22 giugno 2025

L'eroe di una notte: il concerto di Lucio Corsi al Rock in Roma

Quando mancano ormai dieci minuti all'inizio del concerto e i tecnici stanno sistemando gli ultimi dettagli, dalle casse dell'Ippodromo delle Capannelle, Rock in Roma, si avvicendano le note di The Passenger di Iggy Pop e Heroes di David Bowie. Due pezzi importanti, che prima dell'arrivo sul palco di Lucio Corsi assumono una connotazione parlante, momentanea. L'uomo di passaggio, quel Lucio Corsi partito dai localini di provincia che quest'estate vaga tra una meta e l'altra dello Stivale e l'eroe che è diventato dopo Sanremo, sì, ma just for one day.

È questo essere così ancorato al presente che fa accorrere bambini e bambine di pochissimi anni al live del cantautore di Grosseto. È il suo vivere proiettato anche al futuro che fa anche arrivare donne e uomini di una certa età, forse perché nemmeno da vecchi si sa cosa faremo da grandi.

Il palco è spazioso: delle giganti casse posticce in stile Vox rendono la scenografia un cartoon da scoprire. Lucio Corsi si muove dappertutto, dal centro del palco si sposta in alto a sinistra, dove c'è un pianoforte ad aspettarlo per suonare un paio di pezzi (Sigarette e La gente bassa, una cover italianizzata di un pezzo di Randy Newman). Il frontman catalizza ogni attenzione, anche per via di una luce a mo' di faro puntata costantemente su di lui. È il suo essere vero e originale, comunque, che permette al pubblico non tanto di rivedercisi, quanto più di empatizzare con lui. La chitarra acustica Gibson sbeccata, come fosse - e lo è - testimone oculare di tante battaglie prima di calcare un Ippodromo e il ringraziamento a metà live "alla banda", come la chiama lui. Per la data di Roma eccezionalmente in formato extra large, con quattro fiati, due percussionisti e un paio di coriste.

Il concerto di Lucio Corsi al Rock in Roma 2025
Lucio Corsi in concerto all'Ippodromo delle Capannelle, Rock in Roma 2025 | Credits: Rock in Roma / 8gstudio

Anche quando, prima di iniziare La Lepre, perde il capotasto, la naturalezza regna sovrana. Gira per il palco alla ricerca della molletta ferma-corde, non preoccupandosi del tempo che passa. L'interazione con il pubblico avviene piano piano. All'inizio è modesto e intimista, poi si scopre con un discorso sulla chiusura a chiave di molti parchi pubblici che, quindi, di pubblico hanno ben poco. Si sviluppa bene anche la narrazione mediante il suo vestiario, parte integrante della performance. Ogni cinque, sei pezzi entra in gioco un abito nuovo, come se ci fossero tante anime, tanti Lucio su quel palco.

L'ingresso di Tommaso Ottomano è poi accolto con un boato non tipico per un chitarrista accompagnatore che, però, di supporto non ha proprio niente. È la marcia in più che fa slittare in cielo il live, il cambio di marcia necessario che avviene non tanto con Volevo essere un duro - ormai un inno cantato a squarciagola da tutti, indistintamente - ma con Magia Nera, ripetuta anche nel bis. Verso il finale, un fuori tutti generale. Corsi si mette a suonare Nel cuore della notte, qualcuno piange, qualcun altro capisce che il concerto sta andando verso la fine, dopo due ore di spettacolo continuo, il boato di applausi arriva da lontano, fin dalle ultime file.

A parte un momento nel quale i maxischermi hanno ceduto all'emozione di Senza titolo e hanno perso il contatto con le camere posizionate sul palco, il concerto è proceduto senza intoppi, rendendo il live godibile anche a chi è arrivato all'ultimo minuto. Nel pit c'era spazio di movimento anche per i tantissimi bambini arrivati con la stampa di Topo Gigio sulla maglia: per alcuni era addirittura il primo concerto. Un ottimo inizio, il primo giro della morte in altalena per qualcuno. Il primo, si spera, di tanti.