Nel 1989 l’ONU approvava la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e da allora tutti gli stati del mondo, a eccezione degli USA, hanno aderito. Per questo motivo venerdì scorso e il 20 novembre di ogni anno, la data esatta in cui venne ratificata la dichiarazione, si celebra la giornata mondiale dedicata ai bambini ai loro diritti. Con qualche giorno di ritardo ecco l’omaggio musicale a una ricorrenza veramente importante.
D'altronde la musica, quell’insieme di note spesso mescolato con le parole con cui si inizia a convivere fin dalla prima ninna-nanna, è divertimento ma anche autoriflessione, può essere intimità ma è, soprattutto, socialità. È ballare da soli davanti allo stereo a cinque anni e farlo in compagnia alla prima festa di compleanno organizzata con gli amici. La musica favorisce la comunicazione e addirittura può diventarne una forma non verbale necessaria: è il caso della musicoterapia e di tutte le sue possibili declinazioni i cui destinatari sono molto spesso proprio i bambini. Le metodologie creative musicali possono essere degli strumenti compensativi essenziali per i disturbi dell’apprendimento, per la sindrome di Down e per l’autismo, soprattutto nei primi anni di vita.
La musica è taumaturgia emozionale, soprattutto in quella fase «intollerante», per dirlo alla Caparezza, che è l’adolescenza. Dalla voglia di avventura e di scoperta si passa improvvisamente nella terra di mezzo al confine con l’età adulta, dove in realtà non esiste alcuna mezza misura. Si prova felicità assoluta o infelicità deprimente, a tratti si ha l’impressione di aver visto e compreso tutto il mondo, salvo poi rendersi conto del contrario un minuto dopo. Da qualcuno è descritto come il peggior periodo della propria vita, altri lo definiscono con nostalgia come il più grande rimpianto, altri ancora come gli anni migliori. Una delle immagini più efficaci l’ha fornita Stephen King nel racconto Il Corpo: una lunga ferrovia da percorrere nel cuore dell’estate.
In questa lista ho selezionato dieci canzoni indie (ma non troppo) che parlano dell’infanzia e dell’adolescenza. Che la lunga camminata abbia inizio.
Kids - MGMT
La scelta è banale, ma è un primo passo necessario e imprescindibile. Questa è una delle canzoni con la quale è cresciuta la mia generazione e quella che, grazie al caratteristico sound elettronico, nostalgico e psichedelico, ha portato il duo newyorkese al successo internazionale. Il testo parla dell’infanzia e della sua spregiudicatezza, il videoclip mette in risalto il contrasto con la vita adulta. Il bambino protagonista vede negli adulti che lo circondano dei mostri spaventosi, l’unica eccezione è sua madre che, però, appare completamente distaccata e disinteressata nei suoi confronti.
All’inizio del video viene citato Mark Twain, forse il narratore dell’infanzia più celebre, autore che da bambino ha perso la propria ingenuità fin da subito, affrontando la morte di tre fratellini e vivendo a stretto contatto con la schiavitù. Tom Sawyer e Huckleberry Finn sono diventati col tempo simboli della purezza e della scaltrezza dei bambini, della lotta contro la «civilizzazione» forzata del mondo adulto che distrugge ogni illusione e paladini dell’amicizia vera. Per Twain e i suoi personaggi l’infanzia è uno stato sociale, un modo di vivere a stretto contatto con la natura, magari tra gli alberi di una foresta.
You were a child crawling on your knees toward it
Making momma so proud but your voice was too loud
We liked to watch you laughing
You picked the insects off plants, no time to think of consequencesControl yourself, take only what you need from it
A family of trees wanting to be haunted

Hey, Ma - Bon Iver
Senza dubbio i,i è uno dei dischi migliori usciti nel 2019, per le numerose sfaccettature sonore che propone e per l’emotività dei testi e della voce di Justin Vernon. La quinta traccia colpisce fin dal primo ascolto per l’atmosfera di dolcezza creata dalla tastiera elettronica dalla quale emergono senza troppe distorsioni le parole rivolte alla madre.
I waited outside
I took it remote
I wanted a bath
"Tell the story or he goes"
"Tell the story or he goes"
Hey, Ma esprime il desiderio di tornare a rivolgersi alla propria madre con la stessa certezza assoluta di quando eravamo bambini, cioè che scaccerà via ogni brutto pensiero e qualsiasi incubo, con un bacio oppure semplicemente raccontandoci una storia o una ninna nanna. Capita spesso di fantasticare e di coltivare l’illusione che ogni nostro problema possa risolversi come un tempo, «When our momma sang us to sleep».

Raconte-moi une histoire – M83
Esiste una rana speciale che si può trovare solamente nella foresta e basta sfiorare la sua pelle rugosa con la mano per iniziare a vedere il mondo da una nuova prospettiva senza smettere di ridere. La voce infantile femminile ci conduce per mano in una favola fantastica. Questa canzone non parla di bambini ma parla per mezzo di essi, usufruendo al meglio di una base elettronica con ritmo saltellante e spensierato come quello di una filastrocca. Gli M83 hanno creato un brano solo all’apparenza per bambini, ma che a tutti gli effetti è un regalo rivolto agli adulti per tentare di farli tornare a sognare come un tempo, immergendosi nel mondo magico delle storie.

Champion of the World – Coldplay
Immagino che starete già pensando che i Coldplay son ormai lontanissimi dal poter essere definiti indie, perlomeno dopo il fin troppo colorato A Head Full of Dreams (2015). Ma probabilmente non avete ascoltato il loro ultimo lavoro Everyday Life (2019), passato colpevolmente (o fortunatamente, dipende dai punti di vista) in sordina. Champion of the World è forse il brano più «europeo» del doppio album che spazia tra disparati stili musicali, passando dall’Africa al mondo arabo. Nato come omaggio per Scott Hutchinson, leader dei Frightened Rabbit morto suicida, tratta il tema della depressione dal punto di vista di un bambino, come si può evincere dal videoclip dove Chris Martin si muove nel corpo di uno scolaro bullizzato dai compagni e incompreso dai propri genitori.
L’outro del pezzo è un vero e proprio omaggio ai sogni infantili e all’immaginario da cui essi traggono ispirazione, come il cinema:
So I'm flying on my bicycle
Heading upwards from the Earth
I am jumping with no parachute
Out into the universeI have E.T. on my bicycle
Because giving up won't work
I am riding on my rocketship
And I'm champion of the world

The Kids Don't Wanna Come Home – Declan McKenna
Tra i 54 articoli della Convenzione Onu il dodicesimo definisce il diritto di espressione del bambino nelle questioni che lo riguardano. The Kids Don’t Wanna Come Home esprime il disagio di essere giovani e la necessità di una maggiore considerazione da parte del mondo adulto nel quale non ci si riconosce e del quale si giura di non voler mai entrare mai a far parte. Non a caso Tom Waits e Joey Ramone urlavano al mondo «I don’t wanna grow up». Essere bambini o adolescenti oggi è forse ancora più complicato che in passato per via della mancanza di prospettive e certezze che il mondo non riesce più a fornire.
I don't know what I want, if I'm completely honest
I guess I could start a war, I guess I could sleep on it

Kids With Guns – Gorillaz
Gli orrori, la violenza, la paura nei confronti di ciò che è diverso, la ricerca continua del nemico e la diffusione delle armi condizioneranno in maniera inesorabile le generazioni future. È questo quello che Damon Albarn sostiene nella terza traccia di Demon Days (2006): il mondo del futuro sarà probabilmente popolato da adulti armati che si comporteranno in maniera istintiva come i bambini. La realtà caotica plasma i sogni infantili cambiando coordinate ed obiettivi, prima si voleva diventare astronauti, oggi dei gangster e dei signori della strada.
The street desire (push it real, push it)

Pumped Up Kicks – Foster the People
6 dicembre 1989 École Polytechnique de Montréal, 20 aprile 1999 Columbine High School, 14 febbraio 2018 Marjory Stoneman Douglas High School. Sono solo alcune delle più gravi sparatorie avvenute all’interno di un edificio scolastico ad opera di studenti. Pumped Up Kicks cerca di penetrare nella mente di un adolescente di nome Robert che trovata una pistola decide di dare sfogo alla propria rabbia sparando ai suoi compagni di scuola. Mark Foster nello scrivere il testo ha dichiarato di essersi ispirato alla propria adolescenza, quando era vittima di bullismo, e al trauma vissuto dal cugino del bassista Cubbie Fink, sopravvissuto al massacro alla Columbine: l’obiettivo è riflettere sui problemi mentali giovanili e sulle possibili concause come l’isolamento familiare e scolastico.
La grandezza di questa canzone sta nel far collidere la gravità del testo con l’ottimismo e la spensieratezza della musica. Una linea di basso entra in testa al primo ascolto e dà vita ad un contrasto che si nota solamente quando si riesce a smettere di tentare di fischiare il ritornello sovrappensiero e si pone attenzione alle parole.

