08 maggio 2014

Miles Kane a Milano, nothing Better Than That!

Prima di leggere questo racconto, carissimi, dovete capire una cosa: io a Miles Kane voglio bene.

Ma puoi non volergliene? Quel ragazzo è il DISAGIO fatto a persona. E’ l’unico essere che riesce a portare più imbarazzo in 1.20h di live che io dopo 3 festival e 40 post sbornie.

Io questo simpatico ventisettenne l’ho visto per 5 volte ed in 5 salse diverse, ma ogni volta mi sono sempre chiesta la stessa identica cosa, una volta finito di riprendermi dalla crisi di risate isteriche:

CHE CAZZO HA ADDOSSO.

 

E’ questa la domanda che mi/ci pongo/iamo sabato 2 novembre, in occasione del primo concerto italiano di Miles Kane da headliner. Milano come sempre ha un bel clima di merda ma noi siamo tutti british inside e, sapete cosa? Fregancazzo, perché tanto poi c’è Miles a portarci il sorriso da paresi facciale.

 

Tralascerò per ovvie ragioni alcoliche l’attesa in coda e passerò subito al live, che, per dirlo in termini tecnici, prometteva d’essere una soundtrack to disaster.

La verità è che, una volta dentro i Magazzini, non riempivamo nemmeno metà parterre. Ma voi li avete presente i magazzini generali? Un buco. Roba che se ci entrasse una nutria geneticamente modificata del fiume Lambro con la sua cucciolata chiederebbe il trasferimento per mancanza d’aria.

Mi prende l’ansia.

Ve l’ho detto, io a Miles ci voglio bene, e l’idea di vederlo uscire tutto carico mentre si ripete di essere la miglior rockstar del globo trovandosi di fronte quattro gatti non fa altro che farmi venir voglia di bere. Proprio mentre temporeggio con la mia birretta vedo il locale riempirsi piano piano. Molto piano. Grazie Dio, temevo già il peggio.

 

Il panico passa con l’inizio di Morning Glory, canzone che oramai da tempo anticipa l’entrata di scena del nostro Wirral Riddler e che, come sempre, manda in visibilio la platea (mai viste così tante magliette di Oasis, Beady Eye e High Flyin’ Birds messe insieme). Il nostro bel Miles esce sul palco e, incredibilmente, par quasi vestito sobrio. Che illusi! Infatti, dopo una attenta osservazione, ci rendiamo conto che no, chiaramente la sobrietà stasera non è di casa.

Lo show inizia con “You’re Gonna Get It”, tratta dal nuovo album e scritta in collaborazione con Dio Paul Weller, e già mostra un pubblico ed una band decisamente carica. “Taking Over”, “Rearrange”, Miles sorride bello contento ed io mi aspetto di vedere da un momento all’altro un tatuaggio con scritto, non saprei, qualcosa come: “I’m a rockstar!” ed un bacio di glitter. Non scherzate, potrebbe succedere sul serio.

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“What Condition Am I In?” fa sorgere tante domande quante risposte, “Quicksand”, “Better Than That”, “Kingcrawler”.

L’atmosfera è caldissima, il pubblico ha un’ottima risposta e la band non si ferma un momento.

“Give Up” vede il pubblico particolarmente coinvolto:  Miles fa giocare la folla, dividendola in fasce e decretando il vincitore in base a chi urla di più. Immediatamente dopo abbiamo “Darkness In Our Hearts” ed a stoppare un po’ il ritmo del live ci pensano i due lenti “Take The Night From Me” e “My Fantasy”. Il pubblico è entusiasta e così anche la band sul palco. Miles, seppur così giovane, è un ottimo frontman e il piccolo palco dei Magazzini è occupato interamente dalla sua presenza scenica.  Inoltre si accompagna con ottimi musicisti, ma qui bisognerebbe aprire una parentesi troppo grande per parlare di loro.

Il live riprende le sue note cariche con “Tonight”, una delle mie personalissime preferite della seconda fatica discografica di Kane. ”Inhaler” mi riporta alla prima volta in cui vidi questo artista live, “Don’t Forget Who You Are” ottiene l’effetto sperato: il pubblico esplode in cori e Miles decide di dirigerci come un piccolo direttore d’orchestra.

Subito dopo l’encore si riprende con l’acustica “Colour Of The Trap”, conosciuta ad i più perché scritta in collaborazione con Alex Turner. Siamo tutti in fibrillazione per l’ultima canzone, “Come Closer”,  ma ancora di più lo sono gli svariati dai dei Beady Eye presenti: improvvisamente sul palco sale Jeff Wootton, ex bassista della band di Liam Gallagher, che impugnata una chitarra, accompagna Miles nell’ultima canzone della serata, svolta a più riprese e con l’aiuto vocale del pubblico. Una tradizione che non muore mai.

 

A conclusione della serata sfido chiunque ad essere insoddisfatto del live.

Siate sinceri, non fate gli hipster: a Miles Kane si possono criticare tante cose… come il taglio di capelli, il discutibile senso dello stile, il suo modo di twittare da 12enne infoiato, il suo modo di parlare o, mettiamoci anche i testi non particolarmente profondi e, giusto per essere cattivi, il suo essersi autoeletto il futuro dei Mod. MA sicuramente nessuno potrà mai criticare i suoi live o il suo non saper tenere il palco perché sfido a trovare tra i nuovi e tanto esaltati talenti brit un artista che sia ai suoi livelli come frontman e musicista.

 

Ciao Miles, torna presto a portare disagio tra noi ma soprattutto ubriacati che mi manca vederti fare lo slalom tra le persone come a Benicassim.

 

 
Photo Credits: Alberto Pezzali