“Et quid amabo nisi quod aenigma est?”.
"Cosa amerò se non l’enigma?".
Questa è la domanda che mi sono fatto dopo aver terminato il primo ascolto di Notte, il nuovo album di BLUEM. Pioggerellina leggera di primavera, avevo le cuffie, io, davanti al computer ad ascoltare questa piccola perla che ci ha donato la cantautrice sarda. Ed è proprio la Sardegna il punto focale e nodale di Notte. Una Sardegna aspra, rigida, dura, narrata mediante le vicende e la voce delle due nonne, culturalmente lontanissime ma, al tempo stesso, molto vicine, che hanno formato BLUEM (al secolo Chiara Floris).
Il lavoro, nato in una sola settimana, mi ha ricordato che i sound di Bon Iver, Frank Ocean e Rosalìa possono coesistere assieme, in un disco strutturato in modo intelligente e aperto a molte possibilità d'interpretazione. Di pari passo con i brani, che, con i titoli, scandiscono puntualmente i giorni della settimana, c'è tutto un progetto visivo-fotografico alle sue spalle. Foto che parlano della sua terra natale, che mostrano i lati più folkloristici della regione. Una visione estetica, ibrida e innovativa che nasconde piccoli tesori preziosi celati ai più. Le canzoni di Notte sono enigmi, scatole cinesi da maneggiare con cura, con la voglia di ascoltarle a mente libera una sera di metà primavera.
Cosa amerete di BLUEM se non l'enigma?
Quali esperienze del tuo vissuto ti hanno portato a scrivere questo album?
Sono a Londra da tanti anni e qui sentirsi frustrati e dover canalizzare le cose è un po' lo standard. Ho fatto un EP in inglese nel 2018, ho passato un paio d'anni di problemi sia personali che musicali, nei quali non riuscivo a scrivere più niente, ero bloccata. Sono arrivata al culmine di questa cosa a gennaio 2020 in cui ho preso una settimana di ferie dal lavoro e ho deciso di fare Notte. Il background emozionale dell'album riguarda delle questioni personali con delle persone... problemi di cuore di base, ma in realtà, poi, c'è tanto altro ed è diventata una cosa più grande. Dal punto di vista emotivo sono stati anni difficili e li ho voluti riversare nel disco in modo un po' nostalgico.
C'è, quindi, un concept preciso dietro il lavoro?
È diventato un concept album un po' involontariamente. Nel senso che ho impostato un brano al giorno nell'arco di una settimana e da lì nasce la cosa che ci sono i giorni della settimana come titoli delle canzoni. Più pigrizia che altro! Il concept, comunque, l'ho sviluppato più consciamente sotto l'aspetto visivo, in cui ho fatto una cosa tutta legata alla Sardegna, alle figure delle mie nonne. Ho creato un personaggio unico, un po' androgino, che sarebbe quello che appare nelle foto. È diventata più la storia di quel personaggio che la mia personale.
Come detto, il disco contiene sette tracce intitolate come i rispettivi giorni della settimana: consigli la fruizione dell'album dal lunedì alla domenica oppure possono esserci diverse strade sonore percorribili?
Bella domanda. Io non ricordo di aver cambiato la tracklist, però penso ci siano vari modi per fruirne. Io ho scelto questo, dal lunedì alla domenica, un po' ad istinto, ma penso che ognuno lo possa rielaborare a suo gradimento.
A me è piaciuta molto Giovedì: qual è la genesi che c'è dietro questa traccia?
Giovedì è stata molto ispirata da un pezzo di Angèle che si chiama Nombreux che si trova all'interno dell'album Brol; veramente un bel disco. Lo ascoltavo molto prima di fare Notte e tutto quel brano è legato ad un giro di piano dal quale mi sono lasciata ispirare. Poi è diventata una cosa a sé. Volevo realizzare un brano lento, che mostrasse anche un po' di sofferenza, anche testualmente, per poi passare ad un beat più aggressivo, ad una cosa più attiva, che rappresentasse quasi una presa di coscienza di un momento brutto che si stava vivendo. È diviso in queste due parti proprio per questo motivo. È un brano che tira fuori anche molto del mio personale, perché alla fine ci sono delle voci parlate, confuse. Ecco, quelle sono delle parole che avevo annotato in uno dei miei diari in un periodo particolarmente brutto e ho cercato di visualizzare gli eventi: in altre parole, per processare gli accadimenti descrivo degli scenari e lì stavo facendo proprio quello. Un groviglio di sofferenza, presa di coscienza e un pizzico di... Nombreux di Angèle.
