove c'è il mio cuore. Però avevo voglia di imparare cose nuove, avevo voglia di arrivare al prossimo album della band come ha fatto Jamie, con nuove idee per renderlo migliore. Sì, non è qualcosa che ho voluto per tanto tempo.

Il disco è stato prodotto da Jamie, corretto? Come è stato lavorare solo con lui e non come una band?

Sì! È stato decisamente diverso. Tutto nella band è democrazia, tutto è interesse condiviso. Jamie è stato un grande, non è uno che si fa prendere dall’ego, è stato davvero generoso, perché normalmente ci incontriamo nel mezzo e per il mio disco invece Jamie è entrato nel mio mondo. Non abbiamo la stessa raccolta di dischi, non abbiamo le stesse reference. Per esempio io ho scavato molto nel cinema che amo, in particolare negli horror. A Jamie non piacciono particolarmente, ne è spaventato, ma si è seduto con me e ha guardato i film che mi hanno ispirato. Sai, è un disco abbastanza queer e Jamie è un uomo etero, ma si è fatto coinvolgere nel tema. Penso che lui sia così cool (ride ndr) e si è creato un modo di lavorare diverso tra di noi. È stato davvero gentile con me e lo rispetto.

Anche se non è un disco degli xx, trovo davvero carino che vi supportate a vicenda con tutte le vostre uscite, è bellissimo e credo non sia così comune che capiti.

Sono così orgoglioso di loro e si ritorna a quella cosa del “questo è il mio album solista”. Non ho intrapreso una carriera solista, faccio ancora parte degli xx, così come Romy e Jamie, è tutto sotto lo stesso ombrello. È divertente: Romy sta lavorando al suo album in questo momento, lo sta finendo ed è completamente diverso dal mio, davvero lo è. Ho imparato a cantare con Romy, non avevo la sicurezza di cantare da solo, quello è lo spazio sicuro dove ho imparato a cantare, ho sentito la musica che sta facendo ed è così diversa dalla mia. Provo a cantare le sue canzoni e non ci riesco, poi lei prova a cantare le mie e non ci riesce; è come se gli xx fossero casa, quando lei esce va in questa direzione (indica a sinistra ndr) e io invece vado di là (indica a destra ndr). Mi entusiasma lavorare di nuovo con lei perché cosa starà imparando da quello che sta facendo? E come suonerà la combinazione di ciò che abbiamo fatto? È mia sorella, io sono la sua cheerleader (ride ndr).

ionicons-v5-c

È adorabile! Ho ascoltato il tuo disco per tutta l’ultima settimana e lo trovo parecchio personale. Penso sia un atto di coraggio aprirsi in questo modo, specialmente per una persona timida. Cosa ti ha portato ad aprirti così tanto con i tuoi fan?

È interessante, per me è più facile essere onesto quando scrivo canzone rispetto che nelle conversazioni, perché il songwriting non è una conversazione, è una conversazione con te stesso, ma non c’è un botta e risposta. Non devo essere nella stanza quando qualcuno ascolta, non devo sostenere lo sguardo di nessuno (ride ndr). La cosa che mi sono sforzare di fare è avere quella conversazione e quello è il momento in cui le cose sono davvero cambiate per me. Ho fatto un disco che parla di vergogna e paura e l’unico modo in cui sono stato in grado con successo di alleviarle è stato semplicemente parlarne. Quello è un po’ il mio obiettivo con questo album, semplicemente condividere le cose con cui sto facendo fatica, non auto-flagellarmi o sentirmi una merda o peggio, ma l’opposto. Ho conosciuto Jimmy Somerville, volevo lavorare con lui per tante ragioni: per esempio perché ha una delle voci più belle sul pianeta e per ciò che rappresenta, ma anche perché pensavo fosse intrepido, pensavo non avesse paure. Ora posso considerarlo un buon amico, non è senza paura, ne ha tante, ma ha comunque fatto le cose che ha fatto che lo rendono ancora più speciale, le ha attraversate e ne ha parlato. Questo è quello che sto provando a fare, ho ancora paura, tutto ciò è spaventoso per me, ma ci sto provando (ride ndr).

Come hai appena detto, nel disco ci sono tante paura e tanta vergogna, ma hai dichiarato che l’esperienza di scriverlo e registrarlo è stata completamente l’opposto. Quali sono i migliori ricordi che hai della registrazione di Hideous Bastard?

