24 agosto 2022

"Voglio avere un pubblico consapevole" - intervista a Gianluca Gozzi, direttore artistico del TODAYS Festival

Manca pochissimo all'inizio della settima edizione dei TODAYS Festival 2022. Dal 26 al 28 agosto, in una cornice molto stimolante, andrà in scena uno dei festival più interessanti dell'intero panorama nazionale con artisti internazionali. Dai Black Country, New Road ai Primal Scream, dagli Squid agli interessantissimi suoni proposti dagli Yard Act. Ce n'è veramente per tutti i gusti in questa rassegna che si propone alternativa, al passo con i tempi e che vuole stravolgere anno dopo anno tutte le regole di come si fanno i festival in Italia; veramente. Non solo musica, ma anche tanti panel integrativi, con temi e dibattiti sulla sostenibilità ambientale e il recupero degli spazi urbani. Lo scrittore Henri Lefebvre disse che "ogni società è nata all'interno di un dato modo di produzione e le peculiarità di questa cornice hanno dato forma al suo particolare spazio": non c'è citazione più adatta per introdurre la nostra chiacchierata con la poliedrica voce di Gianluca Gozzi, direttore artistico del TODAYS, con una precisa idea in testa: che i pubblici, pur essendo eterogenei, devono essere consapevoli, soltanto così potremmo riappropriarci dei nostri spazi e, consequenzialmente, della nostra vita, che è armonia.

Mancano pochi giorni all'inizio del Festival: cosa si fa normalmente in questi giorni di attesa ?

Allora, intanto si spera (e tanto) nelle condizioni meteo!
Seriamente, ci sono tanti lavori da dover ultimare: sistemazione bar, palchi, accoglienza... è un lavoro enorme. Negli ultimi dieci giorni passiamo da un dieci, quindici lavoratori ad un centinaio che svolgono mansioni diversissime, ma tutte ugualmente fondamentali.

Parlando di lavoratori dello spettacolo: per le ragioni note, l'edizione 2020 non è stato possibile organizzarla: cosa ne pensi del trattamento che è stato loro riservato durante la pandemia? Di coloro che lavorano dietro le quinte? Le condizioni, oggi, a due anni dalla pandemia, sono migliorate? Penso anche ai Bauli In Piazza e alle loro proteste. Che fine hanno fatto?

Ricordiamo tutti com’è iniziata, no? Con un “ringraziamo gli artisti che ci intrattengono facendoci ridere”. Questo perché in Italia non c’è rispetto per il lavoratore nel mondo della musica, per le maestranze che lavorano dietro le quinte. Non sono lavori riconosciuti legittimamente, sono manchevoli anche sulla carta d’identità. La bolla di queste persone è esplosa e i lavoratori in nero sono usciti come funghi.
Ti faccio un esempio che può aiutare a spiegare questa situazione: se io voglio invitare un gruppo a suonare nel mio locale, loro devono essere iscritti ad una cooperativa sennò non posso pagarli a modo. Uguale per il catering, per offrigli un panino o una bibita dietro le quinte, lo scambio non può essere fatto in “natura”.
Penso che l’occasione sia stata importante, cioè quella di mostrare anche a chi non è dentro questo settore che esistono degli “invisibili”, ma non è stato fatto abbastanza. Resta il fatto che noi, anche come TODAYS, vogliamo un pubblico consapevole, perché un pubblico con più strumenti è un pubblico capace di selezionare e di vivere un domani in armonia con il prossimo.

Siamo alla settima edizione: quali potrebbero essere tre aggettivi per definire questa edizione e perché è differente dalle altre?

Non ti direi aggettivi, quanto più verbi. Prima di tutto l’osare. Non mi piace replicare copie sbiadite delle scorse edizioni bensì provare a fare sempre qualcosa di innovativo. Quest’anno abbiamo osato molto, invitando molti artisti e gruppi spesso sconosciuti ancora in Italia (ma che hanno il loro risalto, invece, all’estero). Un’altra caratteristica è sicuramente rappresentata dal colmare il cosiddetto gender gap, inserendo in cartellone, soprattutto nella giornata inaugurale, molte artiste donne.
In continuità, invece, con gli anni passati c’è la voglia di far tornare a casa le persone con l’idea di fargli dire: “Che cosa ho appena visto?!”, magari con una punta di sorpresa inaspettata. È troppo facile condurre spettacoli, rassegne musicali e basta, noi di TODAYS, come detto prima, osiamo e lo facciamo anche producendo un cartellone e invitando artisti borderline, di difficile comprensione, ancora tutti da scoprire, per poi generare nel pubblico una piacevole sorpresa.

Due le location: sPAZIO 211 e l'ex Fabbrica Incet. Cosa rappresentano questi spazi per un festival come TODAYS?

Sono fondamentali. Incarnano l’anima del festival: non soltanto sono dei contenitori, ma delle casse che risuonano la musica e le esigenze della zona in cui sono collocati. sPAZIO 211 è nella estrema periferia torinese, dove ancora oggi c'è alto traffico di spaccio e utilizzo di droghe. La musica è un riflettore importantissimo per queste zone, oltre a goderti un concerto, rifletti sul dove esso sia stato fatto, è un’opera di riqualificazione continua e ciclica, che fortunatamente da sette anni stiamo portando avanti con risultati sempre maggiori.

La lineup è di tutto rispetto, ma per chi è dall'esterno c'è questa curiosità: quanto tempo prima vengono selezionati gli artisti e come procedete con il lavoro di lineup?

In Italia purtroppo abbiamo pochi festival che possono chiamarsi con questo nome. Esse sono più rassegne musicali, perciò a questa domanda posso risponderti in due modalità: una decisamente romantica, che dice che realizziamo la lineup degli artisti secondo le nostre esigenze, ascolti e totale volontà e l’altra, molto più veritiera, cioè quella che in Italia le band che partecipano ai festival internazionali arrivano soltanto di passaggio, nei cosiddetti day off tra un festival grande ed un altro. Noi comunque cerchiamo sempre di bilanciare entrambe le esigenze e proviamo a comporre un cartellone di livello ogni anno. Anche quest'anno crediamo di esserci riusciti.

Ho notato anche che, oltre ai concerti, c'è tutta una parte "secondaria" del festival chiamata TO_lab: ci vorresti introdurre i progetti "Torino Giungla Urbana" e "Esseri Reciproci"?

Sono dei panel extra musica. Il ToDays è un festival che va al di là del mero concerto da guardare ed ascoltare. Ci sono riflessioni che vanno dalla digitalizzazione all’, appunto, ecosostenibilità in fatto di problematiche e risorse ambientali. Così è Torino Giungla Urbana, presentato dai torinesi Eugenio In Via Di Gioia, coadiuvati da Fridays For Future e Lifegate. Esseri Reciproci, invece, sarà l’ultimo contributo nelle tre giornate, ma non per importanza. L’idea alla base è quella che se siamo ecosostenibili viviamo più in armonia. Noi stessi anche viviamo meglio, soprattutto dal punto di vista igienico-sanitario e non solo psicologico. Piantare alberi non fa soltanto bene al pianeta, ma anche a noi esseri umani e questo è uno dei tanti messaggi di sviluppo sostenibile che vogliamo far passare.

Quali artisti presenti nel cartellone non vedi l’ora di ascoltare quest’anno?

Allora ti direi… dopo. Vediamo. Ossia, per noi che lavoriamo dietro le quinte non è mai facile guardare un concerto. Lo vivo più come un meta-conerto, dai racconti delle persone evinco alcune situazioni o sensazioni globali che mi danno un’idea di insieme, di massima. È bello anche così, una novità inedita per chiunque, invece, fruisce del concerto in una modalità classica. Sicuramente mi piacciono i Black Country, New Road ma anche i Primal Scream che ci portano su orizzonti non di revival, bensì di continuità stilistica e musicale mi affascinano. Diciamo che l’idea di base è quella di voler creare un network tra tutti gli artisti presenti, un continuum, un filo conduttore che li leghi tutti assieme per creare qualcosa di speciale ed in questo, ad esempio, punto tanto sull’opening degli Yard Act.

Per concludere: raccontaci un aneddoto che ha caratterizzato questa edizione nella sua fase di programmazione...

Allora ne ho uno personale, però vale la pena di essere raccontato. Da pochi mesi sono diventato papà e questa è stata la prima volta che dirigevo il festival con un bebè in braccio. Il rischio è stato quello che poteva da un momento all'altro prendere la tastiera, digitare parole in un linguaggio astratto e inviare mail a chiunque.
La fatica più grande, ti dirò, è proprio quella quando sei intento nel concentrarti e nel portare a termine un determinato progetto per il TODAYS e puntualmente arriva tuo figlio che ha bisogno di qualsiasi cosa. Quest'anno è stata dura, ma si è rivelata una piacevolissima novità.

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