Clouds In The Sky They Will Always Be There For Me Porridge Radio
7.0

Inutile girarci attorno, Clouds In The Sky They Will Always Be There For Me è un disco che si insinua sotto la pelle come un'ombra tenace, un'emozione persistente che non accenna a svanire. Dana Margolin e i suoi Porridge Radio tornano, a distanza di due anni da Waterslide, Diving Board, Ladder to the Sky con un lavoro maturo, introspettivo, che scava a fondo nelle profondità dell'anima e ne estrae un'intensità che lascia senza fiato.

L'album si presenta come un lungo viaggio introspettivo, un diario sonoro che racconta di amori tormentati, delusioni, speranze e paure. La voce di Dana, potente e fragile al tempo stesso, è protagonista indiscussa e riesce a trasportare l'ascoltatore in un flusso di coscienza che si svela attraverso testi poetici e melodiche linee vocali. La sua scrittura, sempre più raffinata, riesce a catturare la complessità delle emozioni umane, a farci sentire meno soli nella nostra fragilità.

Porridge Radio
Porridge Radio | Credits: Steve Gullick

L'album si apre con Anybody, traccia che inizia con una melodia calma e dolce ma che gradualmente si trasforma in un'esplosione di emozioni, rappresentando perfettamente il carattere volubile del gruppo.

Le successive A Hole In The Ground e Lavender, Raspberries continuano sulla strada tracciata con la seconda che cresce sempre più ogni istante che passa fino ad arrivare ad un'esplosione musicale dove le tastiere di Georgie Stott e la batteria di Sam Yardley accompagnano la frontwoman in una performance vocale carica d'intensità.

Nonostante il ritmo lento della parte iniziale del brano anche God of Everything Else è un pezzo che tocca vette di intensità emotiva notevoli con un crescendo che culmina in un climax di chitarre e voce. Da canzoni come questa si riesce a cogliere la raffinatezza della produzione di questo album, nelle mani di Dom Monks (Big Thief, Nick Cave e Laura Marling) si intrecciano arrangiamenti adornati da sintetizzatori e pianoforti solitari ad esplosioni sonore travolgenti. In questo senso la sopracitata God Of Everything Else è un esempio perfetto di questa dualità, combinando un senso di grandiosità con un groove minimalista post-punk.

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Si continua con Sleeptalker, una ballata sognante, una ninna nanna per adulti che cercano conforto in un mondo caotico, mentre You Will Come Home è un brano più sperimentale, che gioca con atmosfere ambient e ritmiche ipnotiche.

Piano piano il quadro inizia a prendere forma, musicalmente il disco è un melting pot di generi, che spazia dal post-punk al dream pop, passando per il rock alternativo. Le chitarre creano atmosfere dense e claustrofobiche, mentre le tastiere e i fiati aggiungono tocchi di malinconia e romanticismo. La ritmica, pulita e precisa, sostiene il tutto con un'energia costante, creando un contrasto affascinante con la fragilità delle melodie.

Un organo che ricorda molto le canzoni di chiesa tipicamente americane, che sicuramente abbiamo ascoltato in qualche serie tv, apre il brano Wednesday. Un racconto agrodolce sullo scorrere del tempo, rappresentato dal cambio delle stagioni e dalla natura che si plasma, dal cinguettio degli uccelli alla leggera pioggia tipicamente autunnale. La batteria ricorda molto una marcia, quasi funebre, mentre la voce si mescola perfettamente con i fiati.

Si arriva così ad è uno dei momenti clou di questo album con il brano In A Dream I'm A Painting, un piccolo capolavoro indie che inizia con un collage sonoro astratto e si sviluppa in un crescendo travolgente per poi sfumare in una riflessione sul dualismo felicità e tristezza:

Nothing makes me sad now, nothing makes me sad now
Everything makes me happy
And nothing makes me sad now
And in a dream I'm a painting (Nothing makes me sad now)
Looking at you (Everything makes me happy)
Looking at me
In a dream I'm forgetting (Nothing makes me sad now, nothing makes me sad now)
Where I'm supposed to be (And everything makes me happy)

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Porridge Radio

La successiva I Got Lost si apre con un arrangiamento semplice, quasi spartano, che lascia spazio alla voce tormentata di Dana ed ai suoi testi, ripetitivi ma mai monotoni che evocano un senso di smarrimento e solitudine per l'intera canzone. La ripetizione nella struttura lirica diventa un mantra, una confessione dolorosa che la frontwoman condivide con chi ascolta.

Manca poco al termine di questo lungo viaggio musicale ma c'è ancora tempo per gli ultimi due brani. Pieces of Heaven con il suo groove di batteria soave e leggiadro che va a braccetto ad una tastiera talmente delicata da sembrare quasi eterea. Ancora una volta la voce intensa di Dana la fa da padrona, complice anche il suo songwriting che ormai non smette più di stupire. Ogni verso sembra un frammento di una confessione personale, un pezzo di un puzzle emotivo che l'ascoltatore è invitato a ricomporre.

Non capita spesso che il singolo di lancio di un album sia la traccia di chiusura dello stesso, come invece succede con Sick of the Blues, che mette la parola fine a questo viaggio. La felicità prende il posto della malinconia che ci ha accompagnato finora, impacchettando un brano in perfetto stile Porridge Radio con un ritornello che si infrange contro un muro di chitarre distorte e fiati.

Porridge Radio
Porridge Radio | Credits: Steve Gullick

In conclusione Clouds In The Sky They Will Always Be There For Me è un album che non solo rappresenta un passo avanti nella carriera della band, consolidandone lo status di forza trainante nell'indie rock contemporaneo, ma offre anche un viaggio emotivo intenso e coinvolgente.

Rispetto ai lavori precedenti mostra una band in continua evoluzione che sperimenta nuovi suoni, introducendo elementi più melodici e orecchiabili, senza però rinunciare alla sua identità sonora. C'è un perfetto equilibrio tra la caratteristica ruvidità dei Porridge Radio e una nuova maturità compositiva.

È un disco complesso e stratificato, che richiede un ascolto attivo e attento ma la ricompensa è grande: un'esperienza musicale intensa e coinvolgente, capace di far riflettere e di emozionare.

Porridge Radio
Porridge Radio | Credits: Steve Gullick