Se mai dovessi paragonare Storie di un appuntamento, il nuovo album di Angelica, a un quadro, sarebbe sicuramente Impressione, levar del sole (Impression, soleil levant) di Claude Monet. Il nuovo viaggio che ci propone la cantautrice di Monza è basato su di un mondo sonoro con una patina vintage fatta di colori pastello non ben nitidi e distinguibili a primo impatto tra loro. La forza del disco è, paradossalmente, la sua innata spontaneità e incompiutezza. È un lavoro valido, solido; impressionista. Nato in un contesto en plein air, proprio come gli artisti impressionisti erano soliti realizzare i loro dipinti, il disco si è poi preso una scena tutta sua, più intima, anche a causa dell'emergenza sanitaria che stiamo vivendo da marzo scorso. Angelica, senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi esterni, ha lavorato sodo tutto questo tempo a un dipinto bellissimo, la cui cornice è composta da pellicole analogiche ed esperienze personali raccontate con gli occhi di una donna che sa creare il suo spazio dove esprimersi in piena libertà. Il secondo disco, un'opera più matura e composta rispetto al suo esordio in Quando finisce la festa ma non per questo meno coinvolgente.
Claude Monet, con Impressione, levar del sole, generò la corrente artistica oggi nota a tutti con il nome di Impressionismo. Angelica, con Storie di un appuntamento, ha creato un innovativo ibrido musicale con un sound fresco, moderno ma che, al contempo, strizza l'occhio all'universo vintage, al quale resta, giustamente, ancorata.
Qual è stata la prima canzone che hai scritto dopo Quando Finisce La Festa?
Credo non sia uscita! Io scrivo un sacco e poi butto anche via... però prima che ho scritto di questo disco credo sia stata De Niro.
Quali sono secondo te le differenze nel processo di scrittura e stesura che hai incontrato tra il primo e il secondo album?
Il primo è nato a casa, da sola, scrivendo, facendo provini. Non c'è stata una grande collaborazione se non dopo, nella fase in studio e di produzione. Mentre, prima di tutto, questo disco è nato in un momento completamente diverso: ero in giro a suonare, ho scritto le canzoni in maniera più estemporanea perché facevo altro, quindi nei giorni di pausa, stavo a casa e buttavo giù delle cose. È nato pre-pandemia, nel mezzo è arrivata, quindi delle influenze ci sono state: anche certe frasi sono state scritte dopo. La pandemia stessa ci ha interrotto i lavori, ci ha rotto le uova nel paniere.
Com’è nata Karma, la canzone, a mio avviso, che strizza più l'occhio all'immaginario pop dell'intero disco?
Ero andata a casa del mio batterista, un musicista fantastico: Rabbo, Raffaele Scogna. Ci siamo messi a suonare, un po' cazzeggiando anche con Daniela e Valerio che sono gli altri due musicisti con cui suono dal vivo. Loro sono diventati una famiglia, Daniela e Raffaele vivono assieme, quindi mi avevano un po' adottata in quel periodo. Abbiamo cominciato a suonare ed è uscito questo giro alla tastiera e da lì ho cominciato a scrivere il testo: mi ci sono voluti cinque secondi. Credevo fosse provvisorio, invece mi girava perciò l'abbiamo tenuto. Alla fine, oltre al giro di basso, il resto è stato inserito successivamente.

