29 novembre 2016

Who does it better? 15 cover indie che devi assolutamente ascoltare

Ogni estate, fissando i cartelloni della sagra paesana, mi aleggia in testa questo dubbio: cosa porta 4 uomini a formare una band con un nome palesemente assurdo e a travestirsi per una sera come i loro idoli d’infanzia? La fama? L’amore spassionato per una band? La mancanza di pudore? Insomma ci vuole un bel coraggio ad avere un taglio alla Liam Gallagher o a mettersi i costumini attilatti degli ABBA e a fare delle cover delle tue canzoni preferite. Cover: avete letto bene. A quella parola, alla maggior parte di voi potrebbero venire in mente loro, oppure il vostro cervello si rifiuta di ascoltare altro e etichetta quella cosa come “ERESIA”. Ma se fossero proprio i nostri amati artisti a fare una cover?

TOM ODELL – VIDEO GAMES (LANA DEL REY COVER)
Tom Odell è quel cantante che ti strappa il cuore direttamente dal petto, lo accartoccia e lo riduce in mille pezzi, grazie ai suoi testi, al concentrato d’amore che contengono, al pianoforte, alla voce flebile che pian piano si fa potente e penetrante, grazie al viso d’angelo. Nell’originale di Lana Del Rey ogni nota trasuda malinconia, quando entra la voce, si intravedono le labbra carnose, sempre rivolte all’ingiù, dire “it’s you, it’s you, it’s all for you”, il ritmo lento e calmo, fa venire la pelle d’oca ogni volta che si sente, portandosi dietro il suo carico di ricordi. Per BBC Live Louge Odell ha preso uno dei masterpiece della cantante americana e ne ha fatto un piccolo capolavoro: riduce tutto ad un coro di voci e un pianoforte, parte piano, rafforzandosi nel ritornello e con i versi successivi. Il risultato è un dolceamaro a prova di lacrima.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=cE6wxDqdOV0

 

THE KILLERS – SHADOWPLAY (JOY DIVISION COVER)
Fare una cover degna di nota è difficile, fare una cover avendo a che fare con la voce baritonale di Ian Curtis è difficilissimo. La linea di basso all’inizio su cui prima si aggrappa la chitarra e poi la voce bassissima e meccanica di Curtis, l’atmosfera cupa e dark. Il pezzo è ovviamente contenuto in Unknown Pleasure, l’iconico album dei Joy Division. Per “Control”, i Killers prendono tutti i segni distintivi della band e li sintetizzano, creando una versione meno rock, ma più fresca e indie del pezzo, fatta di tastiere e suoni elettronici. Brandon Flowers, con la sua voce cristallina e calda, non riesce ovviamente a raggiungere i bassi di Curtis, ma interpreta a suo modo la “monotonia” del cantato, mantenendola sempre sulla stessa lunghezza d’onda, distorcendola appena e facendola esplodere alla fine, trasformando la canzone in una When you were young new wave.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=juD4ayBbHdY

 

FRANZ FERDINAND – WOMANIZER (BRITNEY SPEARS COVER)
A Britney Spears ne sono successe molte. Tutti si ricorderanno quando decise di raparsi a zero e attaccò un paparazzo con un ombrello. Essere il bersaglio di Kapranos e soci in effetti mancava. Il pezzo risale al 2009; il video trash, che comprendeva una Britney nuda in una sauna, ci perseguitò per mesi, per non parlare di quando si accendeva la radio. Tra una cover di Call Me di Blondie e una di What you’re Waiting For di Gwen Stefani, i Franz Ferdinand registrarono nel BBC Live Lounge una versione in linea con l’album di quell’anno “Tonight”: sonorità meno pure, più distorte, notturne, sensuali. Come farsi sfuggire quel “What you are, baby” su cui la voce si abbassa ancora di più, che sembra essere sussurrato all’orecchio, accompagnato da una un giro di basso ipnotico; e il tutto che poi si trasforma nel classico ritmo pulito e terribilmente accattivante alla Franz Ferdinand fatto da chitarra e batteria.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=rMqayQ-U74s

 

THE KOOKS – KIDS (MGMT COVER)
Bastano solo Luke Pritchard, Hugh Harris e due chitarre acustiche per fare una cover con la C maiuscola. Sì, perché in questo caso si parla di prendere una canzone e rivoltarla come un calzino, senza mantenere nè un accenno ai ritmi elettronici, nè lo spirito spensierato e festaiolo dell’originale. Per “Like A Version” di Triple J (il corrispettivo australiano di BBC Live Lounge) i due hanno scelto il celeberrimo pezzo degli MGMT su cui abbiamo tutti ballato almeno una volta e l’hanno trasformato in una dolce versione acustica che per i più nostalgici ricorderà quella minuscola perla che è Seaside.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=fe4EK4HSPkI

 

PAOLO NUTINI– DON’T LET ME DOWN (THE BEATLES COVER)
Paolo Nutini trasuda sensualità da ogni poro della sua pelle. A parte il fatto che con l’ultimo album ha ottenuto il titolo universalmente riconosciuto di “manzo”, prendete le sue canzoni: con quel ritmo lento e spesso malinconico, che richiamano qualche tiepida serata estiva, accompagnate dalla sua voce. Quella voce trascinata, spesso roca, che sembra uscire direttamente da un film ambientato nel Deep South durante gli anni ’50. In questo caso quella voce sostituisce quella di John Lennon, memorabile durante il concerto sul tetto della Apple Record, e per BBC Radio 1 ne propone una versione ancora più struggente, eliminando tutti gli abbellimenti anni ’60, come il ritmo più scandito fatto dall’intreccio tra l’organetto, i piatti della batteria e la chitarra elettrica. Tutti questi elementi vengono lasciati, ma attenuati, rimango sullo sfondo, la vera protagonista è la voce di Nutini, che sprigiona con tutte le sue forze durante il ritornello. Sicuramente, non delude.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=NCtzkaL2t_Y

 

CATFISH AND THE BOTTLEMEN – READ MY MIND (THE KILLERS COVER)
È risaputo: Van McCann in mezzo alle sue power hit indie rock come Coocon o Soundcheck, deve assolutamente infilarci una nota fuori dal coro, una canzone calma, lenta, in acustico. Lo ha fatto con Hourglass, lo ha rifatto con Glasgow. Il risultato non è quello che si crede, entrambi i pezzi non stonano, anzi, sono quel momento di respiro, che ti fanno apprezzare ancora di più due album che dalla prima canzone ti lasciano senza fiato. In questo caso, imbraccia la sua chitarra per Triple J e sintetizza le note elettroniche del famoso intro dei Killers in pochi semplici accordi, accostandoli ad una voce pacata e dolce, quella sua voce da bravo ragazzo che ci ha fatto innamorare dei Catfish. “Can I carry on?”, zitto e canta Van.
(Questa cover però se la gioca con quella di Someday)

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=zc8hbSM1zVo

 

ARCTIC MONKEYS – RED RIGHT HAND (NICK CAVE COVER)
Gli Arctic Monkeys stanno a Nick Cave come Davide sta a Golia. Nick Cave è per tutti un mostro sacro, immortale, sempre impeccabile. A suo nome vanta 4 libri, 8 film e 16 album. Gli Arctic Monkeys sono una delle band più discusse degli ultimi anni: c’è chi li ama, c’è chi non riesce a sopportare Alex Turner, invece per alcuni sentirsi dire “AM è il loro miglior album” è come bestemmiare, per altri è il loro capolavoro. 5 album, innumerevoli gossip e non sono ancora riusciti a mettere tutti d’accordo. Prendere una canzone di Nick Cave è azzardato, metterla come B-side in uno dei tuoi album più particolari è azzardatissimo: la cover in questione è stata accoppiata a Crying Lightning e suonata nel 2009 durante la Web Transmission. La versione wester da cui si vedono uscire i Peaky Blinders, viene rivisitata a luci molto soffuse, quasi assenti, da un Alex Turner, capello alle spalle, che con il ritmo rapido e serrato di Matt Helders e la sua inconfondibile voce, ne potrebbe fare l’undicesima traccia di quel disco dai toni scuri e opachi che è Humbug.
(Non ho messo Feels like we only go backwards perché la conoscete tutti, dai, non valeva)

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=RrxePKps87k

 

JAMES BLAKE – SOUNDS OF SILENCE (SIMON AND GARFUNKEL COVER)
Premetto che Simon and Garfunkel sono uno dei gruppi che preferisco: immortali, sacri, intoccabili. Sounds of Silence non è una canzone facile, è bellissima, complessa, la si ama, la si cerca in determinati momenti, se ne ha bisogno; poi la si odia, la si lascia lì per mesi, perché significa troppe cose, ti parla nel profondo, tocca corde che preferivi lasciare sepolte. Poi per caso capita di vedere “Il laureato” e si è di nuovo da capo. James Blake per un programma di BBC Radio 1 (1-800 Dinousar) ha scelto di toccare l’intoccabile, e non poteva farlo con più grazia. Ad accompagnare il vincitore del Mercury Prize c’è niente meno che Bon Iver. L’accoppiata rende una canzone triste, straziante, sostenuta dallo scosciare della pioggia e da un sintetizzatore, vuole essere il saluto ad un amico scomparso da poco e l’unico modo per il cantante di esprimere come si sentiva davvero in quel momento.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=4zLfCnGVeL4

 

WOLF ALICE – WICKED GAME (CHRIS ISAAK COVER)
Ho avuto la fortuna di vedere la cover di questa canzone a luglio, al tramonto, al FIB. Eh. Questo è uno dei brani più famosi dei primi anni ’90, forse per la voce iper sensuale di Chris Isaak, che proviene direttamente dal fondo dei suoi polmoni, o forse per il video in bianco e nero, in cui campeggia per 4 minuti una bellissima e iper sensuale modella. Sintetizzando: questa canzone è LA sensualità. Ciò che rende questa cover speciale è Ellie Rowsell. L’unica voce femminile all’interno di questo marasma di uomini. Parte piano e dolce, poi entra la chitarra ad intonare quel famoso motivetto e il tutto si condensa ad alti decibel verso la fine. La delicatezza contro la ruvidità: la sensualità nell’era dell’indie.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=WtfHk2hSlqA

 

BLOSSOMS – MANIC MONDAY (THE BANGLES COVER)
I Blossoms sono la mia fissazione da un po’ di mesi a questa parte, non che una delle migliori novità del 2016 per la maggior parte delle testate musicali. Quest’anno erano tra gli ambassador del BBC Music Day (qualcuno porti BBC in Italia per favore) in cui hanno proposto la loro versione del celebre pezzo delle Bangles. O era questa o erano gli A-Ha visto il debut che sembra arrivare direttamente dagli anni ’80 e che potrebbe perfettamente comporre la colonna sonora della prossima stagione di Stranger Things. La canzone è una rivisitazione molto fedele dell’originale, fatta eccezione per l’immancabile tastiera di Myles Kellock. E ok, il sorrisetto di Tom Ogden al minuto 1:37. Ma questa è un’altra storia.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=SsmVgoXDq2w

 

SLAVES – GO (THE CHEMICAL BROTHERS COVER)
Laurie Vincent e Isaac Holman sono due pazzi. Il duo è riuscito ad unire il grande punk degli anni ’70 e ’80, che comprendeva Sex Pistols, Ramones e Clash, in un debut al tritolo: dire che spacca è riduttivo. Il loro rock, fatto solamente da una batteria e una chitarra elettrica, è lontano da tutto quello che siamo abituati ad ascoltare, in confronto gli Arctic Monkeys sono cose per femminucce. Gli Slaves sono sinonimo di pogo duro assicurato. In questo caso hanno scelto uno degli ultimi tormentoni dei Chemical Brothers, i due pilastri dell’elettronica britannica. Ebbene, come si fa a fare una cover di un brano electro? Si trasforma ogni beat in power chord, si condisce la voce con un po’ di cattiveria, nel mentre si suona anche la batteria, in modo tale che assomigli a qualcosa di rap. Ecco, avete appena imparato a trasformare la carica che può darvi l’elettronica in energia allo stato puro.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=LO2RPDZkY88