Sei nata in Sardegna e hai avuto un legame molto stretto con le tue nonne: cosa hanno rappresentato per te nel tuo percorso di formazione personale e, soprattutto, musicale?
Adesso, purtroppo, non c'è più nessuno dei miei nonni in vita, però loro due, in particolare mia nonna materna e paterna, sono state due figure completamente diverse ma allo stesso tempo importantissime. Mia nonna materna è morta quando io ero piccola: veniva da una famiglia ricca ma era una persona ribelle, faceva molte cose. Era una lingua di fuoco, diceva quello che pensava, quindi ho un ricordo molto chiaro di lei e credo abbia plasmato bene anche il mio di carattere, perché sono un po' anche io così. Invece, mia nonna paterna è morta pochi anni fa e ho avuto la fortuna di utilizzare una delle sue registrazioni (in Venerdì è lei che parla) perché mia sorella ha fatto un documentario sulla Sardegna e l'ha intervistata. Lei era una persona completamente opposta all'altra nonna: era cresciuta in povertà estrema, nella Sardegna rurale, ha lavorato in campagna da quando aveva dieci anni e non l'ho mai vista fare niente di diverso. Mi ha aiutato ad apprezzare le cose semplici e i rapporti con le persone. Era una donna che soffriva molto quando gli altri litigavano, per questo mi ha insegnato molto a ricercare la serenità, la pace con gli altri.
Qual è la tua canzone preferita di Notte e perché hai voluto intitolare così l'album?
La mia canzone preferita penso sia Venerdì, ma al di là del fatto che c'è mia nonna (ed è già cosa fondamentale), soprattutto perché io tendenzialmente detesto quello che scrivo e Venerdì è la canzone in cui mi sento di meno e riesco a vederla un po' più da fuori. Se sento le altre con la mia voce mi dà un po' fastidio e non riesco ad ascoltarle!
L'album si chiama così perché io scrivo prevalentemente di notte, mi trovo meglio e ho deciso di dargli quel nome.
Qual è la prima canzone che ti viene in mente che esprime in modo puntuale il concetto di Notte per come lo intendi tu?
La primissima che mi è venuta in mente è Nights di Frank Ocean. È una canzone a cui sono molto affezionata e che, penso, mi abbia ispirato molto durante la scrittura dell'album. Dà una sensazione di vivere durante la notte, quando l'ascolto è sempre così.
Allora mi lego a questa risposta e ti chiedo: quali sono state le influenze musicali (e non) che ti hanno permesso di comporre le tracce in Notte?
Molte delle mie influenze sono inconsce: ad esempio, sono una grande appassionata di cinema e penso che qualcosa ci sia finito in Notte. Faccio, comunque, musica per film e quindi ho questa impostazione. Sono una grande fan di Lynch e simili, quindi anche quando scrivo ho questa tendenza ad usare il parlato, a ricreare delle vere e proprie scene che nella mia testa prendono forma. Per questo motivo, tra l'altro, ho estremamente bisogno di creare un progetto visivo che si associ a questo. A volte mi pare di approcciarmi alle canzoni quasi come se fossero colonne sonore, quindi il cinema, in un modo o nell'altro, mi ha influenzata.
Di artisti musicali, posso dirti che ero e sono tutt'ora in un periodo molto r'n'b (lo sono da anni). Ti cito: Frank Ocean, SZA, Blood Orange, Summer Walker, Rosalía... di base volevo creare un disco che potesse riportare all'Italia, alla Sardegna e soprattutto Rosalía mi ha sconvolta quando ho visto in che maniera sapesse unire tradizionale e moderno. Un lavoro veramente incredibile.
