13 febbraio 2018

Perle Nascoste #11 - Dall'India alla fine del mondo passando per San Junipero

Freedom Baby - When We Go

Ci avviciniamo a S. Valentino, e allora partiamo con i Freedom Baby, un duo chamber pop formato da Eric e Brianna, due fidanzati provenienti da Toronto. I due hanno fatto parte di altre band in passato, e si sono conosciuti nel 2013 ad un evento in cui i loro due gruppi hanno suonato live. Quattro anni dopo è nato il progetto Freedom Baby, con la pubblicazione del loro singolo di debutto (Video Daydream).

Qualche giorno fa è uscito When We Go, singolo che precede l’EP How We’ll Grow che uscirà il 9 marzo. Sin dalle prime note, il pezzo crea un’atmosfera magica: l’ukulele apre le danze prima di essere raggiunto dalla tromba; un intro che ricorda i Beirut. E prima che sia passato un minuto, si inseriscono le voci, quella di Brianna in primo piano semplicemente impeccabile, con il supporto di Eric in sottofondo.

Sarebbe già una canzone deliziosa così, ma intorno al secondo minuto la traccia cambia volto, e tra batteria e violini crea un build-up emozionante, che cresce e ha un che di Arcade Fire e Mumford and Sons. Il significato della canzone è spiegato dal duo così:

La canzone è un’ode alla morte; rappresenta sia l’accettazione della perdita dei tuoi cari, sia un’interrogazione speranzosa sui concetti di reincarnazione e di esistenza dopo la morte fisica. Volevamo che gli strumenti trasmettessero questo tipo di emozione

Dando un'occhiata ai social e a Spotify, la band sembra ancora piuttosto sconosciuta, ma sono sicuro che per loro le cose cambieranno presto.

 

Blue Cast Catalyst - Passenger Pigeon

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Blue Cast Catalyst è un gruppo di New York ed è formato dal compositore psych-pop Adam Trull e una rosa di artisti che si alternano.

Partito come un side-project mentre suonava in una band roots-raggae, Blue Cast Catalyst è diventato il progetto principale per Trull dopo essersi trasferito a New York nel 2009.

Dopo aver pubblicato il suo primo album (As Bright As Day) nel 2011, una biografia di Brian Wilson lo ha portato a studiare per mesi i Beach Boys, i Beatles, Panda Bear e Animal Collective, che lo hanno ispirato per il secondogenito Socrates Sculpture, pubblicato nel 2014.

Le stesse influenze, unite a un forte vibe Fleet Foxes, si possono sentire in Passenger Pigeon, singolo che anticipa l’album Cubist Collar in uscita il 2 marzo. La canzone prende il titolo dal nome da una specie di uccello che è stata cacciata estensivamente dagli uomini fino all’estinzione, e vuole discutere la pazzia dell’uomo che - come specie - si comporta come un elefante in un negozio di porcellane nei confronti dell’ecosistema.

Nella traccia le tre voci diverse si bilanciano in armonia, mentre i synth e le percussioni in sottofondo donano una sensazione di inquietudine; l’energia sale a dismisura con il proseguire dei minuti e il risultato è un pezzo che ha un sapore epico, e potrebbe fare benissimo da soundtrack per la fine del mondo.

 

Waiting For Smith - Monkeys in My Head

Waiting For Smith è una band formata da Harry Wallace (voce, tastiera, chitarra), Carl Holt (ex bassista di Tom Jones) e Tim Hilsdon (batteria). Quest’ultimo è il sostituto del primo batterista della band, Smith, che spariva costantemente - da qui il nome del gruppo.

I Waiting for Smith si ispirano a varie band, The National, Bowie, Leonard Cohem ma anche A Tribe Called Quest. Questo mix eclettico si può sentire nella loro musica, che viaggia al confine tra generi diversi. Il progetto è giovanissimo, con un singolo pubblicato l’anno scorso e un EP di debutto in arrivo questa primavera, di cui farà parte Monkeys in My Head.

La traccia ha un groove pazzesco, e sin dal primo momento ti fa venir voglia di muovere la testa a tempo; in un misto tra indie-folk e tocchi di pop. La voce del cantante ha un timbro pieno di carattere, ed è supportata dalla linea di basso e da voci di sottofondo che moltiplicano le armonie, e conducono ad un ritornello tanto semplice quanto catchy.

