31 marzo 2020

Un paio di foto di Venerus al TPO di Bologna

«Io faccio canzoni d’amore per persone psicopatiche. Ho la tendenza a rifugiarmi in questa parte di me più emotiva quando compongo. Non sono dediche alla fidanzata da pop italiano, intendiamoci. Però sono cose che nascono dal mio lato affettivo, nel bene e nel male dell’amore. Mi piace tanto la sonorità soul, jazz e mi ci riconosco nel gusto. Ma non voglio inquadrarmi in un genere. Lascio aperte le porte anche alla techno».

Queste sono le parole pronunciate in una recente intervista da Venerus alla richiesta di provare a spiegare la propria musica e la prima impressione è proprio che non sarebbe potuto salire sul palco artista migliore a chiudere questa edizione dell’Indie Pride di Bologna, festival musicale che unisce artisti per combattere omotransfobia, sessismo e bullismo attraverso l’arte. Sul palco del TPO, noto centro sociale bolognese, Venerus intrattiene infatti la folta platea fuggendo da qualsiasi tipo di etichetta e lasciando che a parlare sia la sua musica, dando quindi spazio all’intuito e alle emozioni piuttosto che alle spiegazioni, senza bisogno di aggiungere di più a quello che le melodie, i testi e le immagini, la sua estetica e i suoi video evocano. La cosa impressionante è quindi la capacità del giovane artista milanese di creare una dimensione intima nonostante il contesto ampio che fa da contorno al concerto, riuscendo a creare così un momento personale, calmo e avvolgente capace di coinvolgere i fortunati spettatori che stanno guardando e ascoltando. Quello che si presenta è infatti uno spettacolo semplice ma teatrale al tempo stesso, con una forte dimensione estetica che fa da contraltare ad una scelta di brani capaci di toccare le corde più profonde dell’anima, da IoxTe a Love Anthem passando per Altrove e Il Fu Venerus. L’unica pecca del concerto, ahimè, è rappresentata dalla limitata durata di questo, dettata purtroppo dalla natura stessa della serata, con un taglio da vero e proprio festival musicale. La speranza a questo punto è quindi che Venerus torni presto a Bologna a raccontarsi e a rifiutare qualsiasi tipo di categorizzazione in un consueto mix di Jazz, Soul ed Elettronica.     

Di seguito le foto della serata di Renato Anelli: