From The Pyre The Last Dinner Party
7.8

Quando giusto un anno fa le Last Dinner Party hanno annunciato un altro giro di giostra per l’ennesimo tour di presentazione del loro primo album Prelude to Ecstasy (che sembrava non finire mai) tra i loro fan più accaniti cominciò a serpeggiare un malcontento che era quello tipico di chi ha paura che i propri idoli siano spremuti all’infinito da promoter e casa discografica per far circolare al massimo il loro primo lavoro. Era così accaduto che a novembre 2024, a pochi giorni da questo mini tour europeo che prevedeva anche una data in quel di Parma, il gruppo britannico aveva deciso di cancellare tutti i concerti in programma. Alcuni avevano già gridato al tanto agognato riposo, altri ad una separazione ma a quanto pare le cinque erano più che mai vicine e prese dalla registrazione di quello che sarebbe poi diventato From The Pyre, il loro secondo album. 

the last dinner party recensione from the pyre
The Last Dinner Party | (c) Laura Marie Cieplik

Partiamo da un assunto: Prelude to Ecstasy è stato un piccolo capolavoro. Un disco composto praticamente da dodici singoli, nei quali Abigail, Aurora, Emily, Georgia e Lizzie sfoderavano anni di studio e capacità melodiche imparate, in parte, al King’s College di Londra e in buona (altra) parte da un talento naturale che, a quanto pare, non si può insegnare. Nei giorni subito successivi all’uscita, avevano messo sotto al tappeto una quantità insormontabile di accuse di industry plant, che già circolavano negli ambienti specializzati fin dalla loro galeotta apertura agli Stones a Hyde Park nel 2023. Col senno di poi, allora, pare che Nothing Matters fosse tutta farina del loro sacco e la prova con From The Pyre era anche questa: provare a ricacciare indietro i detrattori, forse una volta per tutte. E ci sono riuscite con ampio merito.

From The Pyre è un disco apocalittico, con suoni che si potrebbero trovare nella pause tra una sacra lettura e un salmo all’interno di una chiesa anglicana. Il tatuaggio sull’avambraccio sinistro di Abigail Morris ne è una diretta conseguenza, se non un preludio: un agnello che porta con sé il fardello di una croce. Ed è anche così che inizia l’album: Agnus Dei

Lamb of God
Or did I spell it wrong?

In questo senso, i riferimenti biblici si miscelano assieme ad un altro dei temi più cari all’interno di quest’ultima fatica: l’erotismo della fama. Le frasi più intense, quelle che restano più impresse alla fine di un ascolto attento del disco sono quelle che diresti allo stesso tempo durante una funzione liturgica o alla persona amata. È su questo doppio senso che si gioca tutta la partita. Già l’estetica, di per sé, dell’insegna a led con su scritto From The Pyre che ha accompagnato la band nei loro concerti di presentazione del disco è simile alle tipiche luci al neon dei bar di una New York di fine anni Cinquanta, mentre “il rogo funebre”, ancora una volta, ci riporta ai temi più sacri, come quello del sacrificio. 

Addirittura in un pezzo come Count The Ways non mancano nemmeno riferimenti alla più alta letteratura, con un Kafka in primo piano:

If you twist the knife right
I will twist the knife left

Si tratta di una citazione, ribaltata, tratta dalle Lettere a Milena dello scrittore boemo.

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Dal punto di vista melodico, quello che più colpisce è l’uso spasmodico del pianoforte e di sezioni ritmiche che non ricercano più soltanto l’easy listening ma una costruzione decisamente più matura. In questo processo, le Last Dinner Party non si snaturano, non si tradiscono. Si tratta di un'evoluzione importante, perché fanno passare il messaggio che questa sia stata probabilmente l’operazione più delicata, portata a termine soltanto un anno e mezzo dopo il precedente lavoro.

Se un brano come Second Best cresce ad ogni ascolto, in un modo simile a come succedeva con Caesar on a TV Screen, con la polifonia di voci che aumenta il contrasto della tematica amorosa trattata, è con This is the Killer Speaking che si raggiunge un importante apice. Si narra la storia di un amore violento che ha immediata presa sull'ascoltatore. Il killer, tanto cantato con euforia nel ritornello, è probabilmente un riferimento a Chantilly Lace di Jerry Lee Lewis. Se in quest’ultimo brano Lewis descrive un giovane che flirta con la sua ragazza al telefono ed elenca le cose che gli piacciono di lei:

Hello, you good-lookin’ thing, you!
Yeah, huh?
Now, this is the Killer speaking

nel pezzo delle Last Dinner Party a parlare è proprio una killer-girl:

Good morning, good looking!
This is the killer speaking

C'è una certa ironia nel ritornello:

Here comes the killer! (Here comes the killer!)
Ah-ah-ah-ah-ah-ah!
Ah-ah-ah-ah-ah!

Hеre comes your girl!

“La tua ragazza” in questo contesto non è sinonimo di possesso maschile, bensì ribalta le aspettative e diventa una donna pericolosa. È forse qui che, idealmente, continua la Feminine Urge del precedente lavoro, in questa relazione dove lui non si era reso conto del potere femminile e guardava lei soltanto come la “sua” ragazza.

Sull’importanza della figura femminile c’è Woman Is a Tree, forse non la più ispirata del lavoro ma con un portato testuale non indifferente. Similmente rispetto a quanto accadeva in Gjuha, in I Hold Your Anger Abigail lascia la scena ad Aurora, che non ha la stessa presenza e stabilità vocale della frontwoman, ma offre un importante stacco con quello che avverrà successivamente nel disco. Perché l’intimismo si fa incredibilmente preponderante e si arriva a due canzoni dal capolinea che si fa largo nella mente dell’ascoltatore che, probabilmente, qualcosa, a questo disco, manchi. Si torna in carreggiata, in effetti, con The Scythe, che arriva al momento giusto. Musicalmente è forse il peak raggiunto dalle Last Dinner Party post Prelude to Ecstasy e rappresenta anche, probabilmente, la chiusura di un percorso iniziato con Burn Alive, che invece apriva il precedente disco.

Tutto il disco è anche percorso da un travagliato legame con le forze della natura, che rappresentano le emozioni pure, il potere immenso e il conforto che si trovano all'interno di qualcosa di grande e invulnerabile, come può essere l’amore descritto in svariate salse. Questo viaggio si traduce con tracce forse troppo ridondanti (Inferno, su tutte) ma anche con interessanti strizzate d'occhio al mondo goth (Rifle) che potrebbero dare un’idea su cosa potrebbero essere le Last Dinner Party del prossimo futuro.

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The Last Dinner Party | (c) Cal McIntyre

Ad ogni modo, lo scoglio del tanto agognato secondo album sembra essere stato superato agevolmente. La nave sulla quale viaggiano le cinque sembra avere il vento in poppa. A dimostrazione di questo, anche un tour che si prospetta sold out in molte delle città che toccheranno, dove la Last Dinner Party mania sembra aver raggiunto già il proprio apice. La domanda è se sapranno gestire questo importante carico, dal momento che girano il mondo, instancabili, dall’inizio dell’anno scorso.