13 febbraio 2019

7 canzoni non convenzionali da dedicargli/le

San Valentino: il giorno dedicato a quel marasma che ogni tanto ci si trova ad avere in testa, fatto di palpitazioni, pensieri irrealistici e emozioni contrastanti. C’hanno provato in tanti a descrivere quel miscuglio di sensazioni in cui il desiderio si fonde con la dolcezza, l’odio con l’adorazione, le lacrime ai sorrisi. Ci hanno scritto libri, poemi, ci hanno dipinto quadri e ovviamente ci hanno scritto canzoni. L’amore è senza dubbio il tema più ricorrente in musica, una delle ispirazioni più grandi, quella che è riuscita a far scrivere agli Oasis un capolavoro come Wonderwall e a Lucio Battisti più della metà della sua discografia. Ma come sto cercando di scrivere (inutilmente) non è facile descrivere ciò che succede, ciò che si prova, tanto che alle volte non si trovano le parole, oppure si torna ad utilizzare frasi già fatte. A San Valentino è facile cadere nel banale: le solite frasi, i soliti biglietti con le stesse forme e gli stessi colori, le stesse canzoncine. Ispirata da un biglietto molto poco convenzionale trovato in un piccolo negozietto di Londra in cui si leggeva “I want to take picture of you naked” e dalle farfalle nello stomaco, ho scelto 7 canzoni che in modo molto particolare raccontano cosa si prova proprio per quella persona che ha lo strano potere di provocarvi una felicità spasmodica e di farvi girare la testa a 360 gradi, e che volendo potete dedicare alla vostra dolce metà.

 

St. Vincent – New York

“New York isn’t New York
Without You Love

And if I call you from First Avenue
Where you’re the only motherfucker in the city
Who can handle me”

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Se la città dove state non è la stessa senza il vostro partner in crime, beh ragazzi, senza dubbio siete proprio innamorati. Capita di passare in posti in cui siete stati insieme e ripercorrere come se fosse un film una serata passata su quella panchina, una battuta detta sotto quel lampione, un bacio scambiato in mezzo a quella piazza, come se quella persona fosse un fantasma che compare a ricordarti quanto belli siano stati quei momenti. Ma lui/lei non è lì, ed ecco che infatti viene definito con immensa tenerezza “motherfucker”. Odi et amo come disse Catullo, tanto da insultarlo e definirlo contemporaneamente l’unica persona capace di tenerci testa. Musicalmente, il tutto viene reso con un piano che segue il ritmo delle parole a cui si contrappone un synth che dà al pezzo il ritmo, rendendola una canzone capace di commuovermi ogni volta che la ascolto e di sciogliere i cuori più freddi.
Da usare se: il/la tua/o lei/lui vi manca così tanto da rendere Milano o Roma delle città vuote, o se vi volete così bene da aver finito tutti i nomignoli con cui chiamarvi.

 

Cosmo - Regata 70

“In te
c'è qualcosa di diverso,
qualcosa che non so,
qualcosa che non vedo.
Un mistero, una foresta
dalla terra alla mia testa.
Qualcosa che vorrei,
ma non ho”

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Chi mi conosce, sa che adoro Cosmo tanto da aver riempito pagine di una Moleskine con i suoi testi per dedicarli a qualcuno in un futuro prossimo. I testi di Cosmo sono sinceri, senza pochi giri di parole, talmente semplici che immaginare ciò che viene raccontato viene praticamente spontaneo. Regata 70 fa parte del secondo lavoro del cantautore elettronico, “L’ultima festa”, ed è un racconto personalissimo dell’autore, un sogno bizzarro, quasi inquietante, accompagnato da un ritmo trascinato e trascinante da cui emergono i beat festaioli caratteristici di Cosmo, un brano con quelle sonorità non più assordanti, perfetto per concludere una serata. La voce e il testo la fanno da padrone, con un primo verso in cui chiunque innamorato ci si tufferebbe. Si parla di quella caratteristica, quella peculiarità, quella stranezza, quell’aura inspiegabile che tante volte ci attrae a qualcuno, che alla domanda “perché ti piace così tanto?” non sappiamo dare una risposta, quella cosa che ti fa sorridere spontaneamente anche quando sei solo. Ma che tante volte, per le ragioni più svariate, non si ha a portata di mano.
Da usare se: tra voi e il vostro amato intercorre qualche chilometro di distanza, o se al/la vostro/a lui/lei piace da matti l’elettronica.

 

Nick Cave & The Bad Seeds – Into My Arms

“I don’t believe in an interventionist God
But I know, darling, that you do
But if I did I would kneel down and ask Him
Not to intervene when it came to you
Not to touch a hair on your head
To leave you as you are
And if He felt He had to direct you
Then direct you into my arms”

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Un pianoforte a coda, nero, lucido, Nick Cave in completo nero, camicia bianca aperta fino al petto che suona senza l’accompagnamento di nient’altro. Non credo si possa chiedere di meglio. Solo la voce profonda, avvolgente di Cave e il piano danno vita ad una ballata toccante, da lacrime. L’amore descritto qui è qualcosa di talmente grande, da essere paragonato a Dio e venir riportato nei versi successi con la lettera maiuscola, è qualcosa di maturo, radicato in chi sta cantando, in cui la devozione fa tutt’uno con la completa accettazione dell’altro, tanto da chiedere che rimanga così com’è. Il posto in cui rifugiarsi, in cui avere fede e sentirsi al sicuro diventano le sue braccia, nello specifico un abbraccio stretto, dolce, interminabile. Melodia e testo creano una scena intensa quanto il Il Bacio di Klimt.
Da usare se: avete una storia che dura da parecchio o vi sentite un po’ Morticia e Gomez Addams.