Fluorescent Adolescent – Arctic Monkeys
Di canzoni che parlano della nostalgia della vita da adolescenti, delle feste, dei primi amori ce ne sono a non finire, basterebbe attingere dalla discografia pop-punk anni Novanta / Duemila per averne a sufficienza. Qui si è optato per la band indie per antonomasia, gli Arctic Monkeys. Fluorescent Adolescent è il ricordo nostalgico e femminile di una giovinezza ormai sfumata, sostituita da una vita noiosa e priva delle soddisfazioni (anche sessuali) del passato.

1979 – The Smashing Pumpkins
Il doppio album Mellon Collie and the Infinite Sadness (1995) ha compiuto venticinque anni lo scorso 23 ottobre e tra le numerose perle al suo interno conteneva questo pezzo. Una delle band che da sempre esprime quel sentimento malinconico e disilluso nei confronti della vita è quella capitanata da Billy Corgan e mai come in questa canzone la nostalgia si tocca con mano, anche da chi, come me, nel 1979, non era nemmeno nei pensieri dei propri genitori. In quel fatidico anno Billy aveva dodici anni ed entrava nel controverso mondo adolescenziale, uno «shakedown». L’atmosfera quasi new wave, le immagini ed i ricordi che si susseguono, come la piccola cittadina dormiente attraversata all’alba in auto con gli amici, hanno segnato un’epoca. Un brano che parla nostalgicamente della fine degli anni Settanta ma nel quale trova la propria identità non solamente la generazione X, ma inevitabilmente anche quella dei millennials dei primi anni Novanta: la cosiddetta generazione Y, intrappolata in un decennio di passaggio, il decennio dell’adolescenza si potrebbe arditamente sostenere, e disposta a rimpiangere un passato mai vissuto pur di soffocare le incertezze che il nuovo millennio portava con sé.
Shakedown, 1979
Cool kids never have the time
On a live wire
Right up off the street
You and I should meet
Junebug skipping like a stone
With the headlights pointed at the dawn
We were sure we'd never see an end
To it all

City with No Children – Arcade Fire
Altro doppio album, altro anniversario, questa volta dieci anni. (Giuro che è un puro caso). La sesta traccia di The Suburbs (2010) è il classico pezzo alternative rock con protagonista la chitarra elettrica che, però, gli Arcade Fire amano mescolare, in particolare nel ritornello, con il loro spirito a metà strada tra la dance anni Ottanta e il pop. La tensione che permea l’intero album si avverte in ogni singola canzone e qui si esprime nella constatazione di essere cresciuti e che con noi è cambiato anche il mondo.
The summer that I broke my arm
I waited for your letter
I have no feeling for you now
Now that I know you better
Il ricordo di un amore giovanile fa da sfondo e da contrasto alla vita adulta che a confronto appare decisamente incolore. La frenesia della città e le sue strade hanno fagocitato ogni residuo di giovinezza, come avevano già fatto notare gli Offspring nel 1998, e i bambini sembrano scomparsi.
I feel like I've been living in
A city with no children in it
A garden left for ruin by and by
As I hide inside
Of my private prison

Senza Titolo – Senza Autore
Quest'ultimo posto è per quella canzone che tenete nascosta e che ascoltate quando siete soli e certi che non vi possa scoprire nessuno, quella canzone che vi ricorda la vostra infanzia e che non volete condividere con nessuno per paura che perda quel potere magico di farvi viaggiare nel tempo. Ce l’hanno tutti e non è detto che sia il brano che ascoltavate da piccoli, può essere anche abbastanza recente. Può rientrare nell'indie o essere sfacciatamente commerciale. Ciò che conta è la sua capacità, attraverso i suoni o le parole, di trasportarvi altrove facendovi rivivere le medesime sensazioni di quando eravate molto più piccoli e ingenui di quanto lo siate ora.
Se malauguratamente questa canzone rientrasse tra le dieci proposte sopra fate finta di nulla e cercate di non arrossire. Sostituitela con uno degli easter eggs inseriti tra le righe di questa lista e nel frattempo, senza farvi notare, trascinatela in basso fino a quest’ultima posizione speciale.