Last Night in the Bittersweet Paolo Nutini
7.9

Otto anni senza sfornare un disco non sono pochi. Nello specifico, sono ancora di più se questo lungo periodo di silenzio arriva da un’artista il cui nome è a noi fin troppo familiare: Paolo Nutini. Cantautore scozzese di origini italiane che, sin dagli inizi degli anni duemila, ci ha regalato non poche soddisfazioni.

Ma se d’altro canto il nostro Paolino non ha bisogno di presentazioni, il suo ultimo album direi di sì. Si intitola Last Night in the Bittersweet, un titolo che senza dubbio invoca i vecchi tempi. Come quelli che suonano nella potente spinta di Afterneath o nella cupa Radio, al cui sound viene automatico aggiungerci la desinenza -head.

L’apice del suo successo venne raggiunta a metà dello scorso decennio, con brani celebri quali Candy o Last Request. Sembrava infatti che avesse trovato la propria zona di comfort definitiva, legata a quelle melodie leggere ed orecchiabili frutto di dolcezza e ricolme di quotidianità. Stavolta, pur vestendo i panni di un classico artista la cui musica si basa principalmente sull'ausilio della sua straordinaria voce, Paolo volta le spalle al passato, dando ascolto a quella fastidioso verso nella sua testa il cui canto probabilmente suona con fai quello che ti piace.

Infatti, basta ascoltare le prime note di questo album per comprendere come siamo di fronte a qualcosa ti totalmente diverso da ciò a cui siamo stati abituati in passato. Sulla scia di due ballad pop sperimentali come il singolo Through the Echoes - il cui alto livello giunge alla grandezza di Johnny Cash - o alla più modesta Acid Eyes, si inserisce Stranded Words. Un interludio che cavalca i primi battiti dell’elettronica, aprendo le porte ad un vero e proprio rispolvero di rock ‘n roll. Quello che ci piace e che ci è sempre piaciuto, come il riff di Lose It, un intermezzo tra la sempreverde era dei Joy Division e l’aggressività dei Blur.

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Grandi ispirazioni, quelle di un artista che in quest’ultimo lavoro decide di rompere ogni schema o convenzione. L’unica regola è quella di fare buona musica, non curandosi di eventuali mescolanze tra generi o strumenti musicali. Un viaggio sentimentale, il cui apice è forse toccato dal palese omaggio a Nick Drake in brani come Everywhere e Abigail (“Maybe tomorrow is gold / Lord, wanna get happy / Before I get old”). Delle scintille di dolcezza ed eleganza che vengono di nuovo spazzate via con un certo stile, come dimostra l’uso sproporzionato della chitarra nella successiva Children of the Stars.

La sfumatura dream pop di Heart Filled Up inaugura un’altra ed ulteriore parentesi di questo disco: quella sofferente. Un’amarezza messa in atto non solo mediante le parole, ma anche con l’aiuto di atmosfere leggermente più cupe e profonde. Come le percussioni che accompagnano Shine A Light, nella quale è ancora acceso un velo di speranza. Trattasi di una luce percepibile anche nella successiva Desperation, un ritmato pezzo in cui Paolo sembra voler scambiare due chiacchiere con la sua parte più intima e contrastante.

"So Julianne, I hope that you might remember / 'Cause it comes to me so easily / The memories". Sono alcuni dei versi di Julianne, che narra uno degli addii più intensi degli ultimi tempi. Ed è un brano in cui emerge a pieno tutta la personalità del Nutini romantico: semplice, pulita e senza troppi fronzoli, con lo sguardo rivolto verso il basso e la delicatezza di un timbro che, almeno in questi casi, è da togliere il fiato. La stessa voce che veste bene - anzi, benissimo - anche i panni del jazz in Take Me Take Mine.

Dopo l'ascolto approfondito di un album della portata di Last Night in the Bittersweet, sarebbe superfluo lanciarsi in affermazioni legate alla maturità artistica di Paolo Nutini. Perché lui quella completezza l'aveva già ricercata e trovata da tempo, ma forse non si è mai sentito del tutto a suo agio prima di sperimentare nero su bianco solo ed esclusivamente la volontà di essere sé stesso. Quello che era un bambino prodigio ora è un uomo adulto che appende al chiodo la maschera dell'insicurezza - "And then I'll be a memory of your dodgy decisions / Your ex, your old sex, your old weathered tradition" dice nella conclusiva Writer - per calarsi in un volto più consapevole e risoluto: un'anima dai tanti colori, dalle mille voci che confluiscono in rock, post-punk, blues, creando un'epopea senza precedenti. Quella della vita.

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Paolo Nutini tornerà a deliziare l'estate italiana con ben otto appuntamenti live tra luglio e settembre 2022. Biglietti disponibili su Ticketone e Ticketmaster!