White Lies As I Try Not To Fall Apart
7.0

Nostalgici degli anni ’80? Affezionati alle sonorità post-punk e alle voci profonde e avvolgenti? Dal 2007 esiste un rimedio super-efficace che risponde al nome di White Lies. I ragazzi di Ealing, periferia di Londra, hanno pubblicato il loro nuovo lavoro As I Try Not To Fall Apart da appena una settimana e ora sono pronti per riprendere la trionfale cavalcata del 2019-2020 per il tour mondiale del decennale di To Lose My Life, il loro magnifico album di debutto. Sulla scia del loro precedente lavoro, FIVE (2019), continua la metamorfosi musicale in cui il baritono di Harry McVeigh funge da perfetto collante tra melodie funk e prog e le più tipiche specifiche del post-punk e new-wave che li hanno spinti a fine anni 2000 sul tetto dell’intera scena rock UK e mondiale.

La campagna di lancio del sesto disco dei White Lies è stata notevole, come d’altronde era logico aspettarsi a posteriori di una tournée che ha suonato tanto da chiusura del cerchio quanto da resa dei conti. Da settembre scorso sono quattro i singoli estratti che hanno anticipato l’uscita dell’intero disco, dalla title track As I Try Not To Fall Apart a Blue Drift, ognuno dei quali ha saputo mettere ben in evidenza tutte le diverse sfaccettature del loro repertorio aggiornato e tutti i limiti del caso.

Da sottolineare e apprezzare il modo in cui Harry McVeigh e soci si siano perfettamente calati all’interno della società e abbiano cercato di permeare la loro composizione con tutte le preoccupazioni estemporanee e le paure cui il mondo degli ultimi due anni ci ha esposto senza rimorsi.

In quest’ottica è sicuramente interessante notare come la traccia di apertura, Am I Really Going To Die, sia un perfetto compromesso tra un testo che evoca in modo esplicito una riflessione sulla labilità della vita ed una melodia funk/synth-pop capace di rendere il brano particolarmente orecchiabile e accattivante.

La successiva As I Try Not To Fall Apart è un sussulto dei veri White Lies. Charles Cave si prende la scena con basso e synth e tesse una tela ad hoc per tutto il colore della voce di Henry. Come puntualizzato dagli stessi autori in occasione dell’uscita del singolo, il testo della canzone è stato scritto in una sola notte, sinonimo di autenticità e sincerità. Testualmente:

Often the songs that come quickest are written from the gut and the heart, not with the head.

Con Breathe, la band ci porta in una dimensione parallela e ci invita a respirare e ad abbandonare tutti quei pensieri ricorrenti e compulsivi che alterano la realtà del nostro quotidiano. Il giro di basso e la melodia sovrastano sicuramente il testo e la parte vocale, ma assolvono alla perfezione l’arduo compito del brano, che suona un po’ come la naturale evoluzione di Swing, settima traccia del loro disco Friends del 2017, e funge da boccata d’ossigeno all’interno di una profonda riflessione lunga diversi brani.

La traccia numero 4 si occupa un modo molto diretto di un altro dei temi di assoluta attualità. I Don’t Want To Go To Mars: hey Elon, questi ce l’hanno con te! I veri White Lies, quelli di To Lose My Life e BIG TV, esistono ancora e lo dimostrano con un brano tipico del loro repertorio arricchito da un grido viscerale contro l’uomo contemporaneo che pur di scappare dalla realtà dei fatti di un pianeta sempre più sull’orlo del baratro, rivolge il proprio sguardo altrove. Sicuramente uno dei pezzi migliori del disco ed uno di quelli che ci ricordano perché aspettiamo con trepidazione ogni lavoro di una band fra le massime esponenti del post-punk londinese.

ionicons-v5-c

Step Outside è una ventata di puro synth-pop. Una certa nota di spensieratezza e strafottenza che si piazza a metà strada tra l’omaggio e la voglia di emulare artisti senza tempo come Sparks e, per rimanere più vicini ai giorni nostri, la versione più recente dei Franz Ferdinand.

D'altro canto Roll December e Ragworm sono sicuramente le tracce più ipnotiche e difficilmente collocabili del disco. Un concentrato di suoni che riportano alla mente generi diametralmente opposti, dal post-punk al prog rock passando per la tastiera di un synth. Un purgatorio necessario per giungere alla conclusione del disco.

Il trittico di brani di congedo inizia con Blue Drift, quarto ed ultimo singolo che ha preceduto l’uscita del disco, ed ecco il pezzo per cui vale la pena avere questo album nella propria record collection. I White Lies riprendono in modo palese il lavoro interrotto sul più bello in FIVE V2 (una sorta di Deluxe Edition del loro album FIVE del 2019), concluso con il brano Falling Out With You. L’atmosfera trionfale garantita dalla melodia, dal ritmo incalzante e dagli inconfondibili riff di chitarra esalterà senza alcun dubbio le performance live.

The End è sperimentazione e visionarietà, strumentalismo allo stato puro. Harry & co. cercano la teatralità lasciandosi trasportare in quella che sembra in tutto e per tutto una jam session eseguita direttamente in sala di registrazione. Volendo trovare similitudini stilistiche, non possono che venire alla mente i Depeche Mode di Music For The Masses o i The Cure di Disintegration. Anche se qui siamo su livelli decisamente lontani anni luce.

There Is No Cure For It è, infine, la chiusura del cerchio, musicalmente e concettualmente (impossibile non notare infatti il filo diretto tra Am I Really Going To Die e There Is No Cure For It). Pezzo decisamente interessante: gli MGMT devono essersi impossessati in qualche modo delle studio session del trio londinese e devono aver aggiunto qualcosa alla traccia. Il ruolo fondamentale del synth, il testo semplice e ripetitivo, le atmosfere psychedelic pop non troverebbero spiegazioni altrimenti.

La parabola discendente dei brani prodotti dai White Lies procede di pari passo con la capacità vocale del cantante, rispetto agli inizi di carriera in cui faceva delle ottave più alte e degli acuti i suoi cavalli di battaglia. L’impressione che si ha analizzando i lavori che hanno fatto seguito a To Lose My Life è quella di una continua evoluzione alla ricerca del pertugio giusto per riagguantare le vette mai più raggiunte nel corso degli anni. Le sonorità rimangono interessanti, per chi conosce i White Lies sa perfettamente che questo è un aspetto difficilmente attaccabile, e i ritornelli rimangono particolarmente orecchiabili.

Complesso scindere ciò che ci si aspetta da una band che ha saputo debuttare in cima alle classifiche UK con quanto prodotto negli ultimi anni. Probabile che la verità dei fatti stia nel mezzo: consci di non poter raggiungere certi livelli in altro modo, la via della sperimentazione e della continua ricerca potrebbero essere la soluzione. Solo il tempo ci dirà se quella degli ultimi 3 anni è effettivamente una versione 2.0 dei White Lies.

La band sarà live in Italia nel corso di questa primavera. Biglietti disponibili su Dice:

Martedì 10 maggio 2022 @Magazzini Generali – Milano
Mercoledì 11 maggio 2022 @Teatro Orion – Roma