Il significato del pezzo è spiegato così da Harry:

Tutti abbiamo una voce in testa, e a volte può sembrare una radio che trasmette costantemente rabbia, ansia e paura, e che cerca di fermarci dal raggiungere il nostro potenziale. Il trucco che mi hanno insegnato è quello di immaginare questa voce negativa come una scimmia che vive nella mia testa, e la canzone riguarda il non permettere alla scimmia di avere la meglio su di me.

La bio della band recita “Once heard, never forgotten. Catch them now while they’re cheap (and cheerful)” e non posso che sottoscrivere: sono sicuro che la canzone mi rimarrà in testa per tutta la giornata, e in attesa di nuova musica, premo Follow su Spotify.

 

 

Hibou - Junipero Love

Hibou è il progetto da solista di Peter Michel, ex batterista live dei Craft Spells, proveniente da Seattle. Nato nel 2013, Michel ha pubblicato finora un EP (Dunes, 2013) e un album (Hibou, 2015) che ha avuto discreto successo. A tre anni di distanza l’artista è in procinto di pubblicare Something Familiar, album che uscirà il 2 marzo.

Junipero Love è il secondo singolo estratto dal disco, ed è ispirato (come avrai potuto intuire dal titolo) dal celeberrimo episodio della terza stagione di Black Mirror “San Junipero”.

Il contrasto tra i due mondi raffigurato nell’episodio mi ha colpito molto e mi ci sono immedesimato, spesso mi sento combattuto tra uno stato cosciente e la perdita dei miei ricordi e della mia persona

ha spiegato Michel, la cui battaglia con ansia e depersonalizzazione ha giocato un ruolo importante nel nuovo album.

Junipero Love parte con un synth che viene presto raggiunto dalle chitarre shoegaze e la voce pacata di Michel. Il pezzo prende vita con il ritornello molto orecchiabile, supportato dai riff. Il risultato è un misto tra shoegaze e dream-pop, con qualche tocco di synth che amplia l’atmosfera da tramonto in riva al mare.

 

Yon Ort - What You Feel

Yon Ort è il nome del progetto di Eric Wilson, polistrumentista e cantautore.
Cresciuto in Kentucky, si è trasferito a Nashville nel 2005 dove ha pubblicato il suo primo EP. Dopo anni di alti e bassi nel 2012 ha fondato la band Wild Club in cui ha suonato synth e tastiere, aprendo live a band come Vampire Weekend e The 1975.

Tre anni dopo ha lasciato la band per lanciare il suo progetto da solista, Yon Ort appunto: What You Feel è il suo primo singolo in assoluto, e ha anticipato l’EP Yon Ort uscito recentemente.

Il singolo è un pezzo down-tempo, trascinato dal basso iniziale ed amplificato dal synth pieno di reverb che fa molto Tame Impala. La traccia prosegue e prende corpo tra la chitarra e le voci che si sovrappongono, sempre con l’aiuto di qualche sintetizzatore che spezza la monotonia e dona quel tocco psych al tutto. Una traccia apparentemente semplice ma molto ben composta e prodotta, e ascoltando il resto dell’EP non posso che confermare la qualità di Yon Ort.

 

The Earflower Experiment - Pass(h)erby

https://soundcloud.com/theearflowerexperiment/passherby

Una ventata di aria fresca in questa rubrica, con un artista proveniente da una nazione mai trattata: l’India.
The Earflower Experiment è Astaaq Ahmed, polistrumentista proveniente da Nuova Delhi. Pass(h)erby è la sua prima traccia in assoluto, ed anticipa l’EP di debutto The Anectode che uscirà il 23 febbraio.

Riguardo il significato dietro alla canzone, Astaaq spiega:

Volevo rappresentare questo contrasto tra la tua vita e il mondo che ti circonda; quando vivi un momento difficile il resto del mondo continua, non si ferma solo per te. Ti fa riflettere su quanto siano insignificanti siano i tuoi dolori quando visti da fuori, in proporzione a tutto ciò che succede nel mondo.

Il pezzo è completamente strumentale, e dopo un inizio ipnotico ti fa immergere in una melodia quasi da carillon, con nuovi suoni e strumenti che appaiono pian piano nel pezzo, tra il basso e gli uccellini che cantano in sottofondo.
Una traccia rilassante perfetta per una giornata di sole primaverile.