La seconda giornata di questo Primavera Sound 2025 (qui il nostro racconto del giorno 1) si apre non proprio nel migliore dei modi, complici le temperature sahariane del tardo pomeriggio e il live dei Feeble Little Horse, una band ancora molto acerba che non riesce a tirare fuori il meglio di quel noise rock che da disco, a differenza, suona molto bene. Completamente folle la scelta artistica di far suonare un gruppetto di quattro ragazzini in un main stage durante il pomeriggio.
Per cercare di recuperare da questa cocente delusione ci si dirige verso il palco Cupra, anche esso sotto il sole battente, dove c'è spazio per il country cantautorale di Waxahatchee e del suo ultimo album Tigers Blood (2024). Con lui anche un’ospite a sorpresa per due brani insieme: MJ Lenderman. Molti singalong, un bel pubblico e una band che sa cosa sta facendo. Tutto estremamente piacevole.

Si torna a Mordor (nome dato dagli aficionados alla zona dei due palchi principali) dove stanno per iniziare i Wolf Alice. C’è molto hype attorno alla band inglese, complice anche l’annuncio del loro nuovo album The Clearing in uscita il 29 agosto. La loro è stata un'aggiunta in lineup last minute, nata dal bisogno di sostituire all’ultimo Clairo, che ha dovuto dare forfait. Ma questo non sembra essere un problema per la band londinese: Ellie Rowsell è una vera frontwoman ed il suo gruppo è proprio nel suo habitat naturale: un festival, su un grande palco, tra rock, schitarrate e un pubblico che canta ogni singola canzone.
Esattamente sul palco adiacente sono pronte le HAIM, e da questi primi live della giornata si nota come la presenza femminile sia sempre più nell’industria musicale, finalmente! C'è ancora tanta strada da fare per raggiungere la parità, ma sicuramente è un indice confortante. Le tre sorelle conquistano la folla con la loro solita alchimia perfetta: chitarre affilate, armonie impeccabili e quell’energia contagiosa che le rende uniche. Tra momenti rock e parentesi più intime, il trio californiano dimostra ancora una volta perché è uno dei gruppi più amati dell’indie pop contemporaneo.

Allontanandosi dal caos dei “palchi giganti”, si può tornare nell’intimità del palco Trainline dove stanno per esibirsi i Gouge Away, giusto il tempo di scattare un selfie con i Chat Pile da aggiungere alla cartella dei ricordi musicali. La band capitanata da Christina Michelle, bassista dei Nothing, regala ai presenti 50 minuti di punk hardcore fatto come si deve. Piccola nota: è sempre piacevole vedere come gruppi del genere che vengono dall’altra parte del mondo e che solitamente suonano davanti ad 80 persone (quando va bene) quando arrivano al Primavera trovino sempre una folla gremita e interessata a quello che sta ascoltando.
Dato che “ci sono due lupi che vivono in ognuno di noi” è un attimo che ci si ritrova dal punk hardcore al dream pop dei Beach House. Dopo la non perfetta esibizione di mercoledì sera alla Ciutat questa volta riescono ad incantare con un set etereo e avvolgente, dove ogni brano si trasforma in un sogno sonoro. Un'esperienza ipnotica che conferma la loro magia dal vivo.

Finita la loro esibizione, è tempo per uno dei tanti momenti attesi di questa edizione del Primavera: il ritorno dal vivo dei TV on the Radio sul palco Cupra, che quest’anno si conferma il palco della qualità musicale. Tunde Adebimpe e soci hanno deliziato con un live davvero incredibile, forse uno dei migliori finora dell'intero festival: un’ora tiratissima con una carica senza eguali. Avrebbero potuto suonare tranquillamente anche un’ora e mezza senza nessun problema. Peccato, tutto troppo breve.
E così, mentre si aspettano in transenna gli High Vis per chiudere questa giornata con un’overdose di chitarre, abbiamo la fortuna di poter ascoltare dal palco diametralmente opposto i Jesus Lizard, che si confermano una forza della natura: pura energia allo stato grezzo incanalata in un caos perfettamente controllato.

È notte ormai inoltrata quando salgono sul palco i londinesi High Vis: se ascoltati su disco ricordano molto alla lontana gli Oasis, dal vivo sono semplicemente una forza della natura del punk contemporaneo. Fin dal primo brano il pit si trasforma in un carnaio di corpi, con un groviglio di persone le une sopre le altre: è quello che succede quando mischi una band punk a una presenza massiccia di lads inglesi nel pubblico.

Per chiudere questa seconda giornata c’è ancora tempo per una mezz’oretta di Wet Leg. Nel 2022 si erano esibite qui al Primavera davanti a un pubblico decisamente più modesto, mentre adesso, nel 2025, sono ufficialmente diventate un fenomeno e persino il Cupra inizia a stargli decisamente stretto. La quantità della folla è impressionante, e anche chi fra il pubblico non è fan della band, viene comunque tirato in mezzo dai cori e dai balli che partono spontanei dal parterre. Un live divertente, anche se continuo a trovarle troppo patinate per i miei gusti (in alcuni momenti mi sembrava di guardare Sabrina Carpenter con la chitarra).
È la conclusione degna di questo giorno 2: non resta che salire sul tram 4 direzione Verdaguer e tornare in hotel per prepararsi al terzo e ultimo giorno del festival - e all’inizio ufficiale della Turnstile Summer.
Fotogallery a cura di Renato Anelli.