 

DISCLOSURE – HOTLINE BLING (DRAKE COVER)
You used to call me on my cell phone, late night when you need my love”. Prendete il pezzone dell’anno e datelo in mano ai due fratelli Lawrence e poi metteteci in mezzo pure Sam Smith: BOOM. Ne esce una versione più chic, da lounge bar: dimenticate il piumino di Drake, questa è roba da club, luci soffuse e gin tonic in mano. La voce angelica di Sam Smith si mescola perfettamente alle classiche sonorità sincopate e mai troppo aggressive dei Disclosure. Immaginate questa alternata a F for You, Magnets e White Noise, riuscirebbero a convincere chiunque, pure l’aficionado più duro e puro agli Strokes ed Arctic Monkeys, a mettere piede in un locale.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=uxpDa-c-4Mc

 

JAKE BUGG – FOLSOM PRISON BLUES (JOHNNY CASH COVER)
Non vogliatemene, ma la prima volta che ascoltai Jake Bugg, pensai subito fosse americano, con la sua chitarra acustica immancabile ad ogni pezzo e le canzoni di zucchero: il ragazzino che insegue il grande sogno americano a ritmo di folk rivisitato in chiave moderna. Però gli mancava quella erre caratteristica, costantemente masticata. “Nato e cresciuto a Clifton (Nottingham)”, seriamente? Però non stupisce che abbia scelto più volte Johnny Cash per le sue cover, le affinità tra il Man in Black e i primi brani di Bugg sono tante. Il maturo e roco Cash si trasforma nel giovane prodigio inglese, dal tono nasale e acuto; il ritmo scandito e cadenzato del country anni ‘50 viene accelerato, la mano si muove veloce sulle corde, dando vita ad una versione più fresca su cui il piede non resiste ad andare su e giù.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=_Xyp63MaSBs

 

MUMFORD & SONS – THE BOXER (SIMON AND GARFUNKEL COVER)
L’arpeggio iniziale e le parole subito dopo ne fanno uno dei brani più famosi del duo. Come in tutti i loro pezzi, il tono non può mai essere troppo allegro, deve esserci una piccola venatura malinconica; sarà questo il motivo per cui quando li si scopre li si ama alla follia? Marcus Mumford e compagnia ai tempi di Babel deciserò di inserire nella deluxe edition questa cover, accompagnati dallo stesso Paul Simon e da Jerry Douglas. Per omaggiare il duo americano, la band ha deciso di farne una loro versione alla vecchi Mumford: grandi cori, banjo, e tanto folk. Attenti, ai più nostalgici, quelli a cui mancano le camicie bianche e i gilet, può scendere la lacrimuccia.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=l3LFML_pxlY

 

MUSE – FEELING GOOD (CY GRANT COVER)
Questa è una canzone che si sente, si risente, è ovunque, ma non si sa da chi sia stata scritta e cantata per la prima volta. La versione originale risale al 1965 e fa parte del musical “The Roar of the Greasepaint-the Smell of the Crowd” e da quel momento chiunque ne ha fatto una cover: Frank Sinatra, Nina Simone, Michael Bublè e i Muse, che a differenza di tutti gli altri sopra citati, non hanno eseguito il pezzo per caso, ma gli riusciva così bene da averlo inserito direttamente nella tracklist di “Origin of Symmetry”. L’originale è un ossimoro del titolo: ritmo sobrio, fiati, contrabasso, voce profonda; chiamata anche tristezza. Il brano interpretato dai Muse è l’opposto: organetto, esplosioni di batteria e chitarra, accompagnati dalla voce di Bellamy a tratti distorta da un megafono; chiamata anche adrenalina. Mancano solo i fuochi d’artificio.

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L'originalehttps://www.youtube.com/watch?v=UW4fE2x1hxk