Ce ne hanno messo di tempo ma finalmente dopo tre anni e quattro EP i Sea Girls hanno pubblicato il loro primo album. Accostata fin dagli esordi ai Killers, la band inglese pur affondando le proprie radici nei caratteri tipici dell’indie rock strizza fortemente l’occhio al pop ed è ormai uno dei prospetti più interessanti nel panorama inglese. Con canzoni dalla struttura classica che sfociano spesso in un ritornello esplosivo da stadio, i Sea Girls sono candidati ormai da un po' a rappresentare uno degli esempi maggiori dell'evoluzione contemporanea del britpop.
Le quattordici tracce di Open Up Your Head, molte delle quali già note, rappresentano la chiusura di un cerchio e testimoniano l’avvento di una nuova fase già iniziata alla fine del 2019 con la firma del contratto discografico con la Polydor Records. Tra queste non poteva mancare Call Me Out che li ha fatti conoscere in patria, né tantomeno Damage Done, singolo con il quale li ha scoperti il pubblico italiano. Come la maggior parte dei brani dell’album, le canzoni sono frutto delle esperienze personali del cantante Henry Camamile che racconta dei suoi problemi di salute mentale, delle dipendenze e di amori finiti male, spesso rivolgendosi alle dirette interessate.
You're not the inspiration
You're not the reason for this song
If you want an explanation
The damage is, damage is done
Le prime tracce dell’album, a partire dall’opening Transplant, fanno tutte riferimento alla difficoltà di superare la delusione di un amore non più corrisposto: «Till your heart changed, mine stayed the same / Whatever happened to your heart didn't happen to mine». Sono numerosi i riferimenti autobiografici come in All I Want to Hear You Say, canzone scritta dal frontman poco dopo il grave incidente alla testa che gli ha causato una commozione cerebrale, dove si parla della fine di una relazione con un’attrice.

L’evento traumatico vissuto da Henry ha ispirato gran parte dei brani, in particolare Do You Really Wanna Know? e Ready for More. La prima delle due è la traccia più breve dell’album, sfortunatamente, perché è anche una delle migliori soprattutto nel coniugare il testo introspettivo e malinconico con il sentimento di speranza trasmesso dalla musica. Il groove del basso conduce infatti a un ritornello in cui spiccano le note del synth che conferiscono al brano persino una vena estiva inaspettata, dato il mood depresso delle parole.

In un’intervista per Dork Henry ha parlato dell’influenza importantissima di Kurt Cobain nella scrittura dei testi nel periodo successivo all’incidente, tuttavia da un punto di vista musicale, al di là della già citata band capitanata da Brandon Flowers, i Sea Girls devono molto ai Kings of Leon di Because of the Times e Only by the Night, nello specifico per quanto riguarda la coppia di canzoni Violet e Shake. Se la prima era già nota ai più in quanto pubblicata l’anno scorso, nel secondo caso ci si trova di fronte ad un vero e proprio inedito. Shake è il pezzo più rock dell’intero album, il suono rude del basso ed il riff di chitarra di Rory Young nel ritornello la fanno da padrone e questa volta non è lasciato spazio ad alcuna interferenza elettronica. Le parole descrivono la crisi post-commotiva che ha condizionato la vita del cantante dopo l’incidente e la conseguente incapacità di dare un significato alle nuove sensazioni.
I'm all alone
And I just can't shake the feeling
Shake

