21 ottobre 2022

Le 10 canzoni degli Arctic Monkeys di cui non puoi fare a meno

Ormai ci siamo quasi, il grande giorno è arrivato: domani esce The Car il nuovo, attesissimo album degli Arctic Monkeys. Per l'occasione la nostra redazione ha stilato una lista di dieci canzoni (troppo poche per la loro immensa discografia, lo sappiamo) che tutti dovrebbero conoscere, se questo fosse un mondo perfetto.

Don't believe the hype.

- Don't Sit Down 'Cause I've Moved Your Chair 

Quel drop, quel drop, signore e signori, è un capolavoro, è TUTTO. Turner nei primi 40 secondi ipnotizza l'ascoltatore: una sequenza di note alla chitarra ripetute in loop che hanno lo stesso effetto di un pendolino che oscilla da sinistra a destra, una voce ammaliante che pronuncia frasi sconnesse, il carismatico frontman ci mette pochissimo ad avere la nostra attenzione. Allo scoccare del quarantesimo secondo schiocca le dita e ci risveglia di colpo. Si abbatte improvvisamente nell'orecchio dell'ascoltatore uno tsunami di chitarroni, batteria e basso che insieme costruiscono un suono pieno, energico, traboccante. Il risultato è un brano che arriva dritto in faccia con la forza di un pugno sferzato da Mike Tyson, un banger caciarone ma allo stesso tempo pieno di cazzimma con un testo che potremo definire dadaista. Serve aggiungere altro? Questo singolo ha tutti gli elementi per essere iconico.

ionicons-v5-c

- 505 

Basterebbe anche solo il tappeto d'organo iniziale, rubato direttamente dalla colonna sonora di Ennio Morricone per l'intramontabile Il Buono, il Brutto e il Cattivo e sul quale si inserisce poi la voce di Alex Turner, per chiuderla qui. E invece quello che a detta del quartetto di Sheffield risulta essere il primo brano d'amore degli Arctic Monkeys non si accontenta, e anzi cresce costantemente di intensità, come qualsiasi amplesso che si rispetti. Così si aggiungono prima una leggera base di percussioni e una serie di accordi di chitarra ad aumentare lo stato di alienazione malinconica del brano, che si fanno via via sempre più incessanti per fare da preludio all'esplosione finale. La grandezza di questo brano, oltre a rappresentare un manifesto delle spiccate capacità di songwriting di Alex Turner, è proprio la perfetta armonia tra la prima parte malinconica e la seconda più violenta, ed è l'emblema di come gli Arctic Monkeys sappiano muoversi agilmente in atmosfere molto differenti tra loro, caratteristica che li accompagnerà per il resto della loro carriera.

ionicons-v5-c

-  A Certain Romance 

La chiusura di quel primo, perfetto, album d'esordio che è Whatever People Say I Am, That's What I'm Not. Un brano che, ancora una volta, dimostrava l'incredibile precoce talento di songwriter di Turner nel descrivere i Chavs, il tamarro inglese di inizio anni Duemila. Una canzone catartica, con un climax costante, che porta alla sua stessa esplosione nel finale, per poi concludere lì da dove si era cominciati. E una nuova consapevolezza: certo vivere in mezzo al nulla il più delle volte fa schifo, ma le radici ci riporteranno sempre a casa.

Well over there, there’s friends of mine / What can I say? I’ve known them for a long, long time / And they might overstep the line / But you just cannot get angry in the same way."

ionicons-v5-c

-  American Sports

Benvenuti sulla Luna, dove la gentrificazione si fa spazio sui crateri e si possono gustare tacos sul tetto di un maxi albergo e casinò a sei piani. Sei come il numero dell’album da dove deriva uno dei brani più fatalisti composti della band, una canzone che lo stesso Turner ha dichiarato in una recente intervista di aver dimenticato il testo. È un gioiello prematuramente abbandonato, American Sports, la terza traccia di Tranquility Base Hotel & Casino, uscito nel 2018. D’altronde, era il suo destino: con i suoi 2:38 minuti fa una breve apparizione all’interno dell’album. Scorre veloce, quasi come un interludio tra One Point Perspective e Tranquility Base Hotel & Casino, i brani forti scelti dal gruppo in tournée.

«So when you gaze at planet Earth from outer space, does it wipe that stupid look off of your face?», chiede Turner, spettatore onnisciente dallo spazio. Una domanda che è come un colpo allo stomaco, duro quanto i colpi incassati dai giocatori di football americano, qui come metafora degli insuccessi che tramortiscono le vite dei comuni mortali: «And all of my most muscular regrets explode / Behind my eyes like American sports».

Un groove di basso che procede malinconico, fino a sfociare in un assolo di chitarra che piange e stride insieme all’incredulità di Turner: «And I never thought, not in a million year, that I'd meet so many Lola's», commenta infine il frontman, mentre le corde degli strumenti fremono per un’ultima volta.

ionicons-v5-c

-  Crying Lightning 

Quali sono gli ingredienti che fanno di Crying Lightning un inno praticamente generazionale?