 

Mini Mansions – Vertigo

“I thought I wasn’t, but I was losing my mind
Oh, when she showed me how the night was supposed to sound
I realized it and then whenever I shut my eyes

Let’s make love to one another (run for cover)

Don’t you know now
Give you that vertigo”

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Alcol, sigarette e tette, e avete fatto San Valentino. Il video per questo pezzo è piuttosto strano e oltre alle 3 cose prima citate, vede la partecipazione di Alex Turner come interprete del secondo verso. Un verso da lui stesso scritto, che comprende citazioni criptiche prese da vecchi film e da diverse canzoni degli Arctic Monkeys. La canzone ha un ritmo incalzante e accattivante, il crescendo di batteria iniziale scandito dalle note di tastiera trasporta l’ascoltatore verso una manciata di minuti dal retrogusto anni ’60, ipnotici e sensuali. Sensuale è forse l’aggettivo che più rappresenta questa canzone. Il titolo significa letteralmente “vertigini”, quelle che ti percorrono da capo a piede quando si sente la presenza di qualcosa o qualcuno di eccitante, tanto da perdere completamente la testa e di conseguenza ogni inibizione. Poi quando la presenza si fa fisica e tangibile... Il seguito lo potete immaginare.
Da usare se: volete una notte di passione o se avete una faccia tosta grande quanto quella di Turner.

 

The Killers – Bones

“Don’t you wanna come with me?
Don’t you wanna feel my bones on your bones?
It’s only natural
Don’t you wanna swim with me?
Don’t you wanna feel my skin on your skin?
It’s only natural”

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Seconda traccia estratta da “Sam’s Town”, con un video diretto da Tim Burton, Bones è uno dei caratteristici anthem in stile Killers: chitarre potenti, cori, grandi tastiere, la voce ridente di Brandon Flowers, in poche parole l’indie della golden age targato 2006. Impetuoso e dolce allo stesso tempo, il pezzo è un invito all’intimità, a stare vicini vicini, a volersi bene, tanto che nel bridge sembra quasi di vedere il cantante tendere la mano alla propria amata, per tirarla verso di sé e tenersela stretta fino al momento in cui non diventeranno una cosa sola, un "big blob of love" come ho sentito dire ad un concerto qualche giorno fa.
Da usare se: lei è segretamente innamorata di Brandon Flowers (come non darle torto) o se, oltre ad essere dei veri indie kids, quando uscite insieme sembrate i protagonisti di The End Of The Fucking World.

 

The Libertines – You’re My Waterloo

“You’ll never fumigate your demons
No matter how much you smoke
So just say you love me
For three good reasons
And I’ll throw you the rope”

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Prendete un piano, la voce malinconica e malconcia di Pete Doherty, qualche arco, un video in bianco e nero in cui due innamorati vagano in una Londra avvolta dalla notte. Ne uscirà una di quelle ballad semplici e pulite, con la giusta punta di tristezza, per chi ha nostalgia dei bei tempi andati. Waterloo, per chi non lo sapesse, rappresenta la disfatta di Napoleone, la battaglia in cui anche il famoso condottiere fu costretto a capitolare. Ammettere che qualcuno è il vostro/a Waterloo è come dire, in modo molto poetico, che avete finalmente trovato la persona capace di “stendervi”, cioè di placare i vostri animi, a cui bastano poche semplici parole per farvi stare più tranquilli, quella persona per cui siete felici di deporre la corona di enfant terrible o con cui siete fieri di condividerla.
Da usare se: siete convinti di aver appena trovato la vostra anima gemella o se per il vostro stile tra i vostri amici siete i Pete e Kate del gruppo.

Freak Antoni - Però quasi

“Baciami, fammi passeggiare
Sulla porcellana dei tuoi denti,
Regalami tutte le tue fusa di piacere
Quando facciamo l’amore
Quando facciamo l’amore”

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L’ex cantante degli Skiantos venne escluso dalla rosa di partecipanti al Festival di Sanremo per le sue canzoni, tra cui questa, contenuta in un omonimo EP del 2012. La voce e la melodia al primo ascolto possono apparire quasi irritati, una base simile a quelle per il karaoke, una voce non proprio intonatissima. Questa canzone sembra un grande scherzo, il nome dell’artista non vi dirà praticamente nulla, allora perché includerla? Quando ci si sofferma sul testo, è difficile rimanerne indifferenti. Vi sfido a non farvi strappare un sorriso. Chiudere gli occhi e immaginarsi ogni verso del pezzo viene naturale, ci si sofferma su ogni piccolo dettaglio, dall’arcobaleno al gelato, che per quanto belli e buoni non sono mai quanto chi si ama. Il pezzo è diretto, schietto, senza alcun filtro, ma allo stesso tempo con una bizzarra poetica tutta propria che potrebbe renderlo il brano più originale da dedicare a San Valentino.
Da usare se: le frasi dei Baci Perugina vi stanno strette o se una delle cose che avete in comune è il fatto di essere gattari.