09 maggio 2025

Un notturno percorso di crescita: intervista agli Studio Murena

Dopo aver ascoltato per la prima volta Notturno, l'ultimo disco degli Studio Murena, mi sono lasciato qualche giorno per lasciarlo sedimentare e poi ho riletto a tempo perso soltanto i testi, senza musica. Anche se, a primo impatto, i ritmi non fossero proprio semplici e catchy da ricordare, ho riflettuto sul fatto che nella complessità musicale di quasi ogni pezzo ricordassi comunque la melodia, nonostante stessi leggendo soltanto dei versi. È questa maturazione la cifra stilistica che si riconosce nella nuova fatica della band. Un rapporto che tra i membri del gruppo prima sfocia in amicizia e poi, successivamente, in lavoro. Una rarità incredibile che Lorenzo Carminati, Amedeo Nan, Giovanni Ferrazzi, Marco Falcon, Matteo Castiglioni e Maurizio Gazzola sanno canalizzare in professionalità. Mi ha fatto piacere avere la possibilità di parlare con quattro di loro, perché pur se Studio Murena è un'anima sola, i suoni che escono dalla loro bocca sono polifonici, ognuno con un grado di introspezione diverso. Notturno scava proprio lì, nel subconscio del gruppo (prima che dell'animo umano) e probabilmente si tratta del disco più personale che hanno mai realizzato. Proprio da questa analisi del sé è iniziata la nostra chiacchierata.

Studio Murena
Studio Murena | © Irene Tancossi

Mi sembra che la vostra maturazione sia passata anche dal rifuggire facilonerie per abbracciare più una complessità che resta comunque comprensibile, non fine a se stessa o che capite soltanto tra di voi. L'avete notato?

Amedeo Nan: È difficile per noi percepirlo, probabilmente è così complesso perché viviamo queste dinamiche dall'interno, però, in realtà, siamo molto contenti di sentirlo. Ce lo siamo anche un po' dato come obiettivo di questo disco. Personalmente molte volte vorrei cancellare la mia memoria e avere la possibilità di poter ascoltare i brani da zero. Ascoltando le tue parole, pare che effettivamente questa operazione sia riuscita. Non è cambiato molto il nostro modo di comporre o di buttare giù un'idea. Restano sempre delle jam session che si portano dietro delle piccole idee melodiche. Un riffettino, magari una linea di basso. Siamo sempre noi e lo facciamo sempre, più o meno, allo stesso modo. Ad essere cambiate sono le dinamiche di alcuni di noi all'interno del gruppo.

Lorenzo Carminati: Siamo democratici, abbiamo una prospettiva molto orizzontale e questo ci piace molto. Penso che più che semplificare, questa volta l'intenzione era cercare di essere più scorrevoli, non non soltanto semplificando, ma mascherando un po' la complessità. Prova ne è il fatto di esserci ascoltati di più e aver dato più spazio alla voce. È venuto tutto in maniera molto naturale questa volta e credo che sia uscita fuori una maturità collettiva dell'intero progetto che prima avevamo meno.

Ho notato un’evoluzione anche di tematiche. In questo disco pare non abbiate filtri a parlare di voi stessi. Mi è sembrato un lungo viaggio notturno di spostamento tra una data di un live e un’altra, in van assieme a voi. Avete avuto questa sensazione anche voi una volta ascoltato il disco oppure avete avuto altre suggestioni?

Marco Falcon: È andata veramente così. Quando abbiamo portato l'idea a Tommaso, lui ha ascoltato il lavoro demo ed è stato il primo a suggerire Notturno come titolo. Anche a lui i pezzi ricordavano in modo diretto questo tema, sia dal punto di vista delle personalità, sia per alcuni testi che sono stati proprio scritti in quel contesto lì, come Another Day with Another Sun. Questo brano, nello specifico, parla proprio di uno spostamento tra una data del tour e l'altra. Di notte. Tutto ciò è molto rappresentativo di questi due anni passati tra WadiruM (il loro disco precedente, ndr.) e questo nuovo lavoro.

Studio Murena
Studio Murena | © Irene Tancossi

Parlando di featuring: ce n’è uno in Notturno che vale la pena di essere raccontato per come è nato il rapporto di collaborazione o, magari, perché l’artista vi ha sorpreso in positivo?

