Negli ultimi anni è sembrato di vivere in una bolla. Non si sta parlando della pandemia – sì , ovviamente anche il Covid è un responsabile di questa strana sensazione – ma di musica e di quella nuova ondata che tutti, compreso il sottoscritto, definiscono post-punk. Il più delle volte a torto, semplificando. Tolta l’Irlanda, la maggior parte delle band inglesi si concentrano nella zona a sud di Londra. Le eccezioni sono poche e si posizionano tra Bristol, Leeds e lo Yorkshire. Tra tutte queste città, in apparenza, la grande esclusa a sorpresa è Liverpool.
E invece ecco i Courting, una band di quattro ragazzi cresciuti a suon di IDLES e Catfish and the Bottlemen. Nati come un duo, sono quattro e suonano come fossero in dieci. Il loro album di debutto è una delle uscite più sorprendenti di settembre: tra versi acuti, storytelling nostalgici, ritornelli catchy e un groviglio di rumori elettronici e no. Un mix complicato che andremo a definire come post-punk. Appunto.

La copertina di Guitar Music è la rappresentazione di una città futuristica: i grattacieli grezzi e grigi sono sovrastati – minacciati è forse il termine corretto – da fasce luminose di colore blu. La “città” e la sua metamorfosi sono il filo conduttore dell’intero disco, il luogo dove si svolgono e da cui sono influenzate le vicende e la musica stessa. L’intro Cosplay/Twin Cities, infatti, inganna l’ascoltatore con un inizio pop-orchestrale molto anni Novanta e dopo quaranta secondi si trasforma in un pezzo elettronico, quasi EDM ma senza alcuna venatura pop. Il testo, speakerato da una voce computerizzata, introduce l’ambientazione.
Considerando il titolo dell’album, uno si aspetterebbe di ascoltare delle chitarre, e invece bisogna aspettare l’ingresso del ritornello di Tennis. Siamo nella “città”, nel suo quartiere più tradizionale verrebbe da dire. Sono riconoscibili tutte le tendenze odierne del post-punk di matrice inglese: noise, distorsione, spoken recitato con impertinenza e quell’ironia di fondo che sessualizza il tennis. L’influenza degli Yard Act (potete leggere qui la nostra intervista), se così si può definire data la quasi contemporaneità tra i due gruppi, la si coglie al primo ascolto, ma le botte improvvise di rumore demarcano una prima linea di confine.

La “città” raccontata e descritta dai Courting è in costante cambiamento, nuovi palazzi sorgono al posto dei vecchi edifici con i quali si è cresciuti. Il nuovo non solo toglie spazio ai ricordi e li amplifica, ma è spesso sinonimo d'imborghesimento: «Don’t Wanna Be a Popstar Now» canta Sean Murphy-O’Neill con la voce imbevuta di autotune. Loaded è una traccia irriverente sulla gentrificazione – con riferimento specifico a North London - e sull’omologazione delle abitudini delle persone su determinati standard. Come appunto i nuovi edifici. La bravura dei quattro sta nel tradurre musicalmente tutto ciò: il ritornello pop-rock, tra Kasabian e Blur, è “rovinato” da distorsioni poco accomodanti e dall’utilizzo dell’autotune nella strofa. Simbolo forse del nuovo che avanza.
Il non voler essere una popstar, ha in sé l’idea di non voler essere a tutti i costi famosi. Un aggancio perfetto per la successiva Famous. La traccia che, per tematica e linea di basso, è la più post-punk di tutte, è tenuta insieme da un arpeggio di tastiera ripetitivo hyperpop. Dopo quattro brani è evidente una cosa: quando tutto sembra prendere la direzione che tutti si aspetterebbero, i Courting sparigliano le carte. Ancora una volta poi, l'immediatezza di questa band è insita nel trasferimento dei sentimenti negli strumenti. Un aspetto per molti scontato, ma che tanti artisti tradiscono all’atto pratico. Qui invece tutto acquista un senso, persino i tasti elettronici: sovrastati dal basso e dalle chitarre elettroniche, trasmettono la nostalgia per una gioventù che scivola via. Gli amici, qualcosa su cui hai sempre contato, magari dando loro poca importanza, se ne vanno in “città”, iniziano a fare cose da adulti.
I'll get all my friends from different cities
I just wanna score one last time
Why's everybody getting older?

2006, Whatever People Say I Am, That's What I'm Not. A proposito di nostalgia. L’inizio di Crass (Redux) – il redux è per differenziarla dalla prima versione presente nell’EP d’esordio Grand National (2021) - è un colpo al cuore con quella frase di chitarra che si insinua tra le vie della “città”. Il testo è uno dei migliori, tra riferimenti pop, rabbia e satira: «Robbie's gone and I'm more than just the Jason / in your damned Take That cover band». E poi arriva il ritornello dove i Courting entrano a piè pari con quello che sanno fare ancora meglio, ovvero elettronica e distorsione. Gang of Four e IDLES come mentori, Crass (Redux) vale da sola il disco.
Jumper, mette invece in mostra il lato più convenzionale della band: un singolo che oscilla tra il pop e il punk con un ritornello che rimane in testa nonostante sia qualcosa di già sentito. La scrittura è sempre fine e graffiante allo stesso tempo, riferimento a Charlie XCX compreso. Un amore agli sgoccioli e il sentimento malinconico per un futuro sognato e ormai sorpassato dalla realtà fanno venire in mente i versi surreali e un po’ stralunati dell’ultimo album dei Black Country, New Road, altra influenza dichiarata dai quattro di Liverpool.

Se c’è una sezione dell’album che rispecchia maggiormente l'artwork, quello è il finale. Due canzoni che sono quanto di più distante dal mondo post-punk inglese di questo momento storico: la prima è la suite elettro-rock Uncanny Valley Forever. Una storia dal finale amaro, una relazione platonica ambientata in America e accompagnata da un sottofondo che si potrebbe catalogare quasi come alternative-emo. Per sei minuti un ridondante arpeggio di chitarra anni Novanta racconta la storia al pari della voce, finché la bocca del protagonista non incomincia ad avere il sapore metallico. A questo punto la band gioca con l’elettronica che si trascina fino alla canzone finale.
La voce, come sembra preannunciato dalla fine della traccia precedente, diventa sporca e sfrigola nella conclusiva. PDA è cantilenante, una ballata melodicamente perfetta, beatlesiana ma con echi newyorchesi alla Julian Casablancas. La chitarra elettrica qua è padrona della scena ed evoca lo stesso tipo di nostalgia di Famous.
Good book, I said I won't cry
Oh, because crying would mean that it's over
Lasciando andare PDA in sottofondo prendono forma i pensieri. Guitar Music non è un disco dove la chitarra è preponderante, e questo l’avevamo già capito. I Courting non sono la classica band post-punk inglese nata dopo il 2015, e questo era meno scontato.
Di colpo tutto è più chiaro, in fin dei conti basta una canzone, una che sembra fatta apposta per essere cantata spalla a spalla ciondolando, fregandosene dell’intonazione e di tutto ciò che ti circonda. Con la stessa nostalgia per un passato già superato e la medesima spensieratezza che spinge a riviverlo ogni volta cambiato e trasformato, che sia per una relazione finita, per l’incursione di una tastiera pop tra le chitarre distorte o per un verso cantato con l’autotune.
I rulli di batteria della coda dettano il tempo del battito cardiaco mentre lo sguardo si perde tra le luci della “città”. Nulla è come prima.
