Muzz Muzz 5 giugno 2020
5.0

Allora, siamo tutti entusiasti che il caro Paul Banks (vedi frontman degli Interpol) è tornato sulla scena con un album debutto della sua nuova band? Beh, lo sapremo ascoltandolo. E io che l'ho già fatto per voi, beh, MEH. Ma non vi voglio spoilerare nulla, cioè si lo farò più avanti, ma nel frattempo iniziate a dargli un ascolto.

Innanzitutto, MUZZ è un trio di musicisti con ricca esperienza alle spalle e la loro collaborazione non è nata l'altro ieri, ma i componenti si conoscono da un bel po'. Tipo che Banks e Josh Kaufman (producer + polistrumentista) sono amici sin dall’adolescenza, avendo frequentato il liceo insieme. Cioè ma raga, ma vi immaginate Paul Banks come compagno di banco?

Ok, a parte questo, Paul e Josh conobbero successivamente Matt Barrick nei circoli musicali newyorkesi, tanto che Banks lo arruolò per i suoi progetti collaterali agli Interpol, ovvero RZA e Banks+Steelz (di quest'ultimo duo vi invito ad ascoltare Wild Season con il featuring di Florence <3). Ma non è finita qua! Banks e Kaufman collaborarono per il progetto solista di Paul, Julian Plenti e addirittura comprarono uno studio insieme a Philadelphia. IMPORTANTE è che tutti e tre hanno contribuito ai testi e hanno aiutato a dare forma alla voce dell'album - da notare che Banks ha sempre scritto i testi da solo, quindi siamo davvero di fronte ad una collaborazione totalizzante.

Bene, ora che sapete amori, intrighi e passioni, possiamo ascoltare l'album. Please, ascoltatelo mentre leggete l'articolo, così per far figo.

Inizio con una considerazione generale, l'album in generale non è brutto, ma mi ha lasciato letteralmente muzzy (confusa, stordita) perché sono rimasta abbastanza male del risultato finale e, per questo, mi sono scofanata un barattolo di nocciolata. Il problema è che questo album presenta tanti singoli che risultano molto orecchiabili, ma purtroppo non mi hanno lasciato molto. A livello di composizione sonora sono genuine e hanno uno stile molto anni '80 per certi versi, come già preannunciava la copertina sarà l'uso delle keys o la ripetizione dello stile da ballad malinconica. 

Gli amici del Tubo dissero che i primi tre singoli rilasciati, ovvero Red Western Sky, Broken Tambourine e Knuckleduster, richiamano i The National e come dargli torto. Questi tre singoli sono abbastanza su quello stile, ma credo che la voce dei due frontman sia così differente che possa essere quella l'unica chiave per distinguere i gruppi.

Comunque già dal singolo di apertura potrete sentire il mood che caratterizzerà tutto l'album in maniera prepotente. Bad Feeling, canzone che ha una delicatezza così vaporosa che la si sente dalle prime note.  A parte questo è un bel pezzo, molto relaxing, ma è abbastanza triste da farmi piangere sul latte versato (meno male che dura 2:38 minuti). Vorrei aggiungere che l'uso della voce femminile in questa canzone è l'elemento che ha salvato il tutto, perché Banks, nonostante abbia una voce affascinante, ha ripetuto sempre le solite quattro note. Cosa che farà in tutto l'album. Black Tambourine è un altro singolo simile a quello menzionato sopra, con la differenza che ammicca (senza farsi  vedere) a certe composizioni e armonie francesi degli anni 50.

Il tema melancolico e il mood triste è, come direbbe mia nonna, "come il prezzemolo, perché cresce ovunque". Anche se non ho mai visto così tanto prezzemolo in giro.

Ci sono momenti che si liberano dalla tristezza: Everything Like It Used To Be è il tipo di dolce canzone da William Byrd, senza rendergli troppa giustizia. In ogni caso, questa canzone mi fa proprio riflettere su come questo album voglia ambire ad essere di stile "classico", forse per il suo uso della raganella o del modo di consegnare la canzone al pubblico, con una pacatezza quasi anni 50. E alla quale accosterei How Many Days, ma con un qualcosa più sugli anni 70, tipo Neil Young. Un'altra canzone dall'elenco "tristi ma non troppo" è All Is Dead To Me. Nonostante sembri una presa in giro, è una canzone piuttosto potente, che dà proprio senso di desiderio. Knuckleduster ha una velocità più che dignitosa per rientrare nell'elenco menzionato prima, con un'aggraziata composizione che sfiora il folk da ballad. 

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FUN FACT: per cercare il nome  della raganella, che assolutamente ignoravo, ho dovuto googlare 13 volte cose come "instrument spinning around a stick"; "strumento musicale che gira"; "strumento che fa trrr".

Red Western Sky è secondo me la canzone più rappresentativa dell'album. In che senso? Intendo dire che il potenziale di questo trio è pressoché illimitato, ma solo se l'effetto "malinconico" viene contenuto e giostrato in maniera tale da non creare sconforto nell'ascoltatore. In ogni caso questo singolo ha proprio il mood americano, infatti me lo vedo già in un road trip nella Death Valley.

Purtroppo, dobbiamo anche contare le vittime di questo album che sono Patchouli Summer Love, che portano l'asticella molto più in giù di quanto mi aspettassi. Questo perché l'atmosfera generale è permeata da un misto tra piattezza e pesantezza che sarebbe risaltata se almeno due singoli fossero stati più movimentati.

Ma intanto chi sono io per giudicare?

Lancio un appello a Paul Banks, che è assiduo lettore di Noisyroad: Non interpolizzare la tua nuova band. Perché non è il massimo, okay? TVB.

Fatemi assolutamente sapere che ne pensate voi nei commenti o su Instagram o mandatemi un piccione!

 

PS: MUZZ ha pubblicato su Instagram (@muzztheband) molti post riguardanti temi sociali importantissimi, dalla sanità mentale al sostegno al movimento Black Lives Matter. Gesto più che doveroso, ma mai scontato.

Ah e comunque guardatevi il video qua sotto, a livello estetico è molto bello! In più si vede un Paul Banks con i capelli verdi, il che non guasta mai.

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