Lorenzo: Quello con Willie (Peyote, ndr.) va raccontato! Era il 1° maggio 2023, al Concertone di Taranto. Diluviava. Arriviamo allo Spazioporto, dove viene fuori naturalmente un concerto molto più intimo, ma in cui poi abbiamo avuto modo di chiedere a Willie se aveva voglia di fare un intervento nel nostro concerto. Lui ha fatto una strofa di Peyote451 (L'eccezione) e poi alla fine è stato lui a dirci di fare un brano assieme. In sala, poi, aveva scelto una strumentale nella quale aveva meno spazio. Allora poi abbiamo scritto insieme da zero tutto il pezzo e la sua presenza è stata più importante.

Amedeo: Comunque con tutti gli artisti che hanno collaborato è andata così. La collaborazione spesso nasce da un'amicizia. Un rapporto artistico che c'è da tempo: con Mezzosangue, ad esempio, ci conosciamo da quattro anni.
Se non ci fosse quell'interesse di fondo di conoscenza dell'altro sarebbe veramente complicato.

Marco: Ci rendiamo conto che è complesso per un'artista esterno inserirsi dentro il nostro nostro sound. Non cerchiamo mai di metterli a loro agio con un suono più simile a loro.

Forse è anche anche un modo per farli calare in un ambiente che non hanno mai vissuto.

Maurizio Gazzola: Certo, tutti gli artisti con i quali finora abbiamo collaborato ci hanno dimostrato come riescano facilmente a cambiare il loro livello di introspezione. Questo è raro ma finora è sempre successo e credo sia la forza dei nostri feat.

La copertina di "Notturno" degli Studio Murena
Studio Murena - "Notturno"

In Notturno credo sia cambiato anche il vostro livello di introspezione. WadiruM era un territorio lontano, altro, qui mi sembra che invece siete un po’ ritornati a casa ma forse ancora dovete trovarne una stabile.

Lorenzo: C'è anche da dire che WadiruM l'abbiamo scritto durante il periodo della pandemia. Eravamo molto più cellule isolate, anche se poi comunque tutta la musica l'abbiamo fatta insieme in studio. Il modo e il mondo nel quale vivevamo era molto più isolato mentre in Notturno, con l'esposizione verso gli altri, è ovvio che i sentimenti che ci attraversano cambiano di prospettiva. Alcune volte aiutano. In questo caso ti direi che sono più "densi". Tutta questa urgenza credo che poi avesse bisogno di essere espresso in musica e il risultato è tutto in questo disco. Non abbiamo avuto paura a raccontarci. A dire anche quello che è il nostro punto di vista.

Maurizio: Lollo (Lorenzo Carminati, ndr) è stato molto bravo, perché narrativamente è partito con l'idea di raccontare se stesso ma, allo stesso tempo, è riuscito ad inserire un sacco di riferimenti e sensazioni che potrebbero avere tutti. Credo sia stato un bellissimo esercizio, perché poi in questo modo è anche più facile immedesimarsi e ritrovarsi nelle sue parole.

In un paio di pezzi si inserisce il rap sghembo di 24kili. Vorrei chiedervi - citandovi un vostro pezzo - se è la vostra Baba Jaga di questo disco, quindi una creatura mostruosa, parallela al rap di Lorenzo. 

Lorenzo: Assolutamente sì. È l'easter egg. Mi ha gasato soprattutto perché è venuto fuori in maniera completamente random. Era un suggerimento di un membro del gruppo e subito ci è piaciuto come estetica e immaginario. Rompe un po' alcuni schemi.

Studio Murena | © Irene Tancossi

Sarebbe interessante riutilizzare questo escamotage anche per il futuro

Lorenzo: Più che altro stiamo pensando bene a come poterlo portare sul palco concretamente.

Amedeo: Aspetta ti faccio vedere in anteprima quale sarebbe l'idea...

*Amedeo mi mostra l'idea super segreta per portare in scena 24kili. È molto figa. Per adesso fidatevi, poi lo vedrete ai live.

