Dopo aver annullato di recente il tour europeo, data finale al Fabrique compresa, per motivi mai completamente chiariti, è arrivato un altro (ma decisamente migliore) fulmine a ciel sereno da parte dei Belle And Sebastian. Si tratta del loro dodicesimo album di inediti Late Developers, i cui brani appartengono alle stesse sessioni di registrazione del suo predecessore A Bit Of Previous, pubblicato solo pochi mesi fa.

Il settetto guidato da Stuart Murdoch continua la sua strada segnata da un indie-pop leggero e malinconico, sempre e comunque costellato da barlumi di speranza. Insieme a qualche piccola variazione sul tema in ambito disco, psych-pop, o più tradizionale e jangle, non mancano le arie smithsiane, dovute non solo alle copertine del disco e del singolo I Don't Know What You See In Me, ma anche alle liriche agrodolci. In ben più di un caso, con una mano fanno una carezza e con l’altra tirano una sberla, tratto tipico della band di Glasgow. Se il lavoro precedente fin dal suo titolo aveva espresso l’intenzione di trattare situazioni (e relazioni) passate, qui si ottiene una sorta di proseguo, con uno sguardo a cavallo tra passato e presente. O più appropriatamente, tra rimpianto e situazione attuale da digerire.
I giri di chitarra acustica dell’opener Juliet Naked fanno da sfondo alla storia di un amore sfuggente, corredato una sottile ironia, sottolineata dal sferzante riff elettrico di Stevie Jackson. La parola passa a Sarah Martin con l’ottimistica e motivazionale Give A Little Time, un invito a concedersi del tempo e volersi bene, trascinato dal suono delle chitarre placide e il battimani allegro a seguito dei ritmi. Tra i pezzi di maggior peso all’interno del disco spicca la struggente When We Were Very Young. Arricchita da accenni di piano e motivi jangle di rimando a R.E.M. e Smiths, tratta la nostalgia del passato e della gioventù spensierata, mostrando un’insoddisfazione verso le difficoltà della vita quotidiana, con riferimenti ad attacchi di panico notturni, ed invidia verso chi riesce ad accontentarsi di poco.
Mescola il folk-pop dei Big Star e note barocche di innumerevoli classici di pregio nella storia della musica d’Oltremanica Will I Tell You A Secret. L’ascoltatore viene cullato dal violino di Martin, e condotto per mano attraverso il racconto doloroso di una coppia in crisi, a causa di un bambino mai nato. Una sorta di ninna nanna curativa verso la paura dell’isolamento e della solitudine. Si riprende quota con i cori e il trionfo psichedelico di tastiere e chitarre della brillante e dinamica So In The Moment, ironica storia di una coppia mostrata dalla prima conoscenza fino all’altare. Fa buona mostra di sé l'andamento soul-pop sporcato di blues di The Evening Star, brano caratterizzato da fiati, tastiere e un’atmosfera tra fine anni Sessanta e inizio Settanta.
Incardinata su una solida bassline funky e sui ritmi delle percussioni, When You're Not With Me si propone come un’ulteriore chicca in linea con i seventies, ispirata alla disco music di ABBA e Lipps Inc.. Paradossalmente a non convincere per niente sono invece i synth spiazzanti e pop-spaziali di I Don't Know What You See In Me. La sensazione percepita è quel genere di ottimismo sfrontato e pompato al massimo, che porta a rimpiangere la malinconia sfoderata all’inizio dell'album.

La tornata finale ritrova un consueto duetto Murdoch-Martin in Do You Follow, misto tra La Isla Bonita di Madonna e (di nuovo) gli ABBA, proseguendo con una gemma pre-Belle And Sebastian-era risalente al 1994, When The Cynics Stare Back From The Wall. Eseguita da Murdoch e Tracyanne Campbell dei conterranei Camera Obscura, è permeata di quella fantastica sensibilità smithiana, riassumibile nel verso «Every girl and boy / each one is a misery». La title track in chiusura rappresenta l’ultimo ballo festoso in chiave di soul, miscelato ad una qualche danza caraibica, e completata da un testo dei più sarcastici presenti all’interno del disco.
Late Developers non è certamente un album che finirà negli annali della storia della musica, né una tappa consacratoria per la formazione scozzese, ma nonostante ciò corregge ancor di più il tiro rispetto a A Bit Of Previous, assestando qualche colpo interessante e proponendo una maggior variazione in materia di sound. Per quanto concerne i testi non si può che confermare la solidità del songwriting corale, tanto dolce quanto tagliente e crudele all’occorrenza. Non rimane che aspettare possibili annunci futuri per rivedere finalmente Murdoch e soci anche in Europa, con un buon bagaglio di novità, oltre ai loro grandi classici.