Alcuni di questi sono romantici e sono tra i miei preferiti (alza le sopracciglia in modo ammiccante ndr). Ricordo un inverno inglese, da tipo gennaio a marzo: è così brutale, davvero brutale, sono sicuro che lo sai bene anche tu, fa così freddo, è scuro, sembra che vada avanti per sempre. Un inverno Jamie è andato in Australia, aveva dei concerti ed è rimasto lì per lavorare e io ho pensato “non posso stare qui, non posso rimanere qui mentre lui è lì”, perciò l’ho seguito. Sono state le prime session per il mio disco, abbiamo lavorato lì e abbiamo fatto dei road trip da Sydney a Byron Bay, ascoltando musica, sentendo per esempio i Beach Boys, che poi siamo finiti per campionare. Sono tra i ricordi più gioiosi, non sono necessariamente i più forti e significativi, ma sono davvero allegri.

ionicons-v5-c

La prima traccia, Hideous, è personalissima anche perché per la prima volta hai parlato pubblicamente dell’HIV. Perché hai preso questa decisione e come è stato il percorso che ti ha portato qui?

É stato un viaggio molto lungo. Mi è stato diagnosticato quando avevo 17 anni perciò 16 anni fa. Non saprei, quando ho avuto la mia diagnosi il modo di farci i conti, il modo di occuparmene, era avere il controllo, tipo “come posso controllarlo? So perfettamente a chi l’ho detto, so che è al sicuro con loro, questo è il modo in cui lo controllerò”. Quello è il modo in cui ho pensato di funzionare per tanto tempo e con il tempo ho capito che non lo stavo controllando, era lui che controllava me. La decisione di scrivere Hideous non è stata semplice, ma è stata impulsiva, la ragione per cui è all'inizio del disco è che mentre la scrivevo pensavo “devo farlo o non devo farlo? Fanculo, farò quello”, perciò ho scritto il pezzo, è stato alla fine che ho preso la decisione di farlo. È stato super impulsivo perché, come ti dicevo, scrivere è più facile che avere una conversazione e ho pensato che avrei potuto semplicemente gettarlo lì fuori nel mondo. L’ho scritto nel mio statement, ma davvero mia mamma mi ha dato una grossa mano, perché è stata la seconda persona, la prima è stata ovviamente Jamie, a sentirla, e mia madre disse: “è drammatica, magari qualche piccolo passo all’inizio, forse inizia ad avere una conversazione che penso tu non voglia avere” e ho seguito il suo consiglio. Quelle conversazioni sono state difficili, ma man mano che le facevo diventava sempre più facile e con ognuna di loro andavo sempre più fuori dal mio cerchio ristretto e poi mi sono trovato a parlarne con i giornalisti che incontravo per la prima volta. In ognuna di esse lasciavo un po’ andare il controllo, poi ho fatto il film, c’erano tante persone che non conoscevo nella stanza, nel momento in cui ho dovuto pubblicare il singolo non era più un segreto gelosamente custodito, non era più mio, era fuori nel mondo e non mi è sembrato drastico, non mi è sembrata una rivelazione. Ho sicuramente avuto dei momenti in cui non mi sono sentito a mio agio, ma penso sia ok. Credo che condividere qualcosa di  personale in un modo pubblico non sia normale (ride ndr), sarà ponderato ma non lo rinnego. Mi sono curato molto negli scorsi anni.

Sono stata molto toccata quando ho letto il tuo post perché di recente ho letto questo libro che credo sia stato tradotto in inglese, Febbre di Jonathan Bazzi, un giovane scrittore italiano che ha una storia molto simile.

Me lo sto segnando, ci darò un occhio!

Il libro è molto emozionante ed è scritto benissimo, è la sua storia e l’ho letto in una settimana, è bellissimo.

Uhhh, lo leggerò, grazie!

ionicons-v5-c

Hai menzionato tua mamma, Jamie, persone a cui sei affezionato e che sono importanti e in Hideous dici “I have people in my life that really love me”. Quali sono state le figure più importante nella creazione e registrazione di questo album?