Su SoundCloud ho intercettato il tuo demo 08-06-2019. In questo lasso di tempo, com'è evoluta la tua musica?
Sono stati degli anni intensi. Inizialmente, avevo registrato un EP in inglese che per ora è inedito e lo tirerò fuori a tempo debito perché mi fa piacere che ci sia. Avevo prenotato degli studi e avevo fatto delle sessioni per cercare di scrivere un altro progetto in inglese, con l'idea che avrei fatto qualcosa di simile a Notte, ma l'avrei tenuto in inglese. Che poi, se Notte non fosse in italiano, sarebbe un disco completamente diverso. È passato un po' di tempo in cui proprio non riuscivo a scrivere e me la vivevo male, non riuscivo a tirare fuori nulla. Poi ho avuto questa idea direttamente da Whack World, l'album rap di Tierra Whack, artista americana che ha fatto 15 brani tutti da un minuto ciascuno. Tra l'altro c'è un video che è unico per tutti... insomma, ispirata da questa idea, ho pensato che un giorno a settimana dovevo scrivere un demo di circa un minuto e provare così, con leggerezza, a ricominciare a scrivere. Così ho fatto, da lì ho pubblicato qualcosa su SoundCloud, ho avuto anche più facilità nello scrivere e, dopo un altro piccolo periodo brutto, quando era arrivato il momento di scrivere Notte ero un po' più abituata all'italiano e all'idea di fare quel tipo di disco. È stato tutto molto graduale. In quella settimana non so di preciso cosa sia accaduto ma... è successo, molto intensamente.
Vivi in Inghilterra da qualche tempo: come mai hai scelto di approcciarti al panorama musicale cantando in italiano?
Nel 2018 avevo portato avanti un progetto in inglese ed ero un po' convinta che avrei scritto in inglese: ero un po' una di quelle persone che rifiutavano l'idea di fare musica in italiano, mi sentivo troppo esposta ad utilizzare la mia lingua madre. Poi è successo abbastanza spontaneamente, perché inizialmente avevo registrato un po' di demo, così, per provare, e le ho pubblicate su SoundCloud. Ad esempio, Sabato è nel disco semplicemente perché è il primissimo di queste demo che ho fatto e in realtà è la mia prima canzone in italiano e l'ho voluta inserire un po' in senso simbolico. È venuto comunque molto naturalmente: all'inizio ho fatto un mix tra inglese ed italiano. Era un momento di nostalgia, stavo male qui in Inghilterra e pensavo molto all'idea di tornare a casa. Penso che questo abbia canalizzato l'idea di tirar fuori successivamente canzoni in italiano.
Il progetto Notte si compone anche di un vasto artwork fotografico: come mai hai voluto dare così importanza alle foto?
Faccio abbastanza naturalmente l'associazione tra musica e immagine, anche per il fatto che lavoro con il sync ed è una cosa che fa parte di me. Inoltre, qui a Londra, lavoro in una galleria fotografica da tre anni e quindi mi ha permesso di conoscere degli artisti e vedere dei progetti che mi hanno ispirata a fare questo tipo di cose. Di base sono stata da sempre una grande appassionata e, tra l'altro, la ragazza che ha scattato le immagini lavorava con me in galleria: è una finlandese molto brava e con molto talento.
Ultime due domande: ci sarà l'opportunità di sentirti live nei prossimi mesi?
Ho giusto fatto un meeting parlando proprio di questo: spero che nei prossimi due mesi qualcosa la si riesca ad organizzare. In autunno sicuramente. Molto dipenderà, ovviamente, dalla situazione Covid e vaccini, anche perché io sono in Inghilterra...
Last one: ho ascoltato Notte... di notte e mi ha fatto pensare che potesse essere accomunato ad una corrente artistica: sono tutt'ora indeciso fra la pittura metafisica stile De Chirico e l'impressionismo. Tu cosa mi diresti a proposito?
Tra i due ti direi l'impressionismo, perché sono stata anche molto appassionata... però, cavolo, devo dirti che anche De Chirico non lo avevo proprio pensato ed è un altro bellissimo modo di vedere l'album, quindi, se sono ancora in tempo cambio la mia risposta e passo alla pittura metafisica!