  • Una linea di basso che ti fa vibrare il corpo intero ✓
  • Un ritornello che ti resta scolpito nella testa ✓
  • Una lirica impeccabile ✓

A ogni ascolto è come venir catapultati direttamente in questa storia d'amore tormentata, un frammento di un film minuziosamente raccontato da un Turner nella sua penna migliore: ogni verso del brano è in grado di descrivere un microcosmo di emozioni che caratterizzano quelle relazioni ipnotiche, dolci come le caramelle strawberry lace e al contempo amare, in cui si è allo stesso tempo stregati e irritati dall'altro. È con tutta probabilità imbarazzante da ammettere, ma la cosa che preferisco di questo pezzo è il fatto che non ci sia volta in cui io l'ascolti in cui non riesco a empatizzare con la protagonista, sebbene sia il prototipo della manic pixie dream girl di quegli anni.
Con quella linea batteria che pesta incessante, quasi fosse una marcia verso una battaglia, Crying Lightning riesce ancor oggi dopo anni di riproduzioni, a farmi sognare, innamorare e ogni tanto a inumidirmi un po' l'occhio.

ionicons-v5-c
.

- I Bet You Look Good On The Dancefloor 

Il primo estratto del disco d'esordio di quattro ragazzetti sbarbati e brufolosi, pallidi e scheletrici come solo gli adolescenti inglesi sanno essere, dentro a jeans consumati, tute Adidas e polo Fred Perry, con lo sguardo sfuggente di chi non è del tutto a suo agio nella propria pelle. Il ritmo incalzante, la voglia crescente di ballare e, nella voce di Alex Turner, la descrizione di notti di flirt a luci soffuse, in fumose piste da ballo underground, con mirrorball e pavimenti appiccicosi.

Come resistere alla torbida atmosfera di "dirty dance floors and dreams of naughtiness"?.
ionicons-v5-c
.

- Library Pictures

In due minuti e ventidue secondi sono concentrate tutte le atmosfere e le possibili direzioni e strade che una canzone degli Arctic Monkeys può prendere. Library Pictures si trova perfettamente a metà dell'album Suck It and See e rappresenta, nell'economia di un album come questo, un passaggio, un ponte da attraversare indenni dopo numerosi problemi. I numerosi cambi di scenario di Library Pictures, connessi ad uno stile testuale puramente metaforico, rendono la canzone una delle più intriganti e, al contempo, folli dell'intera discografia delle scimmie. Alex annuncia di essere in a vest. Non possiamo biasimarlo.

ionicons-v5-c

- Dance Little Liar

Probabilmente non il è il loro disco più iconico, ma Humbug rimane, a mani basse, uno dei migliori album della band. Ha un fascino tutto suo: è cupo, sinuoso, elegante e misterioso, e ogni brano è capace di trascinare l'ascoltatore dentro ad una storia diversa. Tra tutti, Dance Little Liar è il brano che racchiude al meglio tutte queste caratteristiche. Lento e dark, con un basso seducente e il notevole assolo finale di Jamie alla chitarra, il pezzo racconta di una relazione che sta giungendo al termine per colpa di un bugiardo patologico, e Turner con le sue incredibile doti di autore riesce a farci empatizzare e immedesimare, a prescindere dal fatto che l'ascoltatore l'abbia mai vissuto in prima persona o meno. E se non vi fidate, fidatevi almeno di Josh Homme: è stata proprio la demo di questo brano a convincerlo a produrre gli AM nel suo studio in mezzo al deserto!

ionicons-v5-c

- One Point Perspective

Il secondo brano di Tranquillity Base Hotel & Casino, 208 secondi di malinconia e sogni infranti, la porta verso il nuovo mondo degli Arctic Monkeys. La nuova veste della band trasuda maturità, un certo senso di cuore infranto e, perché no, di sogni mai realizzati. Le tre strofe che compongono il brano sono un crescendo di questo realizzare come la vita ci allontani spesso e volentieri dalla direzione che avremmo voluto che prendesse. Nella prima l'infanzia, le fantasie e le prime avvisaglie che non tutto va sempre per il verso giusto ("Did Mr. Winter Wonderland / Say, "Come 'ere, kid, we really need to talk"?"). Poi arrivano le prime delusioni e le volte in cui prevale il realismo e hai voglia di mandare tutto all'aria ("I fantasise, I call it quits / I swim with the economists"). Infine la digressione personale, la divagazione in cui Alex si lascia andare a qualche riferimento passato, al senso di incomprensione che nel corso della vita si prova in vari contesti e alla solitudine che inevitabilmente ognuno di noi affronta nel corso della vita ("Or maybe I just imagined it all / I've played to quiet rooms like this before"). Il tutto sostenuto da un'ipnotica ritmica di batteria, piano e qualche distorsione di chitarra elettrica. La fatidica soglia dei 30 anni deve aver sortito il suo classico effetto anche su Alex Turner e noi non possiamo lamentarci.

ionicons-v5-c

- Pretty Visitors

What came first, the chicken or the dickhead?
Esiste modo migliore per descrivere il mondo dell'industria musicale e le sue pressioni? Un'entità vampiresca che ti succhia le energie e ti trasforma in uno zombie che si aggira di notte. Pretty Visitors è la canzone che racchiude tutto l'immaginario musicale e non delle scimmie artiche: c'è la scrittura metaforica di Alex che sputa in faccia all'ascoltatore i suoi complessi col successo come fosse un rapper di provincia, ci sono le chitarre di AM prima ancora che AM fosse stato ancora concepito, ci sono le tastiere che rendono l'atmosfera crepuscolare, ma più di ogni altra cosa c'è MATT HELDERS con la batteria più virtuosa, erotica e assurda della discografia della sua carriera (finora).
Una canzone attualissima, perfetta per "iniziare" ad ascoltare gli Arctic Monkeys.
Aspettate, perché c'è realmente qualcuno che non li conosce!?
ionicons-v5-c