27 ottobre 2024

I Glass Animals a Milano: la lotta tra Dave Bayley e le sue onde sonore

91 settimane nelle classifiche statunitensi rimane un record imbattuto. Quelli che abbiamo ascoltato all’Alcatraz di Milano sono i detentori della sleeping hit per eccellenza e… qualcuno dice di nulla più. Spesso da quel 2022 in cui Heat Waves esplose l’inglesissima band di compagni di scuola, capitanata da Dave Bayley, è stata accusata di non essere nulla di più del suo tormentone. È uno dei punti interessanti di questo concerto: capire chi sono i Glass Animals oltre la hit. Dati alla mano dei protagonisti imprescindibili del pop elettronico, con 4 album all’attivo che spaziano dalle sperimentazioni tribali (How to Be a Human Being, 2016) alle contaminazioni indie (I Love You So F***ing Much, 2024), ma certamente stasera i presenti, sopra e sotto il palco, ci sapranno dire di più.

Glass Animals Dave Bayley Alcatraz concerto
Glass Animals, Dave Bayley live @ Alcatraz, Milano | Credits: Maria Laura Arturi

Prima che si spengano le luci sul palco sfila un figuro con un ananas in mano e in platea ne spuntano moltissimi, di tutte le forme e materiali, una sorta di mascotte della band presente in tutti i video, ci spiegano. Luci spente, il setting è una stanza dei bottoni con computer anni ’90 (dovrebbe essere un’astronave, ahimè la scenografia del tour americano era tutta un’altra cosa), risuona Così parlò Zarathustra di Strauss, in un richiamo a 2001: Odissea nello spazio. Bayley attacca con Life Itself, il primo singolo del secondo album: è un inno alla vita pulsante, tribale, dove il frontman 35enne sembra arrivare già provato. Sta affrontando l’altra grande questione dei Glass Animals: sa che per la musica sintetizzata come la sua, fuori dalla sala di registrazione, è un attimo farsi fagocitare dalla base. Durante il primo brano lo vediamo spavaldo, strafottente, ma non ce l’ha con noi, è una questione tra lui e le sue onde sonore.

Segue Your Love  da Dreamland e si scopre che il pubblico, con una buona dose di expats, sa anche i testi. Luci soffuse e cellulari in aria per la ballatona Wonderful Nothing, fa parte dell’ultimo album, a detta di qualcuno un po’ troppo ammiccante all’indie, Bayley adesso sembra sul pezzo e per tutto dire il brano si conclude con un drop da discoteca che fa impazzire i presenti e tacere gli insoddisfatti.

Gli altri membri della band rimangono molto discreti, il tastierista, mentre la folla si scatena su Space Ghost Coast To Coast e A Tear in Space, mantiene un’inglesissima aria svogliata con la sua maglietta da Gigi Marzullo. Viene annunciato il compleanno del batterista Joe Seward senza grandi festeggiamenti, se non lo stage diving di metà concerto, ma sempre a beneficio del frontman. Da metà della platea inizia a cantare la primissima hit, Gooey, un pezzo da clubbing rallentato, scivoloso, di cui è impossibile non voler seguire il ritmo.

Glass Animals Alcatraz concerto
Glass Animals live @ Alcatraz, Milano | Credits: Maria Laura Arturi

Con Lost in the ocean e l’occhio di bue puntato su Bayley e la sua chitarra che suona da ukulele si verifica uno strano momento amarcord: potremmo trovarci a un concerto dei Lumineers, di Passangers o dei 1975, e comunque non è più tardi del 2015. Qui si intravede cosa intendono quelli che lamentano la deriva indie: è uno stile già visto, ma tra tutta questa elettronica un po’ di fiato e romanticismo non ci dispiace.

Su Show Pony la lotta tra Bayley e il suo stesso sound si fa dura, perde qualche parola, arranca, si riprende sfoggiando un falsetto acido su Take a Slice e il set centrale si conclude con una serie di virtuosismi a cura della band che generano un applausone finale. E un ananas.

E Heat Waves? È grande l’imbarazzo quando, sul momento dell’imprescindibile canzone conclusiva, Bayley offre al pubblico il microfono per cantare l’attacco della hit mega galattica e trova 30 secondi di silenzio. Errore suo? Gaffe del pubblico? Di certo gli spettatori dell’Alcatraz non erano lì per il tormentone. Anzi viene il dubbio che non avessero collegato che ‘quella canzone’ fosse della loro band preferita.

Di seguito la fotogallery di Maria Laura Arturi: