Something to Tell You Haim 7 luglio 2017
7.2

Le tre cazzutissime sorelle californiane sono tornate. E sono armate fino al collo di synth e uno stile retrò che non è mai suonato così moderno. Este, Danielle e Alana, in arte Haim, hanno reso l’estate un po’ più fresca a tutti quando hanno condiviso con il mondo Something To Tell You, il loro secondo album.

Nel 2013 avevano sfondato la porta dell’industria musicale con Days Are Gone. Grazie al successo della hit “The Wire”, il trio si è conquistato un primo posto nelle classifiche inglesi, l’accesso illimitato a tutti i festival e sagre oltreoceano e, dulcis in fundo, una nomination ai Grammys. Dopo ben quattro anni e mesi di teasing su Twitter, finalmente posso concedermi il piacere di ascoltare ben 11 tracce nuove di pacca. La musica è un mezzo di comunicazione potentissimo, le Haim lo sanno e non perdono nemmeno uno dei 42 minuti per aggiornarci su ciò che è successo in questi lunghi anni. E come un amico che torna da un lungo viaggio, Something To Tell You mi riporta in una dimensione familiare.

“Want You Back” apre la strada con la voce di Danielle che riempie le cuffie alle parole “Some things are long forgotten / some things were never said”. Non c’è da stupirsi che questa traccia sia stata mandata in avanscoperta e pubblicata come primo singolo a maggio. Il ritmo ostinato lascia spazio alla stratificazione strumentale delle sorelle, che seguono la caratteristica tipica del pop dell’accumulare tensione durante le strofe per far esplodere tutta l’energia nel ritornello. La band scopre il lato graffiante e determinato fin dal primo ascolto. E fin dal primo testo: “Just know that I want you/ I’ll take the fall and the fault in us / I’ll give you all the love I never gave before I left you / Just know that I want you back”.

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Questo tipo di sicurezza è rintracciabile nel suono volutamente retrò. La band sa come usarlo a proprio favore senza diventare stucchevole. Mi fa piacere sentire gli assoli di chitarra, le voci sfasate che si uniscono in un coro perfettamente armonizzato e suoni strani ogni tanto (nitrito di cavallo in “Want You Back”?). Il loro pop è intelligente e studiato. E’ genuino, ma mai superficiale. E’ un ritorno a quel soft rock a cui sono state accumunate senza poter controbattere, ma che si addice perfettamente ai riff di tastiera con una valanga di synth. Rimanendo umili, le Haim non perdono l’occasione per dimostrare di essere musiciste eccezionali. 

Tante volte mi sono trovata a difendere la band dalle accuse di essere “troppo semplici”. Ancora una volta, sguaino la spada e dico che non si tratta di semplicità, ma, piuttosto, di sincerità. Lo dimostrano i testi, che non sono solo parole per riempire un pop da classifica, ma delle ammissioni talmente intime che sfidano la sicurezza emotiva di chiunque. Il super potere delle sorelle? Trasformare anche il lamento più straziante in un pretesto per sculettare e cantare a squarciagola.

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Dal deciso “Want You Back”, perché prima non si era “Ready For You”, alla speranza che “Nothing’s Wrong” per poter ricominciare da capo. Ma, si sa, la vita non è mai dalla tua parte. Quindi c’è “Something To Tell You” e, anche se Danielle, Este e Alena non sanno “why”, purtroppo si è costretti a “Walking Away” e rassegnarsi al sentimento di insaziabile solitudine che fa sembrare una “Night So Long”. Fa tutto parte del mio viaggio mentale o c’è un filo logico tra il primo e l’ultimo brano? Indovinelli e complotti a parte, un tema comune nell’album c’è. E ha a che fare con “you”, “me” e tante, ma proprio tante, complicazioni in mezzo. Tipico delle relazioni, no?

Non è un capolavoro contemporaneo né un concept album riflessivo. A tratti, l’album è prevedibile, con un po’ troppe canzoni che vorrebbero spiccare sulle altre. Tuttavia, è molto piacevole. E’ vitaminico. Ecco come descriverei Something To Tell You. Vitaminico e cazzuto. Contiene parole a cui tutti avremo pensato almeno una volta nella vita, magari che avremmo voluto dire ad alta voce, senza mai trovare il coraggio. Le Haim non hanno fatto nulla di speciale, a parte prenderci per mano, invitarci sul dance floor e cantare quelle parole insieme a n0i.