I Inside the Old Year Dying PJ Harvey
7.5

Sono stati sette anni di attesa interminabile, ma Polly Jean Harvey non si è mai fermata del tutto. Oltre ad aver contribuito alla colonna sonora di diversi show televisivi, nell’aprile del 2022 ha pubblicato il poema in versi Orlam. Non una semplice raccolta di poesie, ma un racconto epico ambientato nella West County inglese, regione sud-occidentale dell’Inghilterra dove l’artista è nata.
Il decimo album I Inside the Old Year Dying ha cominciato a prendere corpo nello stesso periodo ed è il frutto di una difficoltosa ricerca che PJ Harvey ha intrapreso insieme ai fidati collaboratori di sempre John Parish e Flood. Tre istituzioni del rock britannico per la produzione di un disco oscuro, intriso di folklore e misticismo.

PJ Harvey in studio 2023
Credits: Steve Gullick

L’opening Prayer at the Gate catapulta l’ascoltatore nel regno di Orlam. Il lento ritmo di batteria e il sottile tappeto di sintetizzatori costruiscono l’ambientazione e consentono alla voce intensa di PJ Harvey di introdurre la giovane protagonista Iris, una bambina di nove anni, e il fantasma del soldato Wyman-Elvis. Nella nebbia che domina il paesaggio si intrecciano vita e morte. Le brevi incursioni della chitarra elettrica sembrano stringere i nodi di tale legame, eppure la drammaticità è allentata dai do do do do che alleggeriscono il senso di inevitabilità.

Il suono diventa più corposo in Autumn Term, una delle canzoni più immediate, dove subentra il pianoforte. Chitarra e batteria assumono il ruolo di protagoniste, mentre il cantato di PJ Harvey viene sostenuto dalla seconda voce di John Parish. Il mood autunnale si sposa col racconto, così come le voci infantili che riempiono il finale. La comparsa del dialetto del Dorset diventa man mano sempre più frequente e contribuisce ad alimentare l’aura epica del racconto. Sono proprio le parole le principali portatrici di significato: come nella poesia, il senso non è mai univoco e i rimandi uniscono Shakespeare alla Bibbia, la natura al mondo ultraterreno. In Lwonesome Tonight è il Maundy Day, festività dedicata all’ultima cena, ed ecco che il fantasma Elvis recita i versi di Love Me Tender e Are You Lonesome Tonight? e Iris si chiede si interroga sulla sua natura divina. Elvis è definito The King, come Presley e Gesù.

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I Inside the Old Year Dying ha il sapore di un pellegrinaggio tra suono, tempo e spazio. Seem an I (espressione dialettale che sta per It seems to me) evoca i Doors e li fa danzare con trombone e clarinetto insieme alla protagonista che vaga sulle rive del fiume imaginario Riddle. Anche qui un nome emblematico delle domande senza risposta che affollano la mente di Iris. Segue The Nether-edge: il brano che più di ogni altro si lega all’immaginario folkloristico britannico, fin dalla filastrocca dialettale in apertura.

March 'ull sarch, Eäpril 'ull try
Mäy 'ull tell if you'll live or die

Marzo è una ricerca, aprile un tentativo, maggio dirà se sarà vita o morte. Il passaggio delle stagioni è scandito dalla linea di basso tracciata dalla tastiera che conduce dritti al finale shakespeariano sui versi dell’Amleto. Se fino a questo punto l’elettronica ha fatto solo qualche incursione, nella quasi a cappella All Souls. Loop station e sintetizzatori accompagnano il pianoforte e la voce di PJ Harvey in una marcia funerea che alterna momenti di terrore ad attimi di leggera malinconia. Una traccia che genera le stesse sensazioni degli horror storici di Robert Eggers.

PJ Harvey in studio 2023
Credits: Steve Gullick

La seconda parte dell’album è per certi versi quasi speculare alla prima. I testi si fanno meno criptici, le melodie più marcate e i suoni meno labirintici. Il primo singolo estratto A Child’s Question, August colpisce fin dal primo ascolto per la positività che trasmette il ritornello: torna ancora una volta Love Me Tender, ma stavolta la voce del soldato fantasma assume i connotati di quella dell’attore britannico Ben Whishaw. Elvis è un’idea astratta che, come in un romanzo di Haruki Murakami, unisce il mondo del reale a quello della fantasia: il cantante è un punto di riferimento per PJ Harvey allo stesso modo in cui lo spirito lo è per la piccola Iris.

La voce di Whishaw è presente anche nella successiva I inside the Old Year Dying: l’ultima canzone scritta e registrata che costituisce un collante strumentale e tematico perfetto per August. Sebbene agosto possa far pensare all’estate, qui è il simbolo del ritorno dell’autunno. La malinconia trasmessa dal cantato di PJ, abbinata agli arpeggi di elettrica, in qualche modo spiega il significato all’ascoltatore senza che questi debba ricorrere alla decifrazione del testo. La fine dell’infanzia e la perdita dell’innocenza vanno di pari passo con il ciclo delle stagioni.

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Il momento migliore del disco arriva nel finale con due canzoni molto diverse tra loro, ma che riassumono, almeno musicalmente, la direzione scelta. A Child’s Question, July è il brano più folk dell’album, quello dove il misticismo e la magia, da semplici suggestioni, diventano elementi primari. Le percussioni e i versi recitati dall’attore Colin Morgan dipingono una danza spirituale, le armonie della voce di PJ Harvey completano il quadro evocando figure diaboliche. A Noiseless Noise, come potrebbe suggerire il titolo, è la canzone più rumorosa del disco. Protagonisti sono gli accordi di chitarra elettrica della parte centrale, contornati da effetti distorsivi che generano un disturbo sonoro dal sapore quasi noise-rock. Il paesaggio naturale illuminato dalla luna fa da sfondo alla fine del peregrinare della protagonista. La voce sussurrata della cantante inglese scema insieme ad un arpeggio acustico, mentre aleggiano i versi di John Keats, che hanno ispirato il titolo del brano.

I Inside the Old Year Dying è più di un semplice disco, ma è la dimostrazione che esiste anche l’adattamento musicale oltre a quello cinematografico. La trasposizione delle sensazioni cupe e malinconiche è frutto di un lavoro meticoloso: il suono è tridimensionale e riesce a trasportare chi ascolta in un mondo epico, in un microcosmo a metà strada tra la realtà delle chitarre e dei fields recordings e la fantasia evocata dai versi e dagli elementi elettronici. La ricerca e le domande non riguardano solo la protagonista della storia, ma così come hanno reso più complesso ed eccitante il processo di scrittura per il trio Harvey, Parish e Flood, allo stesso modo abbandonano l’ascoltatore in una foresta di suoni e suggestioni di difficile interpretazione. La spazialità sonora non consente l’utilizzo dell’aggettivo “labirintico”, anzi il sentiero è ben tracciato. È la nebbia a ostacolare la vista e l’ascolto, bisogna avere pazienza e far abituare pupille e orecchie.

PJ Harvey in studio 2023
Credits: Steve Gullick