Sai, nel disco ho parlato parecchio della mia famiglia: mia mamma, mio papà, mia sorella e la mia matrigna, Tracy, mi sono stati molto di supporto e mi hanno reso la persona che sono. E poi Romy e Jamie. Ci sono momenti in cui mi addormento e mi sento quasi tormentato ma c’è una cosa che non dubiterò mai e che non mi farà mai sentire triste: il fatto di sentirmi così fortunato ad avere queste persone nella mia vita, non cambierei mai per nessuna ragione al mondo, sono davvero fortunato ad averli. Con questo album però ho anche voluto fare qualche nuova amicizia, adoro Romy e Jamie e per quanto pensi che siano le uniche persone di cui ho bisogno, posso farmi altri amici. Ho fatto uno sforzo per contattare altri artisti, per esempio artisti queer che particolarmente ammiro, specialmente vecchi artisti queer. Non diciamo vecchi, ma con più esperienza (ride ndr). Artisti che hanno in un qualche modo fondato le basi per molti di noi, gente come Jimmy, Elton, John Grant. Volevo sapere da loro, volevo il loro supporto, volevo le loro storie. Quelle relazioni mi hanno fatto crescere, mi hanno davvero accudito e supportato, gli sono grato.

Nell'ultima canzone, Run The Credits, menzioni Romeo e dici “Romeo dies, he dies in the final scene”. Come mai hai scelto proprio questo personaggio?

Alle volte penso di non dover spiegare troppo le canzoni perché se qualcuno dei miei artisti preferiti spiegasse una canzone e non corrispondesse all’idea che ho io sarebbe una vera delusione, sarebbe proprio deludente. In quella canzone volevo fare riferimento a diversi personaggi, sai non mi sono mai accostato a personaggi come il Principe della Disney, ma a personaggi come Patrick Bateman o Buffalo Bill, che sono stati i primi personaggi che ho visto negli horror e che mi hanno affascinato, perché c’è qualcosa di abbastanza queer in loro: Buffalo Bill sicuramente, ma anche Patrick Bateman, o Norman Bates di Psycho, Hannibal Lecter per me è un’anziana queer. Quelli erano personaggi che mi dicevano qualcosa, il Principe della Disney non ha fatto nulla per me, gli eroi d’azione non hanno fatto nulla per me. Romeo, sai, è l’archetipo romantico, non c’è qualcuno di più grande di lui (ride ndr).

È voluto il fatto che hai messo una scena in cui un personaggio muore proprio alla fine?

Sì, nella mia testa il disco è un film, un horror, perciò ha un intermezzo, una fine, un cattivo e Run The Credits era la fine che volevo. È abbastanza oscura, ma è anche una canzone pop molto celebrativa, finisce con una nota alta ma con un pizzico di oscurità, che era proprio il termine che volevo per questo film.

ionicons-v5-c

Quali sono le tue reference cinematografiche in generale?

Molti dei personaggi di cui ti ho parlato: quindi ad esempio Buffalo Bill e Hannibal Lecter, Il silenzio degli innocenti, Norman Bates, Psycho, Patrick Bateman, American Psycho, ma sono un certo tipo di personaggi, tipo dei mostri. Ci sono anche altri personaggi che adoro come le eroine, i personaggi femminili che erano bellissime e femminile ma anche forti ed arrabbiate. Da bambino quando le vedevo pensavo “fantastico”, avevano la combinazioni di qualità che volevo avere io, volevo essere un po’ femminile e avere la capacità di presentare me stesso in modo meraviglioso, ma volevo anche essere arrabbiato e forte. Non sentivo di poterci riuscire, e va bene, perciò quando le vedevo al cinema significava molto per me.

E qualche regista in particolare?

Yann Gonzalez, non lo dico perché ci ho lavorato per il corto che ho fatto. Non l’ho contattato nemmeno per dirgli “lavoriamo insieme”, l’ho contattato perché ero un suo fan. Fa ciò che io provo a fare con la mia musica, crea dei film horror che sono dark, violenti e spaventosi, ma allo stesso tempo sono molto divertenti, effemminati, colorati e assurdi, pieni di significato e emozionati, tiene insieme luce e ombra allo stesso tempo, che è quello che ho provato a fare con la mia musica e che volevo imparare da lui, perciò siamo diventati amici. Sì, dico Yann.

(c) Casper Sejersen