Scendendo più nel particolare sui brani: Tre porte di paura è probabilmente la canzone che mi ha colpito di più. Sia strutturalmente che musicalmente parlando. Vorrei chiedervi non tanto come sia nata ma in quale momento è arrivata. Soprattutto perché si parla di una tematica - quella della psicoterapia - che sta diventando sempre meno tabù ma ancora si fa fatica alcune volte ad accettarla e prenderla sul serio

Amedeo: È arrivata in momenti molto distanti tra loro, perché la strumentale c'era ancor prima dell'uscita di WadiruM. Ma è una strumentale effettivamente molto complessa e non riuscivamo ancora a trovare la chiave di volta per renderla al massimo. Era nata con l'idea di essere una post-track. Perché comunque non c'è un vero ritornello e il fulcro è rappresentato da tre strofe diverse. Abbiamo avuto anche una mezza idea di proporlo ad altri tre rapper, così che ognuno potesse cantare una strofa, ma invece ce la siamo tenuta lì...

Lorenzo: ...un po' perché forse non abbiamo ricevuto degli "ok" da alcuni rapper... (ride, ndr) ma anche un po' perché forse era giusto andasse così. Per questo disco l'abbiamo riproposta a Tommaso (Colliva, che ha prodotto il disco, ndr.) e ci è venuto in mente che, dato che comunque si parlava già del tema della notte, ci mancava indagare la parte della psicanalisi e della terapia. Anche il senso dell'incubo. Vedo la notte anche come un percorso di crescita personale, al di là del discorso della psicologa/psicoterapeuta strettamente presente nel pezzo.

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Jazzhighlanders è stato il vostro unico singolo che ha anticipato il disco, mi è parso un manifesto di cosa significa essere parte degli Studio Murena. Anche per voi è stato un rimettere al centro le vostre identità e volontà musicali?

Lorenzo: Il brano parla oggettivamente di questo. Validare l'originalità di chi suona e che ha bisogno di esprimere e di esprimersi attraverso la musica. Ci piaceva l'idea che suonasse anche come una sorta di teaser del disco. A tutto ciò si sono aggiunti i lavori di Matteo (Castiglioni, ndr.) che è tastierista ma fa anche tutte le vision art e di Paolo Proserpio che ha curato la copertina.

Vorrei chiudere coralmente con una domanda per tutti. Qual è stato lo sforzo e il lavoro più complesso e difficile da realizzare per Notturno?

Lorenzo: Tre porte di paura e la sua realizzazione. È forse stata la canzone più complessa, ma per questo è tra le mie preferite.

Maurizio: Ti direi il riuscire a quadrare certi rapporti interni tra di noi. Trovare la giusta armonia per portare avanti il progetto. Credo ci sia stato un sacco di lavoro in questo senso e ognuno ha fatto la propria parte. Abbiamo trovato un giusto equilibrio senza il quale non saremo riusciti a tirare fuori la coesione che serve per creare un disco.

Però, sono sincero, non immagino che prima non lo facevate...

Maurizio: È cambiato il rapporto. Dopo otto anni le dinamiche interne cambiano continuamente e ci sono un sacco di tensioni che si creano, che si sciolgono e bisogna impararle a gestirle. Perché all'inizio, sai, è molto più semplice in un certo senso quando vedi che c'è un progetto e funziona e la dinamica viene di conseguenza. 
Alla lunga bisogna trovare un giusto equilibrio, soprattutto perché abbiamo passato un periodo un pochettino più turbolento tra i due dischi ma, crediamo, siamo riusciti a tirarne fuori qualcosa di molto bello.

Amedeo: Per me è stato complesso aspettare così tanto tra un disco e l'altro. WadiruM è uscito a maggio 2023, mentre la prima session di Notturno è stata a luglio del 2023. Poi abbiamo fatto un enorme lavoro in studio con Tommaso. Nel frattempo sono nati nuovi suoni e anche altri pezzi.

Maurizio: Per me la grande difficoltà è stata il rendere scorrevole la complessità. In altre parole, già il sentire e vedere la voce più in risalto rispetto agli altri dischi mi ha fatto capire che stavamo lavorando bene.

Matteo: Mi accodo a questo, sono d'accordo. Bisognerà capire come rendere questa complessità scorrevole anche per i live, perché nei concerti dovremmo far convivere tre dischi diversi con un racconto coerente. Anche solo questa è una sfida difficile dal punto di vista dell'arrangiamento. Ma le sfide ci piacciono!

Studio Murena | © Irene Tancossi