Siamo ad agosto e credo fosse proprio necessario un album per rinfrescarsi le membra: è arrivato Loving in Stereo dei Jungle. Per chi non li conoscesse, rimediate subito. Si tratta di un gruppo born in London che ci riporta la bellezza del funk, del grooving e dei bassi paurosi degli anni '80, tutto in una formula nuova e fresca. La loro musica è in grado di mettere tutti d'accordo. Fun fact: al concerto di Parigi di qualche anno fa, mi sono ritrovata tra un pubblico diversissimo ed estremamente caldo. Ho avuto, però, l'onore di star sotto il palco con un reparto geriatrico, perché avranno avuto tutti '80 anni (tranne mia madre, con qualche decade in meno), ma ballavano tutti come se non ci fosse stato un domani. Uno dei miei concerti preferiti in assoluto.
Arriviamo a noi. Vi confesso che alle prime release non ero entusiasta di questo nuovo album, perché ovviamente il terzo album è sempre il più difficile (così si dice) e poi mantenere una linea stilistica così mirata diventa molto complicato con gli anni. Il mio primo impatto con questi singoli che hanno preceduto il nuovo album è stato un po' d amarezza: sembravano essersi persi in una sorta di bolla. Ma ragazzi, invece, che pacchia questo album! Si sente perfettamente la firma dei Jungle, anche per l'uso di questo coro dai richiami gospel, ma il profilo 100% disco è stato leggermente modificato per ricreare un mix attuale, nuovo e innovativo. È come se avessero portato gli anni '80 direttamente nel 2021, dando quella sferzata di energia di cui si aveva bisogno.

Bisogna notare come in tutto questo album ci siano migliaia di riferimenti interessanti. L'accompagnamento quasi orchestrale dà a tutti i singoli un'aura quasi alla Sanremo (chiedo venia, ma secondo me ci sta come riferimento).
Canzoni come All Of the Time riprendono un po' quella wave che si ispira al funk sfrenato e gli conferisce un profilo nostalgico, come ha fatto NEIL FRANCES con il capolavoro The Music Sounds Better With You. Arriviamo poi a sonorità simili a quelle di Amy Winehouse (io ci sento He Can Only Hold Her) in canzoni come Romeo, nonostante abbia un'aggiunta più street, grazie al featuring con Bas. Sempre sulle ritmiche street abbiamo Talk About It, che farebbe venire voglia di ballare a chiunque e tra l'altro mi ricorda la canzone RUN di John Bringwolves (biellese come me).
A metà album abbiamo singoli bellissimi come Bonnie Hill, che richiama Joss Stone e il calore delle sue canzoni. La sopra citata Talk About It che mi ricorda un po' i Kasabian, ma dà una serenità di vivere infinita. Con No Rules siamo di nuovo al primo album, che è facile accostare a singoli come Crumbler o The Heat. Totalmente cheesy music. Ci muoviamo poi con Truth in un mondo un po' più alla Franz Ferdinand. Questa canzone ha sonorità molto note ormai e si legge velocemente dove va a parare nel suo svilupparsi, ma rimane comunque super orecchiabile. What D'You Know About Me?invece è ufficialmente diventato il mio inno, ascoltatelo e basta.

Gli ultimi brani ci accompagnano verso la chiusura di questo album così immersivo. Just Fly, Don't Worry è la mia nuova canzone preferita del momento, perché mi dà quel groove molle che mi fa sentire come Flea dei Red Hot Chili Peppers. Goodbye My Love, wow, mi sa di domenica piovosa, ma credo che riuscirei ad ascoltarla sempre, nonostante la sua impronta melancolica. E poi chiudiamo con Can't Stop the Stars, che strizza l'occhio al singolo Save Room di John Legend, ma richiama anche tutta la scuola pop romantic-nostalgic degli anni '90 toccata però da una brezza di groove.
Non darò loro un 10 solamente perché credo che questo album sia leggermente più leggero del primo e del secondo. Comunque un'opera d'arte rimane e fin qui non abbiamo dubbi.
Ora vi lascio a queste ultime settimane estive e spero possiate trovare in questo album la gioia.