Alcune volte per ritrovarsi bisogna perdersi quasi del tutto. Difficile trovare parole più indicate per descrivere l’ultimo anno e mezzo che abbiamo vissuto e l’astinenza forzata dalla musica live a cui siamo andati incontro a causa della pandemia da Covid-19, capace (tra le altre cose) di mettere in ginocchio un intero settore e una intera categoria di lavoratori.
Ma come in ogni film di Rocky che si rispetti, non conta finire per terra quanto piuttosto il modo in cui si è capace di rialzarsi, ed è proprio per questo motivo, che dopo quasi un anno e mezzo di stop forzato, il concerto di Willie Peyote di sabato scorso rappresenta una vera e propria goccia di speranza nel mare di incertezze in cui abbiamo navigato negli ultimi tempi.
La data del 19 Giugno alla Rocca Malatestiana in occasione della rassegna Acieloaperto, segna infatti un vero a proprio ritorno della musica live per il festival di Cesena (con sedute fisse e distanziate e il concerto spalmato su due turni per garantire il distanziamento) e rappresenta anche l’inizio del tour estivo del rapper torinese, il Mai Dire Mai Tourdegradabile. Il tour prende il nome dal brano che Willie Peyote ha presentato sul palco dell’ultimo Festival di Sanremo “Mai dire mai (La locura)”, brano che ha regalato a Willie Peyote il Premio della critica Mia Martini e che fino a Sabato non era ancora mai stato suonato live, nonostante sia ancora uno dei singoli più programmati dalle radio italiane.
Il concerto non fa altro che confermare il buon Willie Peyote come una delle più sorprendenti anomalie nel panorama musicale italiano. Senza mai perdere la profondità per i temi trattati nei brani, Willie Peyote riesce a essere allo stesso tempo provocante e dissacrante, ironico e romantico, in un mosaico di diversi generi musicali. Il suo rappare (uno dei primi a farlo con la band) si lega infatti alle lezioni del cantautorato più classico, all’indie pop e a mille altre sfumature, che lo rendono sicuramente uno degli artisti italiani più poliedrici in circolazione. Non a caso le sonorità che scandiscono l’intero concerto spaziano da un genere all’altro, portandoci dal punk al funk, passando per il jazz e finendo ovviamente all’hip-hop.
La scaletta, tra un “Non mi ricordo quasi più come si fa, grazie del calore e di essere qui, è scomodo stare sulle sedie?” e un “Adesso scendo, voi urlate bis, vi ricordate come si faceva? E’ una cosa bella quindi la facciamo” dopo 16 brani che ripercorrono la sua carriera non poteva che concludersi con "Che bella giornata", quasi a sottolineare il momento dal quale stiamo gradualmente uscendo, in un tripudio di musica e applausi.
Di seguito un paio di scatti del concerto ad opera del sottoscritto: