16 settembre 2024

Lo Spring Attitude è ormai un esperimento che funziona

È un dato assodato che alla vigilia e durante buona parte del primo giorno dello Spring Attitude, giunto alla sua quarta edizione - e descritto un po' come il festival che chiude la stagione dei festival nella Capitale - venga giù il diluvio universale e calino le temperature in modo incontrollato. Roma si sa, è totalmente imprevedibile e il meteo ballerino è stato la cifra anche di questo Spring Attitude, che è iniziato Winter, ha avuto sì dei picchi Spring ma poi si è assestato verso un potente Fall. Tradotto: di tanto in tanto, tirare fuori quella felpetta autunnale un po' fuori stagione che avevate riposto nell'armadio a metà marzo ha fatto bene.

Sono stati due giorni all'insegna di piacevoli scoperte e ritorni vibranti, che ci hanno dato l'impressione che, almeno nella città di Roma, lo Spring Attitude si posizioni ormai a cavallo tra una serata che ci si può concedere dopo aver staccato da un'intensa giornata di lavoro (basti vedere il pubblico del venerdì sera da Barry Can't Swim in poi) a chi invece ci è andato più "con il cuore" - senza ovviamente nulla togliere ai primi - ossia gli "springers" che conoscono bene il festival e aspettano questa doppia serata da un po' di tempo. Spring Attitude ha quella forza intrinseca, consolidata in pochi anni, di parlare a molti - ma non a tutti - ed è la principale cifra di riconoscibilità di un festival giovane ma che sa già camminare sulle proprie gambe senza aiuti esterni.

Spring attitude festival roma
Spring Attitude 2024

Come da tradizione, due palchi praticamente attaccati, Molinari Stage e S/A Stage, che, idealmente, si palleggiano gli artisti da una parte all'altra, con l'ausilio, quest'anno, di una mascotte, parente lontana di Hal, l'uccellaccio verde cattivo di Angry Birds.
Il ben più tranquillo uccellino di Spring Attitude lo vediamo in azione, per la prima volta sul display, al passaggio che porta a chiudere il bel set di Rbsn per lasciare spazio sul main stage ai Film School che a loro volta, dopo una quarantina di minuti, cedono lo scettro a Marta Del Grandi. È italiana, ma per una serie di molteplici aspetti, non sembra. Ed è un bene di incommensurabile valore. Marco Castello porta con sé un diluvio torrenziale ma la sua verve sicula non tarda ad inondare i cuori del pubblico che, nonostante ombrelli e k-way, riescono a godersi un lunghissimo assolo di Palla che volevamo non finisse mai.

Ci sono esibizioni e esibizioni e siamo arrivati a pensare che forse sia meglio avere le categorie nella musica che delle mere e vuote etichette. La consapevolezza di questo ce la fornisce Daniela Pes, una figura mistica che, in un'ora di set, porta gli spettatori a rendersi conto di come la musica, se vissuta a pieno, possa portare su universi altri, inesplorati. Restano tutti ammaliati dalla sua capacità di tradurre in musica delle emozioni profonde e non è un caso che proprio in quel momento gli Studios di Cinecittà si cominciano definitivamente a riempire. Cosmo, la cassa dritta e un set molto elettronico chiudono la prima serata nel Main Stage e tocca allo scozzese Barry Can't Swim smuovere, se ancora ce ne fosse bisogno, il pubblico. Quest'ultimo molto variegato, a tal punto che molti restano storditi, ascoltando per la prima volta quel bel disco che è When Will We Land?, fresco di nomination al Mercury Prize. Tocca al dj set di Mace, a tratti un po' scarico, chiudere la seconda serata, lasciando poi spazio ad un altro dj set, The Blaze, per chiudere poi alle tre inoltrate con i Jersey.

Spring attitude festival roma
Spring Attitude 2024

Neanche ventiquattro ore dopo ed eravamo di nuovo lì, agli Studios di Cinecittà, per la serata conclusiva del sabato. Più artisti, più avvicendamenti sui palchi, a partire da Anna and Vulkan e Gaia Morelli - che avevamo intervistato tempo fa sotto il nome d'arte di Baobab! - poi Fat Dog, Emma Nolde, in crescita esponenziale, e il punk senza mezzi termini dei Bobby Joe Long's Friendship Party.
La serata cambia marcia con l'arrivo sul Molinari Stage dei Bar Italia, attesissima band londinese capitanata da Nina Cristante, della quale possiamo intendere le chiare origini nostrane. Dopo qualche problema di ritorno del suono, la cantante saluta la nonna, presente tra il pubblico e chiude il set un po' polemicamente, attaccando il tecnico delle luci e uscendo dal palco senza salutare. A far tornare al centro dell'attenzione la protagonista assoluta di un festival, che deve sostanzialmente essere la musica e basta, senza mezzi termini, ci ha pensato Motta. Non lo veniamo a scoprire di certo oggi ma la carica con la quale ha affrontato il suo live ha avuto pochi precedenti nella due giorni romana, certificandosi come una sicurezza di qualità in una folta scaletta. Poi i pazzi svedesi dei Viagra Boys e il duo dubstep dei Mount Kimbie hanno aumentato vertiginosamente la qualità, i primi testuale i secondi melodica del festival. Whitemary, presente alle tastiere da Motta, si prende per quaranta minuti la scena sul Molinari Stage e poi tocca ai Kiasmos, il trionfo dell'elettronica minimal made in  Ólafur Arnalds e Janus Rasmussen. Chiudono e, lo ammettiamo, eravamo un po' cotti, Acid Arab e Samà Abdulhadi.

Spring attitude festival roma
Spring Attitude 2024

Insomma, questo Spring Attitude vale la pena? Sì, senza ombra di dubbio. È l'unico festival dell'estate romana che permette, attraverso una ottima gestione della scaletta, di avere a disposizione artisti del panorama internazionale, molto conosciuti che si avvicendano con delle scoperte, spesso, di qualità che comunque quella ricerca su Google per sapere chi è quel determinato artista te la fanno fare. Ed è la vittoria più grande per lo Spring Attitude e la sua organizzazione, a prescindere da un sistema di pagamento cashless non sempre intuitivo e un punto di ricarica dell'acqua eccessivamente distante e macchinoso.

 

Qui la nostra gallery fotografica delle due giornate a cura di Liliana Ricci.