Uno dei fattori principali che hanno spinto le etichette a interessarsi ai Sea Girls è stata sicuramente la loro attitudine esplosiva sul palco in occasione dei live, tant’è che la band inglese prima della pubblicazione di questo album d’esordio aveva già all’attivo un tour europeo (sono stati anche al Circolo Magnolia di Milano lo scorso febbraio) e numerose presenze in vari festival. Il continuo destreggiarsi tra il rock anthem da stadio ed il pop diventa un carattere preponderante nella parte centrale del disco. Si inizia con Closer, uno dei migliori brani pubblicati dalla band nell’arco degli ultimi tre anni, inamovibile da qualsiasi setlist soprattutto per l’energia e il suono corposo della doppia chitarra, che qui è suonata anche da Henry. Molto interessante è anche in questo caso l’inserimento del synth nel bridge finale.
La traccia successiva è solo apparentemente inedita in quanto, pur non comparendo in nessuno degli Ep, era già stata suonata qualche volta dal vivo. Forever è una delle canzoni più convincenti di Open Up Your Head ed insieme alla precedente conferisce qui una spinta emotiva energetica alla tracklist. Weight in Gold, l’ottava traccia che conclude idealmente questa sezione dell’album, rappresenta il manifesto tematico dell’intero disco, a partire dal primo verso: «Kill the past, forget the future / It don't matter if the engine dies». La metafora del viaggio in auto, sfruttata abitualmente in ambito letterario come correlativo oggettivo della vita e del cambiamento personale, è utilizzata in una rivisitazione della filosofia oraziana del carpe diem: concentrarsi sul momento presente, senza farsi condizionare in maniera eccessiva dal passato e dall’imprevedibilità del futuro.

I Sea Girls rimangono nella loro comfort zone per la quasi totalità delle tracce, a eccezione della ballata piano e voce You Over Anyone, che anticipa la chiusura dell'album e rappresenta il momento più intimo del disco. Moving On, ultimo brano e anche il più deliberatamente pop e catchy, è un ulteriore tentativo di sperimentazione nel quale emergono anche influenze dal funky. Come suggerisce il titolo è tempo di lasciare il passato alle spalle, coscienti che ogni esperienza vissuta ha in qualche modo contribuito alla crescita personale e influenzerà il futuro. Viene così riassunto il significato ultimo del disco, quella volontà di aprire la testa per far uscire l’indesiderato e permettere l’ingresso all’ignoto.
Nonostante i brani siano stati scritti (e nella maggior parte dei casi anche pubblicati) nell’arco di tre anni, rimangono costanti nel loro stile e offrono nel complesso un resoconto musicale accattivante del tragitto personale compiuto da Henry Camamile. Questo album d’esordio rappresenta il raggiungimento di un traguardo e paradossalmente, pur essendo il primo disco, dà l’idea di essere la conclusione di un percorso e l’inizio di una nuova stagione per la band che, chiusi i conti in sospeso col passato, si prepara ad abbracciare il presente. I testi introspettivi ed i sentimenti malinconici si abbinano perfettamente al momento storico odierno, tuttavia non mascherano totalmente il fatto che gran parte dell’album sia stata scritta precedentemente. Ascoltando i ritornelli esplosivi cresce la voglia di live ed è inevitabile lasciarsi cullare dall’immaginazione e da pensieri del tipo questa canzone non vedo l’ora di ascoltarla dal vivo cantandola a squarciagola. In fin dei conti è uno degli scopi essenziali della musica pop, qui in vesti rockeggianti, quello di unire e divertire, perciò in questo contesto il tutto risulta estremamente godibile nella propria immediatezza.
Per chiunque segua i Sea Girls fin dall’esordio, ad un primo ascolto Open Up Your Head potrebbe suscitare la sensazione di trovarsi di fronte ad una raccolta di singoli, un Greatest Hits con alcuni inediti. Tuttavia la scelta e l’organizzazione della tracklist riescono in parte a conferire un carattere omogeneo all’album che tutto sommato diverte e sembra perfetto per un viaggio estivo in macchina con gli amici. Se di chiusura del cerchio si sta parlando è però impossibile non notare delle assenze illustri, sono diverse le canzoni pubblicate nei quattro EP che a mio avviso sono state tralasciate colpevolmente: su tutte Open Up Your Head che dà persino il titolo all'intero album tracciandone il sentiero interpretativo, Favourite Colour, Too Much Fun e Daisy Daisy, che avrebbe potuto rappresentare un'ulteriore variazione stilistica. Invito caldamente chiunque non le conosca a recuperarle, non rimarrete di certo delusi.
I Sea Girls hanno in programma un tour nel Regno Unito a partire da metà novembre, al quale si spera faranno seguito delle date nel resto d’Europa e in Italia.