Qual è il concept dietro il disco?
Secondo me il concept lo capisci dopo. Nel senso che raramente uno parte nello scrivere un disco con un'idea chiarissima, magari ci sono dei riferimenti sonori, estetici o di tematiche, ma lo capisci più chiaramente quando vai avanti. Non c'era un concept, se non io che stavo cambiando, maturando, facendo un percorso personale e quindi, inevitabilmente, questo è entrato in maniera preponderante in tutte le canzoni.
C’è una canzone alla quale tieni particolarmente?
Non precisamente. Sono tutte fotografie di momenti per me molto importanti, quindi non ce n'è una in particolare: forse una che mi fa stare meglio quando l'ascolto, un momento felice è Il Momento Giusto.
Com’è stato lavorare con un producer come Riccardo Montanari?
Lui è un musicista stupendo. All'inizio lo conoscevo come persona ma non tanto bene come musicista. Ovviamente sapevo del suo progetto con i Belize ma poi scoprire che dietro Riccardo c'era una persona di quel carattere... è stato incredibile. Stare in studio con lui mi è piaciuto molto. Ha fatto un post su Instagram qualche giorno fa che ti dà un po' l'idea di come è stato stare in studio assieme: ci siamo veramente divertiti, c'era un clima stupendo, leggero, che non avevo mai sperimentato. In studio ero sempre stata un po' una pesantona e, invece, fare le cose con leggerezza è stata veramente una liberazione. Riccardo ha un super gusto musicale e, noi, avendo più o meno la stessa età (rispetto a tutte le persone più grandi con le quali ho sempre collaborato) abbiamo condiviso alcuni background che abbiamo simili e questo mi è piaciuto.
Andiamo un po' indietro nel tempo, quando ancora c'era la possibilità di fare i concerti: com’è nata la possibilità di essere la cantante di spalla nel tour italiano di Miles Kane?
È nata in maniera completamente casuale. Io ero a Firenze e lui anche perché doveva fare un videoclip. Una sera, in un locale a Piazza Santo Spirito che si chiama Volume, ci eravamo messi a suonare canzoni di Mina e simili con una chitarra acustica alle tre di notte. Lui è entrato con degli amici che abbiamo comuni e si è subito divertito perché gli piace tantissimo la musica italiana, soprattutto le voci femminili anni '60. Da lì è salito sul palco, abbiamo iniziato a suonare assieme i Beatles fino all'alba, siamo rimasti in contatto e poi diventati amici. Quando è tornato in Italia e ha fatto il tour è venuto abbastanza spontaneo il fatto di accompagnarlo dal vivo.
Siccome i primi tuoi due dischi ne sono privi, ti chiedo: con quale artista vorresti fare un featuring?
Secondo me deve nascere tutto da una necessità. Ci sono alcuni pezzi che chiamano la collaborazione quindi la fai, altrimenti se non nasce spontanea, non saprei dirti. È bello collaborare però deve essere comunque una cosa naturale. Sicuramente è una cosa che succederà, non voglio passare per... misantropa! Ti dico che anche quando mi sono messa a fare delle cose, poi sono rimaste negli hard-disk perché si trasformavano facilmente in serate in amicizia, più che lavoro. Forse perché sono una persona poco seria...
Credi che la chiusura del disco con Comodini abbia la stessa potenza evocatrice di Quando finisce la festa (il brano che chiude il tuo primo disco)? Come mai hai voluto lasciare anche qui una vena malinconica alla fine?
Per me l'inizio e la fine di un disco hanno una grande importanza, è veramente come quando fai un concerto. L'inizio e la fine di un viaggio devono avere senso perché sono i due punti più importanti (e, comunque, anche tutto il percorso lo è). Comodini mi sembrava un bel sapore da lasciare alla fine. Quando finisce la festa credo duri dieci minuti, era un delirio, più uno sfogo, mentre Comodini così com'è nata, è rimasta. È acerba e incompleta e proprio per questo mi piace. Analogica nel modo di concepirla.

Una domanda sull'organizzazione per l'uscita del disco: come hai selezionano i tre singoli in uscita? In altre parole: perché proprio quelle scelte?
Prima di tutto L'Ultimo Bicchiere non doveva proprio diventare un singolo perché il disco doveva uscire prima ma non abbiamo fatto in tempo per ovvi motivi e ci siamo detti di far uscire un altro pezzo. Eravamo indecisi tra De Niro e L'Ultimo Bicchiere ma io avevo voglia di un po' di romanticismo, di atmosfera e ha prevalso l'ultima scelta. Di L'Ultimo Bicchiere avevamo tantissime versioni e, alla fine, ero riuscita ad impormi dicendo che non volevo la batteria e... ci sono riuscita! Era una cosa molto estemporanea, che avevo voglia di comunicare in quel momento lì. Mentre per gli altri pezzi eravamo d'accordo tutti: io, i produttori, l'etichetta. Ci piacevano.

Chiudo chiedendoti: qual è l'artista che, per te, potrebbe essere la rivelazione di questo 2021?
Che responsabilità! Mi verrebbero da dirti un sacco di nomi di persone amiche, quindi non sono molto oggettiva. Ti dico una mia amica che ha fatto uscire un disco molto bello e che è un'artista che mi piace molto: si chiama Elasi, gli voglio anche molto bene. Ho sentito un po' di cose che sta facendo e non sono uscite e trovo che sia una ragazza molto interessante. Mi sento di sostenerla perché la ritengo una persona veramente valida: poi bisogna essere solidali... tra donne!