A Milano è arrivata la stagione della nebbia, delle poche ore di luce e degli scioperi a cadenza settimanale: riguardando le foto nel rullino fotografico inizio a rimpiangere le maniche corte e il tepore del sole sulla faccia. In cuffia ho l'ultimo EP di Bon Iver, l'artista per eccellenza di questa stagione, mentre il mio viaggio solitario e malinconico sulla 90 si ferma in Santeria dove finalmente approdano i Royel Otis, la band australiana del momento formata da Royel Maddell e Otis Pavlovic, che per l'occasione registrano un bel sold out: ad accoglierli c'è mezza Milano indie. I due salgono sul palco alle 21:15 accompagnati da batterista e tastierista, insieme sembrano un vecchio gruppo di amici con la passione per le chitarrine e le t-shirt vintage: quelli che si ritrovano nel weekend a strimpellare e fumare a casa dell'amico con il garage più capiente, incuranti del rumore che possono provocare ai vicini e delle infinite ore passate a cazzeggiare. Ad aggiungere altra leggerezza alla situazione ci pensa un grande gambero rosa posizionato alle loro spalle.

Fin dalla prima nota di Heading For The Door veniamo trascinati in un vortice di chitarre velocissime, ritmi allegri, scanzonati e, se così possiamo definirli, estivi. I Royel Otis anche dal vivo suonano come una versione aggiornata e contemporanea dei The Drums e forse è proprio per questa loro freschezza e spensieratezza che ci piacciono così tanto. Il concerto procede spedito, tra accordi serrati come quelli di I Wanna Dance With You, Sonic Blue e If Your Love Is Dead e atmosfere più sognanti e lente come quelle di Motels e Til The Morning. La sensazione che continua a balzarmi in testa è quella di trovarmi in una scena di un film indipendente di culto, i loro tormentoni brevi e intensi hanno una componente cinematografica che li potrebbe far suonare perfettamente all'interno di pellicole come Juno e Little Miss Sunshine e questa sensazione viene amplificata nella seconda parte del live dove posizionano tutti i cavalli di battaglia, da Fried Rice a Oysters in My Pocket passando per Sofa King. È impossibile non farsi prendere dal presobenisimo generale e sono numerose le teste e le spalle che vedo scuotersi in modo energico, c'è chi canta tutti i brani dall'inizio alla fine e qualcuno che accenna anche ad un piccolo pogo.

Loro sul palco non si dilungano troppo in discorsi e monologhi, ci tengono però a rimarcare le loro origini e a mostrarci un genuino stupore per trovarsi davanti così tante persone in un martedì sera qualunque. Tra un ringraziamento e l'altro non ci potevano che portare verso la fine con le due cover che li hanno portati alla ribalta dell'internet: Murder on The Dancefloor di Sophie Ellis-Bextor, su cui il pubblico letteralmente impazzisce, e Linger dei Cranberries, che viene cantata unanime da tutti i presenti. Ci salutiamo sulle note di Kool Aid, un ultimo viaggio su questo roller coaster arrivato direttamente dall'Australia. Fermandomi a chiacchierare con i conoscenti incrociati casualmente in Santeria l'opinione è unanime: il concerto era uno di quelli assolutamente da non perdere. I Royel Otis sono riusciti nell'ardua impresa di lasciare una patina di allegria e leggerezza nel grigiore autunnale milanese.
Di seguito la fotogallery del nostro Renato Anelli: